Farsa e tragedia: la non-legge sul negazionismo
Da lindro.it
Atto I Lunedì 9 febbraio il Parlamento approva il progetto di Legge 54. La stampa -quasi tutta- la presenta come se fosse la legge antinegazionista attesa dagli oltranzisti della comunità ebraica italiana almeno dal 2007, l’anno del ddl Mastella respinto da centinaia di intellettuali e docenti universitari italiani. E l’anno di Faurisson a Teramo. Spesso, i toni sono ‘storici’, anche se qualcuno scrive che nel progetto il negazionismo non è contemplato come reato. Qual è la verità? Il progetto di legge non è invero una legge, ma la riforma di un’altra legge, la Mancino del giugno 1993, elaborato dall’allora Ministro degli interni dopo che si era beccato un attacco frontale da parte della allora Presidente della Comunità romana, Tullia Zevi, per aver osato parlare della solita 'lobby' a proposito del carro armato mediatico-giudiziario di Tangentopoli. Nei fatti: la riforma riguarda il solo art. 3 della 205/93, in due punti: l’inserimento di un «pubblicamente» tra «istiga» e «a commettere», e l’aggiunta di un comma che recita: «per i fatti di cui al comma …. (si tratta dell’incitazione all’odio razziale) la pena è aumentata se la propaganda, la pubblica istigazione e il pubblico incitamento si fondano tutte o in parte sulla negazione della Shoah, ovvero dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra quali definiti negli articoli 6, 7, 8 dello Statuto della Corte Penale Internazionale ratificato ai sensi della legge 12 luglio 1999,n. 232». Infine, una riduzione della pena dell’art. 414 del Codice penale, quello sull’ istigazione a delinquere, che passa dal massimo di 5 a 3 anni.
Atto II Il venerdì successivo l’Università di Roma III e il Centro culturale francese negano lo spazio già garantito per una conferenza dello storico israeliano, docente in Inghilterra, Ilan Pappé. C’è una relazione tra i due fatti? No e sì: no, perché la riforma della Mancino e dell’art. 414 CP non è ancora entrata in vigore, il progetto di legge 54 deve passare infatti alla Camera; sì, perché la notizia del progetto di legge (ma anche le pressioni dei dirigenti della Comunità ebraica e dell’Ambasciata israeliana a Roma, come ha denunciato lo stesso Pappé sulla rete) genera more solito una situazione di panico, una paura ‘preventiva’ di essere accusati di negazionismo e antisemitismo. Sul piano formale, dunque, si potrà discutere dei risvolti di questo o quel cambiamento del testo, per capire se c’è una svolta repressiva e fino ma che punto arrivi, fatte salve peraltro le interpretazioni della Magistratura nell’esercizio dell’azione penale. Da un punto di vista sostanziale, il successo dei censori della storia e sostenitori della connessa verità per legge, c’è stato: introdurre le parole «negazione» e «Shoah», assolutamente vaghe dal punto di vista delle articolazioni evenemenziali che interessano lo studio della storia, costituisce un precedente passibile di diventare pericoloso se il caso viene istruito e seguito da un magistrato fazioso o debole.
Atto III, da venire Come reagirà la comunità degli studiosi, come reagiranno i liberali veri e i cittadini, a questa nuova normazione varata dal Senato? Due sono le possibili ipotesi: alcuni faranno finta di nulla, assumendo come centrale in questa partita della libertà la dimensione mediatica psicologica di cui al caso Pappe di questi giorni: più se ne parla in toni allarmati, e peggio è. La seconda ipotesi è più guardinga, ma anche più difficile: ci si dovrebbe chiedere quando si porrà fine alla arrogante pretesa di pochi a imporre la verità storica per legge, e peraltro ponendo su piani diversi le sofferenze e le stragi di ebrei e quelle dei giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. E si dovrà, prima o poi, trovare la forza e il coraggio di dire no a questa continua violenza -quanto meno psicologica-, in una fase storica, peraltro, in cui l’'industria dell’Olocausto' continua a essere funzionale a una politica assa poco distensiva (è un eufenismo) dello Stato di Israele, lo Stato che appena 7, 8 mesi fa ha ucciso in pochi giorni 2.000 civili palestinesi, compresi donne e bambini; in una fase in cui l’intera accademia italiana è sottoposta al ‘nuovo’ vaglio critico -foriero di avanzamenti ma anche blocchi e recessioni nella carriera- da parte di due banche dati private e straniere: una americama e una israeliana. Uno scandalo a cui nessuno si oppone veramente, neppure i bravi e tenaci colleghi di www.Roars.it
Fonte: lindro.it
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