Mai più larghe intese: così parlava Renzi
Da #enricostaisereno a mai al governo: ha sempre detto no ai governi delle larghe intese e oggi ha cambiato idea. Piccoli Berlusconi crescono.
Da Globalist.it
#enricostaisereno Il più famoso è di sicuro l'hashtag #enricostaisereno che Matteo Renzi ha lanciato neppure un mese fa, il 17 gennaio, durante la sua intervista a "Le invasioni barbariche". Ma di messaggi di questo tipo, in questi mesi di staffetta sì-staffetta no, il sindaco di Firenze ne ha lanciati parecchi. Sempre per assicurare che lui, a prendere la scottante poltrona di presidente del Consiglio, non ci pensava proprio. Anche se ormai c'era scritto il suo nome, come sottolineato dalla frase pronunciata appena qualche giorno fa che "a me conviene votare, all'Italia no".
Rimpasto? Mai Quella contro il rimpasto era una battaglia che sembrava davvero deciso a combattere. "E' roba da prima repubblica - scriveva il segretario Pd su Twitter un mese fa esatto - Che noia. Vi prego: parliamo di cose concrete. Io non ho chiesto il rimpasto, il Pd non l'ha chiesto. Se il premier ritiene nella sua autonomia di fare piccole o grandi modifiche noi siamo a disposizione ma il rimpasto non è oggetto di discussione del Pd. Il governo deve lavorare per tutto il 2014". E già nel dicembre scorso assicurava che "quella parola, intendo rimpasto, non l'ho mai pronunciata e mai la pronuncerò" perché non aveva alcun interesse a mettere pedine e scambiare caselle".
Dopo le primarie Sempre a dicembre, subito dopo la vittoria col botto alle primarie e l'incontro con Letta, Renzi diceva "punto a fare lavorare il governo, non a farlo cadere". E qualche giorno dopo spiegava che "bisogna partire da un accordo alla tedesca, voce per voce, punto per punto e con i tempi stabiliti per i prossimi 12-15 mesi".
Auspici Ma se si torna ancora più indietro nel tempo, si trovano altre affermazioni poi smentite dai fatti di questi giorni. "Se ce la fa Letta ce la fa l'Italia" diceva a una tv toscana nell'aprile 2013. A questo punto, visto quello che è successo, speriamo di farcela lo stesso, anche senza Letta ma con il suo rottamatore.
Fonte: globalist.it
Da Globalist.it
Tutto e, oggi, il contrario di tutto. Un Renzi versione Pinocchio ha smentito in meno di 24 ore tutto quanto ha affermato, con l'eloquio carismatico che lo caratterizza, negli ultimi mesi. Un rottamatore interessato alla poltrona che ci ha a lungo rassicurato, niente larghe intese, a Palazzo Chigi solo se eletto, prima di affondare il colpo di oggi.
Mai larghe intese Lo aveva detto chiaro e tondo, nell'ottobre scorso: "se vinco io, mai più larghe intese". Un concetto che aveva ripetuto solo qualche settimana fa, il 25 gennaio su Twitter: "il rischio di larghe intese per il futuro non c'è". Poi una giornata come quella di oggi è bastata a smentire tutto quello che ha sostenuto finora: compreso l'"andare al governo senza elezioni? Ma chi me lo fa fare?" pronunciato appena quattro giorni fa. "Potrei fare il premier - asssicurava il sindaco di Firenze - se lo vorranno gli italiani con le elezioni, al prossimo giro". 48 ore fa "Ci sono i nostri che dicono: ma perché dobbiamo andare (al governo senza elezioni)? Ma chi ce lo fa fare? Ci sono anch'io tra questi, nel senso che nessuno di noi ha mai chiesto di andare a prendere il governo" aveva detto appena due giorni fa. E il 10 febbraio, ad Agorà, aveva assicurato che non avrebbe fatto lui "la lista della spesa". Contrario a ogni forma di rimpasto, aveva detto che "i rimpasti, le staffette sono cose che interessano mille persone, gli addetti ai lavori. Al resto interessa se risolvi i problemi oppure no, se risolvi le questioni o continui a vivere di chiacchiere. Io non mi metterò mai a essere tra quelli che dicono 'voglio un posto, ho vinto il congresso, allora mi dai due ministri, tre sottosegretari e quattro viceministri. Cos'è, una lista della spesa?". E ancora due giorni prima aveva fatto sapere che la parola rimpasti "mi fa venire le bolle".
