Taranto: Legamjonici, petizione all'europarlamento contro l'inquinamento Eni
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di Legamjonici, associazione tarantina attiva nella battaglia contro l'inquinamento ambientale a Taranto:
Una manifestazione contro l'inquinamento a Taranto; Foto dal profilo Fb di Daniela Spera |
Comitato Legamjonici, contro l'inquinamento Conferenza stampa 29/01/2013
RESOCONTO DISCUSSIONE PETIZIONI AL PARLAMENTO EUROPEO (22 GENNAIO 2013)
Petizione n. 1107/2011, presentata da Daniela Spera, cittadina italiana, a nome della Associazione Legamjonici, sul progetto di raffineria ENI di Taranto.
Problematiche esposte alla Commissione per le petizioni dal Comitato Legamjonici:
- Possibile violazione del diritto comunitario sulla VIA e sulla direttiva Seveso.
- La prevenzione dell’inquinamento e degli impatti negativi nei diversi comparti ambientali nel caso della normativa VIA e la prevenzione del rischio di incidente rilevante nel caso della normativa Seveso, comportano entrambe la necessità di valutazioni preliminari alla possibilità di realizzare opere ed interventi di modifica di impianti che possono avere rilevanti effetti sull’ambiente e sulla salute.
- Tali valutazioni devono essere effettuate in una fase anticipata anche in termini progettuali in maniera da consentire, nel caso della VIA, anche la valutazione di alternative progettuali e per consentire una valutazione complessiva del progetto da parte del pubblico interessato. La procedura VIA deve anche tener conto di un fondamentale giudizio sulla sicurezza.
- Al momento del rilascio del parere favorevole VIA/AIA (2011) congiunto da parte del ministero dell’ambiente, l’azienda ENI S.p.A. risultava inottemperante a prescrizioni risalenti al 2009 e 2010 sui rischi di prevenzione antincendio.
- L’autorità competente, infatti, non aveva ancora validato il Rapporto di sicurezza presentato dall’azienda. A mente dell’art.17 della direttiva 93/43/CEE, lo Stato membro, non deve autorizzare lavori o permettere avvio di attività se le misure adottate dal gestore per prevenire i rischi di incidente rilevante sono insufficienti. Tuttavia, il Ministero dell’Ambiente rilasciava parere positivo di compatibilitàambientale per il nuovo progetto (Tempa Rossa), a nostro avviso, in violazione della direttiva Seveso.
- L’art.9 della direttiva Seveso spiega che nel caso di un aggiornamento (per esempio giustificato dall'ampliamento di uno stabilimento esistente) il rapporto di sicurezza, deve essere inviato 'senza indugio'.Si tratta infatti di un ampliamento dello stabilimento già esistente e nessun rapporto di sicurezza sul progetto di nuova costruzione è stato inviato in via preliminare e ‘senza indugio’.
- Il comitato contesta inoltre: Violazione della direttiva Seveso nella parte relativa alla informazione e partecipazione del pubblico, non essendo a conoscenza della condizione di inottemperanza dell’azienda a prescrizioni sui rischi di incendio, e della mancata validazione del rapporto di sicurezza da parte del CTR (Comitato Tecnico Regionale), al momento della consultazione del pubblico, in fase di procedura di VIA. La carenza di tali fondamentali informazioni renderebbe, dunque, nulla l’intera procedura di VIA
- A causa della costruzione di nuovi serbatoi della capacità di 180 mila metri cubici, accanto alle cisterne già esistenti, si rileva anche una potenziale violazione dall’art.12, della direttiva 2003/105/CE (modifica della direttiva 96/82/CE) che stabilisce una pianificazione urbanistica tale da non accrescere i rischi per le persone in zone frequentate dal pubblico (vie di trasporto principali, aree ricreative,aree di particolare interesse naturale). Cio’ implica anche una mancata valutazione delle conseguenze di un possibile ‘’effetto domino’’, come fenomeno di amplificazione di un incidente rilevante. Si chiede dunque l’annullamento di tutta la procedura VIA (propedeutica alla rilascio dell’ AIA).
- La stessa petizione in oggetto segnala anche la problematica relaticva alla sicurezza alimentare:
- La stessa petizione, in ragione dell’aumento del traffico di petroliere in Mar Grande, previsto dal progetto, solleva la possibilità d’inquinamento delle acque, in seguito a sversamenti causati da operazioni di caricamento del greggio, per sversamenti dovuti alle operazioni di lavaggio delle cisterne di trasporto, o come conseguenza di incidenti in un’area già ad elevato traffico navale.
