I nostri produttori agricoli non trovano pace: ma le soluzioni ci sarebbero
A cura di Alessandro Raffa per nocensura.com
I nostri agricoltori non hanno pace, e ogni giorno nuove aziende si aggiungono all'elenco delle aziende chiuse... MA LE SOLUZIONI CI SAREBBERO, SE CI FOSSE LA VOLONTA' DI RISOLVERE LA SITUAZIONE.
Gli agricoltori italiani:
Pensate che nel 2010 le aziende agricole attive in Italia erano 1.620.844; non sono riuscito a trovare un dato più recente, ma sicuramente sono diminuite in questi anni; il trend è negativo da tempo: basti pensare che dal 2000 al 2010 c'è stato un calo del 32.4%, una vera e propria "ecatombe" di aziende agricole...
I dati sopra citati sono dell'ISTAT, li ho estratti da questo articolo de "Il Sole 24 ore", che evidenzia come siano diminuite le aziende agricole, "ma aumenta la dimensione", scrive l'articolista: come se ciò fosse un dato positivo...
In realtà, temo che non lo sia... in primis, perché mentre le "piccole aziende agricole" sono condotte a livello familiare, quelle "grandi" nella maggioranza dei casi sono INDUSTRIALI, di proprietà dei grandi gruppi... inoltre le piccole aziende agricole sono quelle più attente alla QUALITA' dei prodotti; purtroppo anche il settore agricolo sta diventando una vera e propria "industria"...
IL PROBLEMA PIU' GROSSO del settore agricolo è che ormai il 90% degli italiani acquistano prodotti ortofrutticoli nei SUPERMERCATI, con tutto quello che questo comporta. La grande distribuzione si è impadronita del mercato; importano buona parte dei prodotti, e quando comprano dai nostri produttori, impongono prezzi bassissimi.
Se ci sono prodotti (per esempio le banane) che devono necessariamente essere importati, la grande distribuzione acquista dall'estero anche quello che potremmo produrre in Italia; a loro conviene, in quanto pagano le merci meno di quanto le pagherebbero da noi. Questo NON dipende dai nostri produttori, che devono fare fronte ad un'op-pressione fiscale fortissima, un costo del lavoro eccessivo ed il prezzo del gasolio tra i più alti in Europa. I nostri produttori pur dovendo praticare prezzi più alti dei loro colleghi esteri, guadagnano meno di loro! Il fatto che la grande distribuzione importi dall'estero a un prezzo più basso NON è un vantaggio per i consumatori italiani; non viene praticato un prezzo più basso, gli unici a beneficiarne sono i grandi gruppi dei supermercati, che hanno un margine di guadagno più elevato.
Quando acquista in Italia, la grande distribuzione impone ai nostri agricoltori prezzi bassissimi: "se ti va bene ti paghiamo X al chilo, e compriamo tutto il tuo raccolto: altrimenti niente". E il "bello" è che i prezzi dal produttore al consumatore sono venti, certe volte anche trenta volte più alti! Le arance che la grande distribuzione pagano 5 centesimi al kg, vengono vendute a 1,50 - 2,00 euro al Kg! (secondo prontospesa.it in Italia 1kg di arance costa 1,79€/kg)
Quando è emerso lo "scandalo" di Rosarno, dove migliaia di clandestini venivano - anzi: VENGONO... non pensate che sia cambiato qualcosa - sfruttati nei campi con orari di lavoro estenuanti ed un salario bassissimo, alcuni agricoltori si sono difesi dalle accuse di sfruttamento sostenendo che se vogliono vendere la merce, ed evitare che rimanga invenduta, devono accettare di vendere a prezzi bassissimi: che non potrebbero mai praticare se dovessero sostenere i costi di manovalanza regolarmente assicurata. E in un contesto così, nessuno può assicurare i braccianti agricoli, perché dovrebbe esigere un prezzo più alto di quello praticato da chi sfrutta la manodopera clandestina. E se probabilmente c'è la longa manus delle cosche, ci sono anche molti imprenditori agricoli che non se la passano affatto bene; nonostante sfruttino i lavoratori, non realizzano guadagni cospicui, non sfruttano per arricchirsi, ma per sopravvivere. La situazione, realisticamente parlando, è questa. E LA GRANDE DISTRIBUZIONE HA FORTI RESPONSABILITA' in tutto questo... forse è per questo che il governo NON INTERVIENE... per non intaccare gli interessi dei grandi gruppi, di proprietà di banche e multinazionali.
IL GOVERNO DOVREBBE INTERVENIRE A TUTELA DEL SETTORE AGRICOLO, sia per difendere le nostre aziende dalle importazioni, sia per regolamentare il commercio. Non è ammissibile che i grandi gruppi costringano i produttori agricoli a vendere la merce a 5 centesimi al kg per poi rivenderla a 30-40 volte tanto.
LA COSA MIGLIORE, PROBABILMENTE, SAREBBE ESCLUDERE LA "GRANDE DISTRIBUZIONE" DAL COMMERCIO DI PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI. Torniamo ai classici "fruttivendoli", gestiti con regole chiare. Inoltre potremmo agevolare la creazione di "mercati" (non necessariamente all'aperto) accorciando la filiera tra venditori e consumatori.
