IL TWO PACK: L'ULTIMO ATTO DELLA DITTATURA EUROPEA
La
notizia è di qualche settimana fa, dei giorni precedenti le elezioni
del 23 e 24 febbraio, ma non avendo goduto
del giusto risalto nella stampa nazionale, ritengo sia utile
riproporla e approfondire il tema, anche in considerazioni delle implicazioni che determinerà sul piano del
controllo sui bilanci nazionali da parte degli organismi europei, e quindi sull’ulteriore cessione di sovranità nazionale.
Di Paolo Cardenà - vincitorievinti.com
Non deve stupire affatto se, in Italia, la notizia relativa l’approvazione del TWO PACK non abbia trovato il
giusto risalto, e ciò per un motivo tanto ovvio quanto inquietante. In
effetti, da lì a poco, si sarebbero celebrate le elezioni politiche
nazionali e, stando al
serpeggiare di sentimenti contrari alle politiche europee,
annunciare nel clou della campagna elettorale l’approvazione del TWO
PACK, sarebbe stato elemento di maggiore destabilizzazione
del consenso elettorale, proprio in quei partiti a connotazione
fortemente europeista. Ma questo è il livello dell’informazione italiana con il quale ci dobbiamo
confrontare, e non possiamo che prenderne atto e trarre le dovute considerazioni.
Ad ogni buon conto, ritornando al tema che ci occupa, avrete ben compreso che qualche settimana fa è
stato trovato l’accordo tra Parlamento Europeo, Consiglio e Commissione Europea sull’istituto del TWO PACK -successivamente approvato dal Parlamento Europeo nei giorni scorsi- che mira ad introdurre nuove misure sul controllo e
sulla sorveglianza dei bilanci nazionali.
In buona sostanza si tratta di un pacchetto normativo composto da due
regolamenti volti a rafforzare il coordinamento delle politiche
fiscali dei paesi dell’Eurozona. Invero, il primo recepisce misure
speciali per il monitoraggio e la valutazione delle
politiche economiche degli Stati alle prese con deficit eccessivi.
Mentre il secondo tende a fissare i criteri d’intervento verso quegli
Stati in difficoltà finanziaria.
In particolare, queste nuove misure, obbligheranno
i singoli governi nazionali a presentare alla
Commissione Europea, entro il 15 ottobre di ciascun anno e prima
dell’approvazione da parte dei singoli parlamenti nazionali, le
rispettive manovre di finanza pubblica al fine di
consentire di verificare il rispetto degli impegni presi con le
autorità europee nei primi sei mesi dell’anno (il così detto semestre
europeo). In caso di mancato o carente rispetto degli accordi
sottoscritti, la commissione europea potrà chiederne la modifica,
seppur in assenza di diritto di veto. Nel caso in cui il paese dovesse
disattendere le raccomandazioni, oltre a subire
azioni legali, potrà incorrere in procedure per deficit eccessivo e
nel caso anche in sanzioni economiche.
Inoltre, sempre la Commissione Europea (organo autoreferenziale privo di qualsiasi investitura democratica)
potrà mettere sotto stretta sorveglianza i Paesi “minacciati
da difficoltà finanziarie”, obbligando governi a colmare e redimere le
cause strutturali, sottoponendo il proprio
operato a controlli trimestrali stringenti da parte di una taskforce
dedicata. E qui, la mente tende subito ad evocare quanto è accaduto in Grecia in questi 3 anni, ma non
solo.
Riassumendo, potremmo agevolmente affermare che il
Two Pack costituisce un'ulteriore cessione di pezzi
di sovranità nazionale verso strutture non elette ed
autoreferenziali, in assenza di qualsiasi criterio solidaristico, di
mutualità e senza alcuna contropartita.
Il TWO PACK, insieme al FISCAL COMPACT e al MES approvati appena un anno fa e al trattato di Lisbona,
costituiscono (al momento) i principali strumenti di compressione della sovranità dei singoli stati,
in nome della realizzazione di procedure di convergenze di politiche
fiscali
ed economiche dei paesi dell’Eurozona, secondo gli eurocrati,
propedeutiche a colmare le divergenze strutturali delle varie economie
europee.
Il
FISCAL COMPACT, ad esempio, impone agli Stati appartenenti all’Eurozona
il raggiungimento del c.d. pareggio di
bilancio, connotando tale pareggio non oltre un disavanzo
strutturale del -0,5%, depurato dagli effetti determinati di eventuali
recessioni. Inoltre, il F.C., impone agli stati la
riduzione dell’indebitamento di almeno 1/20 all’anno, per la parte
eccedente il 60% del rapporto debito/pil, fino a convergere al livello
previsto dal trattato di Maastricht, individuato,
appunto, al 60%.
Tanto
per offrirvi una banale idea dell’impatto che il Fiscal Compact
potrebbe avere sulla nostra economia già alle
prese con una profonda recessione, posto che il PIL è di circa 1500
miliardi di euro, se ne deduce che il limite massimo di indebitamento
consentito dal trattato di Maastricht, allo stato
attuale, sia di 900 miliardi (il 60% di 1500), e che l’Italia,
avrebbe un eccesso di indebitamente di oltre 1100 miliardi da sanare
entro i prossimi 20 anni. Quindi, circa 50
miliardi all’anno, in assenza di una crescita significativa del Pil
tale da avvicinare il rapporto debito Pil al 60% indicato nei trattati. Come,
vi chiederete? O aumentando il
proprio PIL tale da ridurre il rapporto debito/Pil che tenderebbe a
convergere verso quel 60% indicato, oppure ridurre l’indebitamento,
ossia rimborsando il debito pubblico.
Arrivando al MES, meglio noto come fondo salva stati, altro non è che uno strumento attraverso il
quale gli stati in difficoltà possono richiedere aiuti
finanziari, cedendo, in cambio, sovranità nazionale ad organismi del
tutto estranei a qualsiasi investitura
democratica.
In
un contesto come quello appena enunciato accade che i governi alle
prese con la necessità di
finanziare i debiti pubblici e al contempo ridurli entro parametri
stabiliti dai trattati, in assenza di crescita economica che appare del
tutto irrealizzabile negli obiettivi
prefissati, dovranno verosimilmente invocare gli interventi
di sostegno del fondo salva stati, cedendo sovranità nazionale ad un
gruppo di oligarchi al soldo dei banchieri di mezzo
mondo.
Fonte: http://www.frontediliberazionedaibanchieri.it/article-il-two-pack-l-ultimo-atto-della-dittatura-europea-117147821.html
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