Negli ultimi 60 anni 3660 persone hanno perso la vita a causa di frane e alluvioni, i danni sono stati superiori ai 52 miliardi di euro. In questi anni nessun Governo ha avviato programmi per il ripristino degli equilibri idrogeologici ed ambientali, per i quali si calcola siano necessari 2,6 miliardi di euro l’anno per 15 anni. Le recenti politiche di austerity impediscono qualsiasi azione in tal senso, e a breve termine si ripercuoteranno in danni effettivi che lo Stato non è paradossalmente in grado di affrontare, soprattutto in presenza di un rischio sempre più elevato dovuto ai cambiamenti climatici che si aggiungono al dissesto. Tutto ciò dimostra una dipendenza dalle lobbies e dagli interessi delle grandi imprese: la liberalizzazione delle concessioni e il consumo del suolo compulsivo per introitare nelle casse delle Amministrazioni gli oneri non possono che essere in antitesi con una “vera” politica ambientale. Secondo infatti l’ISPRA la cementificazione del suolo risulta accelerata negli ultimi 5 anni, procedendo con un ritmo di 8 metri quadrati al secondo e raggiungendo l’equivalente di un’area vasta quanto Napoli in 5 mesi; sempre paradossalmente, il recupero delle aree dismesse, che si sommano al totale del suolo impermeabilizzato, risulta irrisorio.
Per capire, inoltre, come venga affrontata la politica ambientale e di prevenzione, e chi ne detti le regole, basti sapere che l’Italia è il secondo paese in Europa per trivellazioni marine, a causa dei bassi costi delle concessioni alle lobbies petrolifere, che incentivano sulla terraferma l’estrazione attraverso “fracking”, azione sotto monitoraggio a livello internazionale per i rischi di contaminazione delle falde e fenomeni di micro-sismicità indotta. L’assenza di una programmazione pluriennale sul ripristino idrogeologico, la liberalizzazione delle concessioni, il consumo compulsivo del suolo per introitare nelle casse delle Amministrazioni gli oneri e le concessioni “ a basso costo” dimostrano una dipendenza dalle lobbies e una volontà di svendere il territorio “per pochi spiccioli”, “incrociando poi le dita” nella speranza che nulla accada.
Fonte: http://www.democraziavendesi.org/2013/02/13/il-fiscal-compact-e-il-paradosso-della-prevenzione-delle-calamita-ambientali/
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