Italia, il giudice usa il test della verità, che fa condannare l'imputato
Molestie sessuali, il giudice usa una tecnica della neuroscienza Per la prima volta in Italia una tecnica di neuroscienza, sperimentata dal giudice sulla vittima di un reato con il suo consenso, entra in un processo penale non a motivare attenuanti per eventuali vizi di mente del condannato (come nei due già rari casi di Trieste 2009 e Como 2011), ma a concorrere alla prova d'accusa che con altre fa condannare un imputato: un anno a un commercialista accusato da una stagista di averla sessualmente molestata in ufficio. Non c'entra la macchina della verità. Gli «Implicit association test» (Iat) esaminati dal Tribunale di Cremona sono invece finalizzati a far emergere la memoria autobiografica, l'informazione implicita-inconscia che in teoria potrebbe non essere accessibile alla coscienza del soggetto. Ma sull'attendibilità al 92% di questo metodo e sulla sua accettabilità internazionale c'è discussione. E lo stesso giudice rimarca che questo metodo può provare ch