Anche in Italia favorito lo spionaggio di massa
Un decreto del governo Monti. Obbligo per gli operatori di telecomunicazioni: dare accesso all'intelligence alle proprie banche dati, per "sicurezza". Dunque, secondo quanto riferiscono notizie di stampa, il "Grande fratello" americano spiava il mondo intero. E' quanto sta emergendo dallo scandalo che ha preso avvio dalle intercettazioni telefoniche dei clienti di Verizon e si è esteso al web. "Prism", il programma messo a punto dall'intelligence americana nato dalle ceneri delle operazioni di sorveglianza elettronica di George W. Bush, è entrato nei server di nove giganti della Rete e ne ha estratto, ha rivelato il Washington Post, "audio, video, fotografie, e-mail, documenti, password e username per continuare a tracciare nel tempo l'attività degli americani sulla rete" ma "focalizzandosi sul traffico di comunicazione straniero, che spesso utilizza i server statunitensi. Ma l'Italia fa anche peggio.