Laddove possibile, devono essere venduti prodotti coltivati sul territorio, in modo da ridurre le spese di trasporto, con un riflesso positivo anche per l'ambiente, visto che si eviterebbero i viaggi di decine di migliaia di camion.
SEGUIRE IL "MODELLO MARINALEDA" DEL SINDACO GORDILLO
In questo periodo di crisi, l'agricoltura potrebbe dare lavoro a MIGLIAIA E MIGLIAIA DI GIOVANI, sopratutto nelle regioni dove ci sono grandi spazi verdi incolti. Anziché PERDERE gli attuali posti di lavoro, sarebbe possibile CREARNE DI NUOVI.
Per maggiori informazioni sulle cooperative agricole che hanno risolto i problemi di disoccupazione della zona di Marinaleda (città situata in una delle regioni più depresse della Spagna...) rimandiamo ai seguenti articoli:
http://www.nocensura.com/2012/11/marinaleda-grazie-al-sindaco-gordillo.html
http://www.nocensura.com/2012/10/disoccupazione-ecco-come-gordillo-ha.html
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Con le giuste regole, i produttori agricoli potrebbero ricavare un margine di guadagno migliore, e non avrebbero la necessità, per sopravvivere, di sfruttare manovalanza clandestina a nero, un fenomeno che a quel punto dovrebbe essere estirpato con la tolleranza zero. Aumentare il margine di guadagno dei produttori NON si tradurrebbe in aumenti dei prezzi al dettaglio; ma al contrario, questi diminuirebbero, INCENTIVANDO IL CONSUMO DI FRUTTA E VERDURA, con riflessi molto positivi sulla salute pubblica. ("7 porzioni al giorno di frutta e verdura allungano la vita")
E' di pochi giorni fa la notizia, resa nota da Coldiretti, che il consumo di prodotti ortofrutticoli è drasticamente calato a causa della crisi (e dei prezzi alti) Diminuisce il consumo di frutta e verdura del 30%
A cura di Alessandro Raffa per nocensura.com
I nostri agricoltori non hanno pace, e ogni giorno nuove aziende si aggiungono all'elenco delle aziende chiuse... MA LE SOLUZIONI CI SAREBBERO, SE CI FOSSE LA VOLONTA' DI RISOLVERE LA SITUAZIONE.
Gli agricoltori italiani:
- Devono fare i conti con una pressione fiscale insostenibile; come del resto tutti, in Italia.
- Se rimangono indietro con i pagamenti, dis-Equitalia gli pignora i mezzi che usano per lavorare! Anziché sostenerli, li affossano definitivamente... privandoli dei mezzi necessari per lavorare, sono sicuri che andranno gambe all'aria e chiuderanno l'azienda definitivamente...
- L'Europa ha sdoganato le produzioni agricole nordafricane; i nostri agrumi (ma non solo quelli) restano sugli alberi, mentre la grande distribuzione commercia prodotti importati... e pensare che gli agrumi siciliani e calabresi sono i migliori del mondo... ora anche i produttori italiani di riso stanno per chiudere...
- Non li aiuta il meteo; nell'estate del 2012 la siccità dimezzò i raccolti; quest'anno invece il problema è la mancanza di sole, eccessive precipitazioni, bombe d'acqua e grandinate distruttive, alluvioni....
Pensate che nel 2010 le aziende agricole attive in Italia erano 1.620.844; non sono riuscito a trovare un dato più recente, ma sicuramente sono diminuite in questi anni; il trend è negativo da tempo: basti pensare che dal 2000 al 2010 c'è stato un calo del 32.4%, una vera e propria "ecatombe" di aziende agricole...
I dati sopra citati sono dell'ISTAT, li ho estratti da questo articolo de "Il Sole 24 ore", che evidenzia come siano diminuite le aziende agricole, "ma aumenta la dimensione", scrive l'articolista: come se ciò fosse un dato positivo...
In realtà, temo che non lo sia... in primis, perché mentre le "piccole aziende agricole" sono condotte a livello familiare, quelle "grandi" nella maggioranza dei casi sono INDUSTRIALI, di proprietà dei grandi gruppi... inoltre le piccole aziende agricole sono quelle più attente alla QUALITA' dei prodotti; purtroppo anche il settore agricolo sta diventando una vera e propria "industria"...
IL PROBLEMA PIU' GROSSO del settore agricolo è che ormai il 90% degli italiani acquistano prodotti ortofrutticoli nei SUPERMERCATI, con tutto quello che questo comporta. La grande distribuzione si è impadronita del mercato; importano buona parte dei prodotti, e quando comprano dai nostri produttori, impongono prezzi bassissimi.
