Quella notte del ’92 in cui Giuliano Amato prelevò dai conti correnti degli italiani. Senza avvisare
Di Riccardo Ghezzi
9-10 luglio 1992. La notte in cui il governo Amato prelevò il sei per mille da tutti i depositi bancari. Tutti.
Una data che in molti ricordano e che è tornata in auge proprio oggi, dal momento in cui è cominciata a circolare la notizia delle intenzioni di un prelievo forzoso da parte dell’attuale governo sul modello di quello avvenuto nel 1992.
In realtà il Consiglio dei Ministri che si è concluso stasera ha escluso tale possibilità: nessun prelievo sui conti correnti né interventi sul patrimonio. Per ora è stato approvato un maxi-emendamento al ddl di stabilità, attualmente all’esame in Senato, ma non è ancora tramontata l’ipotesi di un decreto legge, su cui però sarebbe contrario il capo dello Stato Giorgio Napolitano.
In ogni caso, domattina alla pre-riunione del G20 a Cannes, al cospetto di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy stranamente assurti al rango di arbitri supremi (ma con quali meriti?), Berlusconi avrà perlomeno un documento da esibire.
Scampato il pericolo dell’”esproprio” dei risparmi in banca, vale la pena ricordare quando e come è avvenuto l’ultimo prelievo forzoso, con la sinistra al governo, premier Giuliano Amato.
Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1992 il governo di allora attuò un prelievo improvviso del 6 per mille su tutti i conti correnti, senza alcuna avvisaglia. L’autorizzazione arrivò tramite un decreto legge di emergenza emanato addirittura il giorno dopo: l’11 luglio.
Era un momento di crisi (strano, non c’era Berlusconi), la lira era aggredita dalla speculazione, i mercati si accanivano e bisognava fare qualcosa.
Quel qualcosa si è tradotto in un decreto intriso di misure tra le più disparate. Aumento dell’età pensionabile, patrimoniale sulle imprese, “minimum tax”, ticket sanitari, tassa sul medico di famiglia, imposta straordinaria sugli immobili pari al 3 per mille della rendita catastale rivalutata.
Il prelievo sui conti correnti, in assoluto la più impopolare tra le manovre contenute nel decreto, portò alle casse dello Stato 11.500 miliardi di lire.
L’imposta “straordinaria” sugli immobili ben presto si rivelò ben poco straordinaria, ma diventò l’Ici, abolita solo nel 2008 dal governo Berlusconi, ben 16 anni dopo. Ecco come è nata la tassa più odiata e considerata iniqua dagli italiani.
In totale, manovra di luglio più finanziaria del ’92 furono un salasso da centomila miliardi di vecchie lire. Ma non servì a nulla: oltre ai danni di un’economia italiana sull’orlo della recessione, la beffa della lira costretta ad uscire dal Sistema Monetario Europeo. Tre mesi dopo quella manovra di luglio, Giuliano Amato si dimise lasciando lo scranno a Carlo Azeglio Ciampi.
Corsi e ricorsi storici, ma la sostanza non cambia: c’è chi oggi paventa la possibilità di prelevare sui conti correnti, suscitando indignazione, e poi non lo fa. E chi ieri l’ha fatto senza neppure dirlo.
Fonte: Qelsi - tratto da losai.eu
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