- La petizione sottolinea che ciò può irrimediabilmente compromettere la qualità delle acque del Mar Grande, aggravando, dunque, il rischio di contaminazione di prodotti destinati al consumo umano. Nello specifico si fa riferimento ai molluschi bivalvi (mitili) che proprio in seguito a contaminazione da pcb e diossine nel I seno di Mar Piccolo, sono già stati distrutti come disposto da un’ ordinanza del sindaco di Taranto. Attualmente, il novellame (cioè mitili non adulti), attende di essere trasferito in Mar Grande, poiché le aree di produzione delprimo seno di Mar Piccolo sono state chiuse ed è subentrato il divieto di commercializzazione.
- E’ evidente che autorizzare un progetto che aumenta il rischio di contaminazione della matrice alimentare significa esporre la popolazione locale e non, ad un rischio sanitario che deve essere evitato. Tale rischio annienta inoltre definitivamente un’attività locale, quale la mitilicoltura, che è nel territorio tarantino una risorsa per l’economia locale già pesantemente compromessa.
- In questo contesto si inserisce l’ulteriore denuncia del comitato Legamjonici relativamente alla contaminazione dei mitili del I seno di Mar Piccolo. Il comitato ha infatti richiesto l’intervento della SANCO, per la protezione sanitaria dei consumatori e per la sicurezza alimentare. La Direzione Generale della SANCO, dopo aver contattato la responsabile del comitato Legamjonici, è inoltre intervenuta in sede di discussione (il 22 gennaio 2013) per far presente alla Commissione per le Petizioni la potenziale violazione dei regolamenti comunitari.
- Il comitato Legamjonici ha infatti contestato: Possibile violazione dei Regolamenti (CE) n.852/2004,853/2004 e 854/2004 relativi a classificazione e controllo delle aree di produzione dei molluschi bivalvi, nonché violazione del Regolamento CE n. 1881/2006, in vigore fino a dicembre 2011, per il superamento dei limiti ben oltre il valore di 8 pg/g e del Regolamento (CE) N.1259/2011, in vigore a partire dal 1 gennaio 2012, che fissa limiti più restrittivi (6,5 pg/g) per diossine e PCB, nel loro complesso.
- Il comitato ha sottolineato che ‘’Non ci risulta che l’autorità competente deputata al controllo delle zone di produzione attribuite ai mitilicoltori abbiano nel corso degli anni (almeno a partire dal 2004) effettuato un inventario delle fonti di inquinamento derivanti da attività umana né tanto meno ci risulta che abbiano effettuato un esame dei quantitativi di inquinati organici emessi nei diversi periodi dell’anno o determinato le caratteristiche della circolazione degli inquinanti sulla base dell’andamento della corrente, della batimetria e del ciclo delle maree nella zona di produzione.’’
- Secondo la Direzione Generale della SANCO, quelle aree non potevano essere classificate poiché aree a rischio inquinamento, ed è inoltre impensabile credere che i molluschi abbiano solo di recente raggiunto livelli di diossine e pcb oltre i limiti di legge. La Direzione Generale SANCO chiederà ulteriori documentazioni alle autorità italiane.
- Significativi sono stati gli interventi di un’europarlamentare belga che, profondamente colpita dalla notizia della presenza di diossine in prodotti destinati al consumo umano, ha invitato la commissione a fare chiarezza. L’europarlamentare tedesco non ha avuto dubbi circa la necessità di mantenere aperte le petizioni per effettuare ulteriori indagini, sottolineando che oltre all’aspetto sanitario è importante valutare anche l’aspetto occupazionale.
- E’ proprio per questo motivo il nuovo progetto denominato ‘Tempa Rossa’ metterebbe nuovamente a rischio la mitilicoltura. Precauzione e prevenzione non possono essere ignorati.
- La seconda petizione relativa ai progetti hydrocracking, metanodotti e centrale turbogas sulla VIA unica, è in fase di studio poiché complessa. Attualmente la commissione europea attende risposte da parte delle autorità italiane.
In definitiva le inchieste restano ‘aperte’. C’è grande attenzione da parte della Commissione Europea nei confronti delle problematiche ambientali e sanitarie della città di Taranto.
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http://www.avaaz.org/it/petition/Stop_allinquinamento_provocato_dai_fumi_delle_navi