Finanzieri e poteri forti finanziano Renzi

100mila euro dal finanziere Davide Serra e dal manager di una multinazionale chimica, Guido Ghisolfi. A cui si aggiungono molti altri nomi più o meno noti, per un totale di 800mila euro versati per sostenere la campagna per le primarie del 'rottamatore'. E non mancano le curiosità.
Di Andrea Signorelli
Ricordate la polemica tra Matteo Renzi e Pierluigi Bersani in seguito alla cena organizzata dal finanziere Davide Serra per raccogliere fondi in favore della campagna elettorale del sindaco di Firenze? La cosa era stata utilizzata dal Partito Democratico per mettere in dubbio le credenziali di sinistra di Renzi, il quale aveva risposto che “con la finanza bisogna parlare”. Il nome di Davide Serra oggi rispunta fuori, perché in cima alla lista dei finanziatori della Fondazione Big Bang, che hanno donato soldi per la campagna di Matteo Renzi. Una lista pubblicata dallo stesso Renzi sul sito della fondazione, un atto di trasparenza promesso e comunque dovuto, a maggior ragione da parte di chi si è più volte detto favorevole all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (da notare, di sfuggita, che Beppe Grillo ancora non ha presentato la rendicontazione dei suoi, di finanziamenti). 


Insomma, la lista dei finanziatori di Matteo Renzi serve anche a capire come funzionerebbe la politica se davvero i rimborsi elettorali venissero aboliti. “Potranno far politica solo i paperoni come Berlusconi e Beppe Grillo”, aveva detto Pierluigi Bersani. Beh, Renzi un Paperone non è – anche se non se la passa male – ma molti dei suoi amici donatori invece appartengono alla categoria. Fin qui, niente di male. Ma leggere di ricchi imprenditori, manager e finanzieri che donano anche centomila euro a un politico per aiutarne la scalata non può non far sorgere una semplice domanda: “Cosa ci guadagnano?”. È, insomma, un impeto ideale a spingerli, o c’è dietro qualche interesse?
Al primo posto nella lista troviamo, appunto, il finanziere Davide Serra e la sua società Algebris, che ha donato 100mila euro assieme alla moglie Anna Barassi. La stessa cifra è stata versata anche da Guido Ghisolfi, manager della multinazionale italiana della chimica M&G. 25 mila euro ciascuno da parte Paolo Fresco (ex manager Fiat) e da sua moglie Marie Edmée Jacquelin in Fresco. E poi via via tutti gli altri, elencati sul sito della Fondazione Big Bang, per arrivare alla cifra totale di 814.502,23 euro. Ma quali possono essere le ragioni che spingono a dare tutti questi soldi alla campagna elettorale di un politico in ascesa? Viene da pensare che tra i manager e i finanzieri italiani ci siano persone che non si sentono rappresentate dal centrodestra, ma che fanno fatica a riconoscersi in un centrosinistra che spesso vede in loro dei “nemici”. E quindi, perché non dare una mano a Renzi, nella speranza che, sul lungo termine, questo possa portare anche dei vantaggi di tipo economico?
Se si guarda al programma di Renzi, o anche solo alle sue dichiarazioni in campo economico, le ragioni dei suoi sostenitori si possono capire. Prendiamo per esempio i diritti dei lavoratori: il ‘rottamatore’ si è detto favorevole all’abolizione dell’articolo 18, non è un amante dei sindacati, è un liberista convinto e crede nella flessibilità nel mondo del lavoro. E aggiungiamoci anche e non è favorevole alla super tassazione dei capitali guadagnati giocando in borsa. Ecco che imprenditori e manager che non si sentono rappresentati da Silvio Berlusconi hanno trovato il loro campione, in grado di unirne valori e interessi.
Ma torniamo alla lista dei finanziatori, in cui figura anche un nome scomodo: Alfredo Romeo ha versato 60mila euro. Ma chi è Alfredo Romeo? Trattasi di imprenditore condannato in primo grado per corruzione e arrestato nel 2009. Perché avrebbe dovuto versare questi soldi? Difficile da capire, anche se – e la cosa alleggerisce la posizione di Renzi – va notato che Romeo è da lungo tempo un finanziatore di partiti, in particolare di quella Margherita da cui Renzi proviene. Semplice coerenza, quindi? Sembrerebbe di sì.

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