Maria, disoccupata con figlia: “Mi sento invisibile, come molti italiani”

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Di Riccardo Ghezzi

La storia di Maria, nome di fantasia su richiesta della diretta interessata, è quella di tanti italiani “invisibili” alle istituzioni che dovrebbero occuparsene. Tampo fa abbiamo raccontato la vicenda di Giuseppe Caddeo, bolognese costretto a vivere in auto, senza sussidi né aiuti. Per Maria l’anonimato è invece necessario, anche per la situazione familiare particolarmente delicata e con risvolti giudiziari: Maria è divorziata, con suo ex marito c’è una causa in corso. A quasi 50 anni non riesce a trovare un lavoro. E’ stata operatrice sanitaria, da quattro anni è disoccupata. E, quel che è peggio, si trova con una figlia da mantenere, che si sta affacciando all’Università. Elena vorrebbe poter garantire una vita dignitosa e il diritto allo studio a sua figlia, ma al momento non riesce. “Per la mia situazione ho chiesto aiuto alla Caritas e alla Croce Rossa, ma mi hanno risposto che in troppo chiedono aiuto. E danno sempre la precedenza agli stranieri” sostiene Maria. Che racconta: “Ho molti problemi di salute dovuti alla depressione e allo stress. Problemi cardiaci, diabete, ho avuto una paresi facciale. Nessuno mi aiuta! Ho tentato il suicidio due volte, ed era meglio se nn mi avessero salvata”. Parole dure, cui si aggiunge il ricordo della sua situazione famigliare: “Nonostante il mio ex marito stia lavorando e sia in regola, a me e a mia figlia passa 400 euro al mese e io ne pago 365 di affitto, naturalmente in nero. Nn è bello dire alla figlia che nn c’è niente da mangiare. Lei sta mettendo i miei vestiti di quando io uscivo di casa, ora non esco più per la depressione. Anche mia figlia sta cercando lavoro, ma trova solo lavori in prova, non retribuiti. Non mi sento più italiana, mi sento invisibili a tutte le istituzioni. Ho addirittura pensato di vendere un rene”.
Prima di rivolgersi a Qelsi Quotidiano, Maria aveva chiesto aiuto a “Portici magazine”. In allegato il video dello stralcio della puntata in cui si parla di lei.




Fonte: qelsi.it

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