Se ci sono prodotti (per esempio le banane) che devono necessariamente essere importati, la grande distribuzione acquista dall'estero anche quello che potremmo produrre in Italia; a loro conviene, in quanto pagano le merci meno di quanto le pagherebbero da noi. Questo NON dipende dai nostri produttori, che devono fare fronte ad un'op-pressione fiscale fortissima, un costo del lavoro eccessivo ed il prezzo del gasolio tra i più alti in Europa. I nostri produttori pur dovendo praticare prezzi più alti dei loro colleghi esteri, guadagnano meno di loro! Il fatto che la grande distribuzione importi dall'estero a un prezzo più basso NON è un vantaggio per i consumatori italiani; non viene praticato un prezzo più basso, gli unici a beneficiarne sono i grandi gruppi dei supermercati, che hanno un margine di guadagno più elevato.
Quando acquista in Italia, la grande distribuzione impone ai nostri agricoltori prezzi bassissimi: "se ti va bene ti paghiamo X al chilo, e compriamo tutto il tuo raccolto: altrimenti niente". E il "bello" è che i prezzi dal produttore al consumatore sono venti, certe volte anche trenta volte più alti! Le arance che la grande distribuzione pagano 5 centesimi al kg, vengono vendute a 1,50 - 2,00 euro al Kg! (secondo prontospesa.it in Italia 1kg di arance costa 1,79€/kg)
Quando è emerso lo "scandalo" di Rosarno, dove migliaia di clandestini venivano - anzi: VENGONO... non pensate che sia cambiato qualcosa - sfruttati nei campi con orari di lavoro estenuanti ed un salario bassissimo, alcuni agricoltori si sono difesi dalle accuse di sfruttamento sostenendo che se vogliono vendere la merce, ed evitare che rimanga invenduta, devono accettare di vendere a prezzi bassissimi: che non potrebbero mai praticare se dovessero sostenere i costi di manovalanza regolarmente assicurata. E in un contesto così, nessuno può assicurare i braccianti agricoli, perché dovrebbe esigere un prezzo più alto di quello praticato da chi sfrutta la manodopera clandestina. E se probabilmente c'è la longa manus delle cosche, ci sono anche molti imprenditori agricoli che non se la passano affatto bene; nonostante sfruttino i lavoratori, non realizzano guadagni cospicui, non sfruttano per arricchirsi, ma per sopravvivere. La situazione, realisticamente parlando, è questa. E LA GRANDE DISTRIBUZIONE HA FORTI RESPONSABILITA' in tutto questo... forse è per questo che il governo NON INTERVIENE... per non intaccare gli interessi dei grandi gruppi, di proprietà di banche e multinazionali.
IL GOVERNO DOVREBBE INTERVENIRE A TUTELA DEL SETTORE AGRICOLO, sia per difendere le nostre aziende dalle importazioni, sia per regolamentare il commercio. Non è ammissibile che i grandi gruppi costringano i produttori agricoli a vendere la merce a 5 centesimi al kg per poi rivenderla a 30-40 volte tanto.
LA COSA MIGLIORE, PROBABILMENTE, SAREBBE ESCLUDERE LA "GRANDE DISTRIBUZIONE" DAL COMMERCIO DI PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI. Torniamo ai classici "fruttivendoli", gestiti con regole chiare. Inoltre potremmo agevolare la creazione di "mercati" (non necessariamente all'aperto) accorciando la filiera tra venditori e consumatori.
Laddove possibile, devono essere venduti prodotti coltivati sul territorio, in modo da ridurre le spese di trasporto, con un riflesso positivo anche per l'ambiente, visto che si eviterebbero i viaggi di decine di migliaia di camion.
SEGUIRE IL "MODELLO MARINALEDA" DEL SINDACO GORDILLO
In questo periodo di crisi, l'agricoltura potrebbe dare lavoro a MIGLIAIA E MIGLIAIA DI GIOVANI, sopratutto nelle regioni dove ci sono grandi spazi verdi incolti. Anziché PERDERE gli attuali posti di lavoro, sarebbe possibile CREARNE DI NUOVI.
Per maggiori informazioni sulle cooperative agricole che hanno risolto i problemi di disoccupazione della zona di Marinaleda (città situata in una delle regioni più depresse della Spagna...) rimandiamo ai seguenti articoli:
http://www.nocensura.com/2012/11/marinaleda-grazie-al-sindaco-gordillo.html
http://www.nocensura.com/2012/10/disoccupazione-ecco-come-gordillo-ha.html
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Con le giuste regole, i produttori agricoli potrebbero ricavare un margine di guadagno migliore, e non avrebbero la necessità, per sopravvivere, di sfruttare manovalanza clandestina a nero, un fenomeno che a quel punto dovrebbe essere estirpato con la tolleranza zero. Aumentare il margine di guadagno dei produttori NON si tradurrebbe in aumenti dei prezzi al dettaglio; ma al contrario, questi diminuirebbero, INCENTIVANDO IL CONSUMO DI FRUTTA E VERDURA, con riflessi molto positivi sulla salute pubblica. ("7 porzioni al giorno di frutta e verdura allungano la vita")
E' di pochi giorni fa la notizia, resa nota da Coldiretti, che il consumo di prodotti ortofrutticoli è drasticamente calato a causa della crisi (e dei prezzi alti) Diminuisce il consumo di frutta e verdura del 30%
A cura di Alessandro Raffa per nocensura.com
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