Aumentando l'IVA calano i consumi e il gettito: ecco le prove
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La tabella esposta in seguito rappresenta il gettito IVA, per ciascun mese, dal 2011 fino a luglio del 2013.
E' facile osservare che, da ottobre 2011, come conseguenza dell'aumento dell'aliquota ordinaria IVA - passata dal 20 al 21%- e della recessione che ha colpito il paese in questo periodo, si assiste ad una diminuzione del gettito tributario rispetto all'anno precedente (2011), quando l'aliquota ordinaria era al 20% (fino a settembre).
Questo perché:
1) aumenta l'imposta,
2) i consumi si contraggono
3) cala la domanda interna
4) contrariamente alle previsione, diminuisce il gettito di imposta.
Questo è tanto più vero se si considera che, in un momento di recessione come quello attuale che determina una forte contrazione dei redditi, inasprire un'imposta che colpisce il consumo di beni, in mancanza di misure compensative tale da incrementare il reddito disponibile (es: diminuzione Irpef), non può che produrre un effetto dissuasivo nei confronti del consumatore, che sarà ben disposto a rinunciare all'acquisto di quei beni che scontano un'imposta maggiore. Soprattutto di quei beni di valore non trascurabile (ad esempio beni durevoli: elettrodomestici, auto ecc) in cui l'impatto dell'imposta costituisce un fattore di predominante per il consumatore finale. Tutto ciò, i questi anni, risulta ampiamente confermato proprio dal crollo vertiginoso dei consumi riferiti ai beni durevoli.
da Lettera 43
Come prevedibile, con l'aumento dell'Iva è in arrivo una valanga di rincari.
Dal primo ottobre gli italiani sono costretti a pagare quasi tutto un po' di più, dalle scarpe ai frigoriferi, dall'abbonamento in piscina al rossetto, dal detersivo per i pavimenti al biglietto per il parco di divertimenti. Più caro anche il vino e il caffè.
È l'effetto dell'aumento della imposta dal 21 al 22%.
Ma secondo l'Uffico studi della Cgia di Mestre, a subire di più la stangata dell'Iva sono i prodotti del Made in Italy.
Gli artigiani di Mestre lo hanno calcolato sulla base della spesa media annua delle famiglie italiane, su una stima basata sull'ipotesi che nel 2014 la propensione alla spesa al consumo delle famiglie italiane rimanga la stessa di quella registrata l'anno scorso (ultimo dato statistico ora disponibile).
L'ARREDAMENTO ''PESA'' DI PIÙ. Al vertice di questa particolare graduatoria si trovano i mobili, gli elettrodomestici e la manutenzione della casa. A fronte di una spesa annua delle famiglie italiane pari a 68,5 miliardi di euro, l'aumento dell'Iva è destinata a comportare un aggravio annuo di queste voci di 567 milioni di euro. Fatto 100 il gettito atteso dalla spesa delle famiglie, con l'aumento di un punto dell'Iva sulle famiglie, questa tipologia di spesa va a incidere sul totale per una quota pari al 19,8%.
POI SCARPE E VESTITI. Al secondo posto ci sono abbigliamento e calzature. Con una spesa famigliare annua pari a 66,5 miliardi di euro, il ritocco dell'Iva è destinato a portare un gettito aggiuntivo di 550 milioni di euro, pari al 19,3% del maggior gettito totale atteso.
Al terzo posto di questa classifica le riparazioni, le manutenzioni e i pezzi di ricambio dei mezzi di trasporto. A seguito di una spesa famigliare annua di 36 miliardi di euro, l'incremento dell'aliquota ordinaria dell'Iva su questa spesa 'garantirà' un gettito aggiuntivo di 298 milioni di euro, pari al 10,4% del maggior gettito previsto.
BORTOLUSSI: «PREVISTO CALO DEI CONSUMI». Tutti prodotti di punta del manifatturiero italiano: «A subire l'aggravio più pesante», ha dichiarato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, «saranno gli acquisti dei prodotti Made in Italy che costituiscono l'asse portante del nostro manifatturiero. Pertanto, il probabile calo dei consumi che interesserà queste voci avrà degli effetti molto negativi anche sulla miriade di piccole e medie imprese che già oggi operano in condizioni di grave difficoltà a seguito di una tassazione a livelli record, ad una burocrazia eccessiva e asfissiante e di una crisi che continua a produrre i suoi effetti negativi».
Dal primo ottobre gli italiani sono costretti a pagare quasi tutto un po' di più, dalle scarpe ai frigoriferi, dall'abbonamento in piscina al rossetto, dal detersivo per i pavimenti al biglietto per il parco di divertimenti. Più caro anche il vino e il caffè.
È l'effetto dell'aumento della imposta dal 21 al 22%.
Ma secondo l'Uffico studi della Cgia di Mestre, a subire di più la stangata dell'Iva sono i prodotti del Made in Italy.
Gli artigiani di Mestre lo hanno calcolato sulla base della spesa media annua delle famiglie italiane, su una stima basata sull'ipotesi che nel 2014 la propensione alla spesa al consumo delle famiglie italiane rimanga la stessa di quella registrata l'anno scorso (ultimo dato statistico ora disponibile).