Mai larghe intese Lo aveva detto chiaro e tondo, nell'ottobre scorso: "se vinco io, mai più larghe intese". Un concetto che aveva ripetuto solo qualche settimana fa, il 25 gennaio su Twitter: "il rischio di larghe intese per il futuro non c'è". Poi una giornata come quella di oggi è bastata a smentire tutto quello che ha sostenuto finora: compreso l'"andare al governo senza elezioni? Ma chi me lo fa fare?" pronunciato appena quattro giorni fa. "Potrei fare il premier - asssicurava il sindaco di Firenze - se lo vorranno gli italiani con le elezioni, al prossimo giro". 48 ore fa "Ci sono i nostri che dicono: ma perché dobbiamo andare (al governo senza elezioni)? Ma chi ce lo fa fare? Ci sono anch'io tra questi, nel senso che nessuno di noi ha mai chiesto di andare a prendere il governo" aveva detto appena due giorni fa. E il 10 febbraio, ad Agorà, aveva assicurato che non avrebbe fatto lui "la lista della spesa". Contrario a ogni forma di rimpasto, aveva detto che "i rimpasti, le staffette sono cose che interessano mille persone, gli addetti ai lavori. Al resto interessa se risolvi i problemi oppure no, se risolvi le questioni o continui a vivere di chiacchiere. Io non mi metterò mai a essere tra quelli che dicono 'voglio un posto, ho vinto il congresso, allora mi dai due ministri, tre sottosegretari e quattro viceministri. Cos'è, una lista della spesa?". E ancora due giorni prima aveva fatto sapere che la parola rimpasti "mi fa venire le bolle".
#enricostaisereno Il più famoso è di sicuro l'hashtag #enricostaisereno che Matteo Renzi ha lanciato neppure un mese fa, il 17 gennaio, durante la sua intervista a "Le invasioni barbariche". Ma di messaggi di questo tipo, in questi mesi di staffetta sì-staffetta no, il sindaco di Firenze ne ha lanciati parecchi. Sempre per assicurare che lui, a prendere la scottante poltrona di presidente del Consiglio, non ci pensava proprio. Anche se ormai c'era scritto il suo nome, come sottolineato dalla frase pronunciata appena qualche giorno fa che "a me conviene votare, all'Italia no".
Rimpasto? Mai Quella contro il rimpasto era una battaglia che sembrava davvero deciso a combattere. "E' roba da prima repubblica - scriveva il segretario Pd su Twitter un mese fa esatto - Che noia. Vi prego: parliamo di cose concrete. Io non ho chiesto il rimpasto, il Pd non l'ha chiesto. Se il premier ritiene nella sua autonomia di fare piccole o grandi modifiche noi siamo a disposizione ma il rimpasto non è oggetto di discussione del Pd. Il governo deve lavorare per tutto il 2014". E già nel dicembre scorso assicurava che "quella parola, intendo rimpasto, non l'ho mai pronunciata e mai la pronuncerò" perché non aveva alcun interesse a mettere pedine e scambiare caselle".
Dopo le primarie Sempre a dicembre, subito dopo la vittoria col botto alle primarie e l'incontro con Letta, Renzi diceva "punto a fare lavorare il governo, non a farlo cadere". E qualche giorno dopo spiegava che "bisogna partire da un accordo alla tedesca, voce per voce, punto per punto e con i tempi stabiliti per i prossimi 12-15 mesi".
Auspici Ma se si torna ancora più indietro nel tempo, si trovano altre affermazioni poi smentite dai fatti di questi giorni. "Se ce la fa Letta ce la fa l'Italia" diceva a una tv toscana nell'aprile 2013. A questo punto, visto quello che è successo, speriamo di farcela lo stesso, anche senza Letta ma con il suo rottamatore.
Fonte: globalist.it
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