Le Elites iniziano ad avere paura
Intervista a John Ralston Saul
John Ralston Saul, è un saggista e filosofo canadese il quale è stato qualificato dalla rivista “Time” come
un “profeta” per aver previsto il collasso del sistema finanziario
dalla fine degli anni ’90, è stato recentemente in Messico dove ha fatto
un altro dei suoi clamorosi annunci che fanno digrignare i denti a
governanti ed ai poteri forti: “la globalizzazione ha fallito.” Nel suo
recente libro pubblicato “Il collasso della globalizzazione e la reinvenzione del mondo”, descrive con freddezza analitica della fine di tutta un’epoca.
Fonte: http://www.stampalibera.com/?p=62973
Liberamente tradotto da Luciano Lago
Tratto da una intervista realizzata recentemente a Città el Messico da Daniel Barron.
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Daniel Barron: quali sono le cause del fallimento della globalizzazione?
John Ralston Saul: ci fu una grave crisi negli anni settanta, vi fu un gruppo di gente che prelevò le idee inglesi del secolo XIX: libero mercato, deregolamentazione e vollero renderle moderne.
Cuando avvenne poi la crisi le
lasciarono indietro e negli anni 80 le ripresero. Tuttavia non furono
mai idee brillanti e tutto iniziò a succedere negli anni novanta. Si
potevano vedere una serie di falle, l’economia asiatica decadde, ci
furono crisi in Latinoamerica e tutto iniziò a precipitare. Inoltre già
per l’anno 2.000 queste idee erano finite. L’elemento che era veramente
rivoluzionario nella globalizzazione fu che si andava a considerare
tutta la civilizzazione dal punto di vista dell’economia.
In quel modo di pensare vi era lo sbaglio fondamentale: un analista non
può spiegare una società per mezzo esclusivo dell’economia, la società
si serve piuttosto dell’economia. Quello che è risultato più difficile
fu il trattare con le differenze fra i paesi, così che la crisi in
Messico degli anni ’80 e ’90 fu dovuta a questa presunzione che può
applicarsi una sola teoria, una teoria internazionale a tutti i paesi.
Nonostante che ogni paese abbia una sua lingua, culture diverse,
esperienze difformi, un paese dispone del petrolio, un altro del gas,
altri paesi non hanno risorse, alcuni hanno un certo clima e altri
diverse caratteristiche Ed i
teorici del neoliberismo mondialista applicarono questa stessa teoria in
tutte la parti del mondo, come se non ci fosse una civilizzazione
regionale e sembra evidente che questo non poteva funzionare. Abbiamo
avuto una gigantesca crisi alcuni anni fa (2008) e cosa è successo?
Nessuno di questi analisti ha perso il suo posto, nessuno è finito in
carcere ed attualmente le stesse persone che non hanno riconosciuto il
fallimento delle teorie sono rimaste nei medesimi posti ed applicano le
stesse teorie, le stesse idee, nonostante già sappiamo che non
funzionano.
DB: Questo è un fallimento della globalizzazione o del capitalismo?
JRS
: Per centinaia d’anni abbiamo avuto forme di capitalismo, questo
fallimento ha avuto a che vedere con l’idea che l’economia aveva la
possibilità di dirigere i processi, quelli per i quali i muri cadono ,
quelli per cui tutto si va a muovere senza che importasse dove andava a vivere la gente perché non rimaneva alcun centro e
quindi, senza dirlo apertamente, stavano suggerendo che la democrazia
non era importante perché dopotutto, se non è importante di dove tu sei
cittadino, allora non c’è democrazia. La democrazia ha qualche cosa a
che vedere con la cittadinanza, se tu vivi a Città del Messico, o a
Puebla, allora hai la responsabilità come cittadino colà, non si tratta
di nazionalismo, è la responsabilità di appartenenza ad una nazione.
DB: Lei dice nel suo libro che, con il fallimento della globalizzazione,il mondo si ricompone nei nazionalismi. Lei vede una differenza tra nazionalismo positivo e negativo? In che consistono quelli positivi?
JHR
: di là torniamo alla pertinenza ed alla cultura. Il nazionalismo
positivo consiste nel sapere che sei nato in una qualche parte, che vivi
da qualche parte, i tuoi figli nascono là e quindi vai ad avere
responsabilità ed obblighi come cittadino, dovrai esercitare il tuo
proprio ruolo e pensare con l’educazione per il bene pubblico, la salute
pubblica, se le strade sono sicure. Devi avere un impegno come
cittadino e dovrai essere orgoglioso di questo perché hai una cultura e
la gente prende il suo posto nella cultura, tutto questo è parte delle
responsabilità come cittadino, tutto questo è nazionalismo positivo. Il
nazionalismo negativo è quello del populismo a basso prezzo, il
razzismo, la poca partecipazione della gente, questo ha causato molte
guerre, riepilogando la frase
tipica di questo è: “ io sono meglio di voi”. Questo nazionalismo è la
risposta classica al fallimento della globalizzazione.
DB : Dove si nota di più il fallimento della globalizzazione? – (segue)
Fonte: http://homozapping.com.mx/2013/03/las-elites-comienzan-a-tener-miedo-entrevista-con-john-ralston/
Fonte: http://www.stampalibera.com/?p=62973
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