L'ARREDAMENTO ''PESA'' DI PIÙ. Al vertice di questa particolare graduatoria si trovano i mobili, gli elettrodomestici e la manutenzione della casa. A fronte di una spesa annua delle famiglie italiane pari a 68,5 miliardi di euro, l'aumento dell'Iva è destinata a comportare un aggravio annuo di queste voci di 567 milioni di euro. Fatto 100 il gettito atteso dalla spesa delle famiglie, con l'aumento di un punto dell'Iva sulle famiglie, questa tipologia di spesa va a incidere sul totale per una quota pari al 19,8%.
POI SCARPE E VESTITI. Al secondo posto ci sono abbigliamento e calzature. Con una spesa famigliare annua pari a 66,5 miliardi di euro, il ritocco dell'Iva è destinato a portare un gettito aggiuntivo di 550 milioni di euro, pari al 19,3% del maggior gettito totale atteso.
Al terzo posto di questa classifica le riparazioni, le manutenzioni e i pezzi di ricambio dei mezzi di trasporto. A seguito di una spesa famigliare annua di 36 miliardi di euro, l'incremento dell'aliquota ordinaria dell'Iva su questa spesa 'garantirà' un gettito aggiuntivo di 298 milioni di euro, pari al 10,4% del maggior gettito previsto.
BORTOLUSSI: «PREVISTO CALO DEI CONSUMI». Tutti prodotti di punta del manifatturiero italiano: «A subire l'aggravio più pesante», ha dichiarato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, «saranno gli acquisti dei prodotti Made in Italy che costituiscono l'asse portante del nostro manifatturiero. Pertanto, il probabile calo dei consumi che interesserà queste voci avrà degli effetti molto negativi anche sulla miriade di piccole e medie imprese che già oggi operano in condizioni di grave difficoltà a seguito di una tassazione a livelli record, ad una burocrazia eccessiva e asfissiante e di una crisi che continua a produrre i suoi effetti negativi».
Ikea ed Esselunga: «Ci faremo carico dell'aumento»
E tra i colossi della grande distribuzione, c'è chi è già corso ai ripari. Come Ikea ed Esselunga, che hanno annunciato l'intenzione di assorbire l'aumento dell'Iva senza riversarla sui clienti.
IKEA: «UN IMPEGNO NOTEVOLE». Il passaggio dell'imposta al 22% non è destinato ad avere impatto sul prezzo dei prodotti Ikea, ha affermato il marchio svedese in una nota con la quale Lars Petersson, amministratore delegato del gruppo in Italia, ha sottolineato che «Si tratta di un impegno notevole che ricambia, nei fatti, la fiducia che quotidianamente un gran numero di persone dimostrano visitando i nostri negozi».
Gli ha fatto eco Esselunga, che, in un comunicato distinto, ha spiegato di aver deciso di non riversare sui clienti questo aumento, che interessa il 30% delle merceologie trattate nella catena di supermercati.
Nonostante il paniere amplissimo di prodotti, non tutte la categorie merceologiche sono destinate ad aumentare.
POCO CAMBIA NEL CARRELLO DELLA SPESA. Nella spesa alimentare al supermercato, per esempio, non dovrebbero sentirsi grandi differenze. La maggior parte dei prodotti del carrello sono infatti tassati con le aliquote Iva più basse. In altri termini, non è previsto che aumenti il prezzo del filone del pane, della carne, del pesce, del latte e delle uova. Fermi anche i prezzi per il biglietto del cinema o per quello del teatro.
ESENTI I FARMACI. L'aumento dell'Iva al 22% non impatta neanche sul gelato, sul farmaco o sul conto dell'albergo.
Diversi gli effetti a seconda del prezzo dei prodotti: se sulla t-shirt, sul quaderno di scuola o sulla saponetta l'aumento è difficilmente percettibile, e su un paio di scarpe da 100 euro, Iva inclusa, il rincaro è di poco superiore agli 80 centesimi, discorso ben diverso è sui beni più costosi: dagli elettrodomestici alle automobili, dai gioielli ai pacchetti vacanza, dal tablet alla parcella dell'avvocato.
EFFETTI ANCHE NEL 2014. La Confcommercio ha calcolato che, in una situazione in cui l'inflazione è sostanzialmente sotto controllo, con l'aumento dell'Iva è previsto comunque un incremento dei prezzi, tra ottobre e novembre, di circa lo 0,4%, con inevitabili effetti di trascinamento anche nel 2014.
Dai pedaggi al phon, tutti gli aumenti
Ecco un elenco dei prodotti più diffusi che dal primo ottobre è previsto siano più costosi:
- Televisori
- Macchine fotografiche e videocamere
- Computer, palmari e tablet
- Caravan
- Barche
- Strumenti musicali
- Giocattoli
- Articoli sportivi
- Manifestazioni sportive e parchi divertimento
- Stabilimenti balneari
- Piscine e palestre
- Articoli di cartoleria
- Pacchetti vacanza
- Automobili, ciclomotori e biciclette
- Trasferimento di proprietà auto e moto
- Affitto garage e posti auto
- Pedaggi e parchimetri
- Apparecchi e servizi di telefonia,
- Tabacchi
- Abbigliamento e calzature
- Rasoi elettrici
- Phon
- Articoli per la pulizia e per l'igiene personale
- Profumi e cosmetici
- Gioielli e orologi
- Valige e borse
- Parrucchieri
- Servizi legali e contabili
- Mobili e lampade
- Biancheria
- Frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, forni
- Piatti
- Detersivi per la casa
- Carburanti
- Caffè, bevande gassate, succhi di frutta e bevande analcoliche
- Liquori, vini e spumanti.
Fonte: http://www.vincitorievinti.com/2013/10/accade-aumentando-liva.html
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