Vi siete mai chiesto cosa c'è dietro il vostro smartphone?
Di Matteo Vitiello - buenobuonogood.com
Coltan e cassiterite. La maggiorparte di voi non sa neanche cosa siano, sebbene li abbiate ogni giorno tra le mani. Sono due minerali, utilizzati per costruire i componenti elettronici di cellulari e computer, che si estraggono nelle miniere del Congo. Sono i cosiddette “minerali conflittivi”, perché le mine dove si estraggono sono gestite dai membri del FDLR (Forces Démocratiques pour la Libération du Rwanda), riconosciuto come uno dei più violenti e sanguinari gruppi di combattenti africani.
In questo articolo vi presento come noi, comprando a fior di quattrini l’ultimo modello di iPhone o di qualsiasi altro smartphone o computer, finanziamo direttamente l’approvigionamento d’armi di questi guerriglieri, che vivono estorsionando, stuprando ed uccidendo giovani e giovanissimi che si fanno “minatori” per non morire di fame ed inseguire il sogno impossibile di costruirsi casa e famiglia.
Nel 2010, il direttore danese Frank Piasecki Poulsen ha girato un documentario fantastico dal titolo “Blood in the Mobile”, con l’obiettivo di far conoscere all’opinione pubblica mondiale da dove vengono e come sono estratte le materia prime dei nostri cellulari.
Guardando il documentario verrete a conoscenza del lato peggiore delle compagnie d’elettronica, che si pubblicizzano come scintillantemete “social”, responsabili e vicine ai bisogni delle persone. Nessuna di queste compagnie si salva, tutte colpevoli d’utilizzare minerali conflittivi, minerali che provengono dalle miniere di Bisiye, nel territorio di Walikale (regione di Kivu, Congo Orientale), il centro nevralgico dell’estrazione di coltan e cassiterite.
Non solo Poulsen è riuscito ad ottenere i permessi direttamente dai gruppi militari congolesi per farsi scortare fino a Bisiye (i portavoce delle Nazioni Unite si erano rifiutani di dargli il permesso di addentrarsi nella giungla, per paura d’essere complici del suo assassinio) ma è addirittura entrato in una di queste terribili miniere, che sarebbe meglio chiamare buchi, scavati fino ed oltre cento metri di profondità e dove ogni giorno muore qualcuno.
Paulsen ha portato la scottante questione direttamente ai piani alti della Nokia, che da sempre si vantad’essere la compagnia leader mondiale nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa. È tristemente divertente vedere come i direttori del colosso finlandese dei cellulari cerchino di evitare il confronto diretto davanti alle telecamere.
L’amministratore delegato della Nokia, la responsabile del controllo della catena d’approvvigionamento dei materiali utilizzati nella catena di montaggio dei cellulari ed il portavoce dell’ufficio responsabilità sociale della Nokia, intervistati da Poulsen, cercando pateticamente di minimizzare la propria responsabilità riguardo l’utilizzo di minerali conflittivi e, visibilmente imbarazzati, cercano di difendersi a suon di retorica e promesse del tipo “ci stiamo impegnando per fare luce sulla questione, il cammino è lungo e difficile e non dipende solo da noi”.
La verità è che da oltre quindici anni tutti i cellulari del mondo e tutti i componenti di computer ed accessori elettronici utilizzano coltan e cassiterite come materie prime nelle catene di montaggio. Le multinazionali dell’elettronica, acquistando questi minerali, sono i diretti responsabili del finanziamento delle mafie africane, che forniscono ai guerriglieri le armi necessarie a mantenere l’Africa in un continuo stato di schiavitù e guerra perpetua.
Qual’è il percorso che dalle miniere arriva fino a casa Nokia, Apple o Samsung, ad esempio? Brevemente (potrete approfondire il tema guardando il documenterio), coltan e cassiterite vengono estratti a mano, a suon di martello e a mani nude nelle miniere sparse per tutto il Congo, soprattutto nella regione di Kivu.
Nelle zone d’estrazione, i guerriglieri obbligano i “minatori” a pagare una quota per ogni chilo di minerali estratti. Non serve che dica, lo avrete immaginato, che in queste miniere muoiono ogni giorno decine di persone, a causa di frane, asfissia, lavoro forzato o giustiziati dai membri del FDLR.
Dalle miniere, dopo aver pagato il pizzo ai guerriglieri, questi giovani e giovanissimi minatori camminano per due giorni con circa venti, trenta, cinquanta chili di minerali caricati in sacchi sulle spalle, fino ad arrivare aGoma, città di confine, punto di raccolta dove coltan e cassiterite vengono smistati e registrati per la prima volta in maniera ufficiale.
Ovvero, volendo risalire all’origine di un minerale conflittivo prima dell’arrivo a Goma, non esiste alcun tipo di documento ufficile. Questo è uno dei punti chiave che fa capire come si sia creato nella catena di approvvigionamento di materie prime un falso punto di partenza, sganciando le multinazionali dell’elettronica dalla relazione diretta con le miniere dei guerriglieri del FDLR. L’opinione pubblica deve conoscere la verità, il loro intrinseco rapporto commerciale venditore-compratore. Minerali in cambio d’armi.
Da Goma, coltan e cassiterite vengono caricati in piccoli aerei e inviati in Ruanda, Uganda, Tanzania, Kenya, Burundi, dove gli emissari delle multinazionali europee, asiatiche ed americane li comprano e li portano direttamente nelle catene di montaggio dei nostri cellulari.
Morale della favola, con ogni cellulare e computer che compriamo, diamo il nostro piccolo apporto al finanziamento dei gruppi armati africani, gli paghiamo le armi e li aiutiamo a perpetrare le loro violenze, le mattanze, gli stupri e le ingiustizie, che ogni giorno distruggono il più bello e ricco continente del mondo.
Prima i militari, gli uomini d’affari ed i politici africani, poi gli intermediari del “primo mondo” ed infine noi. Siamo tutti assassini, diretti od indiretti, della popolzaione del Congo, siamo tutti responsabili della distruzione dell’Africa, dell’annichilimento dell’essere umano, dell’oblio della giustizia e della dignità umana.
Tutto questo per non essere mai coscienti, per non voler conoscere la verità, per infischiarsene dei valori e di sapere da dove proviene quello che utilizziamo nella nostra vita quotidiana.
Dovreste per lo meno esserne coscienti adesso e parlarne con amici e figli, far capire ai più piccoli che lagioia nel ricevere per regalo un iPad o uno samrtphone nuovo, corrisponde alla schiavitù di un altro bambino del Congo, che probabilmente non arriverà a compiere trent’anni e la cui madre o sorella saranno state stuprate e trucidate.
A parte Poulsen, a chi interessano i minerali conflittivi? Nonostante la burocrazia internazionale si muova più lenta di una lumaca col piede in gesso, esiste l’associazione Raise Hope for Congo, che lavora per rendere cosciente l’opinione pubblica ed incita i governi a bandire e regolare questo mercato. Ma la situazione è difficile, l’interesse in gioco è troppo grande e, diciamola tutta, ad una persona su due o su tre, sinceramente, non gliene frega niente se l’Africa muore. Questa è la più grande vergogna dell’uomo moderno, il menefreghismo e l’egoismo, sempre ben accompagnati da ignoranza, avarizia e pigrizia.
Se alle persone del cosiddetto primo mondo non gliene frega un cazzo dei bambini del Congo, non saremo mai capaci di utilizzare, tutti assieme, l’arma più grande che possediamo: la capacità di boicottare il mercato dei cellulari o qualsiasi altro mercato che non segua ed attui secondo principi etici. Tradotto, non dovremmo comprare nessun cellulare, almeno fintantoché l’uomo non imparerà a rispettare i diritti e si farà carico delle proprie responsabilità, nel nome del bene comune.
È chiaramente impossibile un discorso del genere, vero? Vedo persone adulte e d’ogni età che fanno assurde file di ore ed ore per accaparrarsi a prezzi esorbitanti l’ultimo iPhone, per poi passare metà delle proprie giornate a cliccare “mi piace” e “condividi”, perdendo il senso della propria vita e la capacità di vivere e sapersi arrangiare.
Invece di renderci conto di quello che succede nel mondo ed agire, consultiamo ogni giorno centinaia di inutili apps, create per aiutarci a vivere meglio ma che però, alla fine, ci hanno fagocitato e trasformato in patetici tamagochi dal collo ricurvo e culi flosci. Siamo davvero ridotti male, da far pena.
Congo, un tempo colonia privata di Leopoldo II, oggi colonia privata delle multinazionali dell’elettronica, che grazie ai nostri acquisti possono continuare ad arricchirsi sulle spalle dei nuovi schiavi 2.0
L’unica differenza è che oggi non ci si pavoneggia in pubblico dei propri schiavi, mostrandoli in catene o fotografandoli mentre gli si amputano le mani, come faceva quel buonuomo belga. Oggi si fa tutto di nascosto e, sebbene salga sempre tutto alla luce, si smentisce, si cerca di corrompere chi tira fuori il tema o, in casi estremi, di farlo fuori.
Anche se potremmo cambiare il mondo, non lo faremo perché saremo occupati a twittare un emoticon che piange accanto ad una foto di un bambino africano massacrato dai guerriglieri, nelle vicinanze delle mine di Bisiye, nella profonda giungla congolese.
Oltre che ignoranti, siamo patetici.
Matteo Vitiello
Fonte: buenobuonogood.com
Commenti