Anche la scuola è in mano alle banche. Oggi sciopero contro austerity
Anche la scuola è in mano alle
banche.
Oggi 14 novembre sciopero generale
e manifestazione europea contro l’ austerità
Di Francesca Fedrigo / Insegnante e admin della pagina NonSoloAnimali
Il governo ha disposto una Tesoreria
Unica nelle scuole: tutte le liquidità verranno versate su un conto
infruttifero della Banca d’Italia. Ciò comporterà più costi,
procedure farraginose e autonomia scolastica sempre sotto scacco.
Tra pochi giorni gli istituti cassieri
dovranno versare alla Tesoreria Unica i fondi disponibili in cassa,
che finora erano stati gestiti in autonomia da ogni scuola con il
proprio conto corrente bancario.
La circolare della Ragioneria Generale
dello Stato cita:-
“Il Dipartimento della Ragioneria
Generale dello Stato con la Circolare n. 32 del 31 ottobre 2012 prot.
n. 0088259 ha disposto nel dettaglio la procedura per l'apertura di
contabilità speciali presso la tesoreria statale (Banca d'Italia)
intestate alle istituzioni scolastiche, dando concreta attuazione a
quanto introdotto dalla spending
review (art. 7, commi 33 e 34 del DL
95/2012).”
Ciò vuol dire che i soldi delle scuole
non saranno più materialmente disponibili presso gli istituti
cassieri, anche se questi continueranno a svolgere il servizio di
cassa (pagamenti e riscossioni) per conto delle stesse, mantenendo la
funzione d'intermediazione operativa tra gli enti e la tesoreria
statale.
Con l'assoggettamento al servizio di
tesoreria unica tutte le somme saranno versate su sottoconti
fruttiferi e infruttiferi delle contabilità speciali: i
finanziamenti statali, regionali e degli enti locali saranno versati
su sottoconti infruttiferi così come i finanziamenti comunitari, i
mutui e i prestiti con garanzia statale, mentre quelli per cui non
c'è la garanzia statale e i contributi da privati e da gestioni
economiche (convitti, aziende agrarie) dovranno essere versati nei
sottoconti fruttiferi. Solo che questi ultimi sono riscossi tramite
cassiere bancario e riversati sul sottoconto fruttifero.
Tutto ciò varrà però solo in un
secondo momento. In prima battuta TUTTO dovrà essere versato sul
conto infruttifero, comprese le giacenze di cassa derivanti da fondi
privati che le scuole hanno ricevuto per precise finalità (progetti,
investimenti) e che se lasciate presso le banche o almeno sui conti
fruttiferi avrebbero potuto dare origine a un minimo di interessi.
Successivamente, ad ogni versamento, le
istituzioni scolastiche dovranno fornire indicazioni alla banca
cassiera per il riversamento sul sottoconto fruttifero o su quello
infruttifero e, in ogni caso, le somme riversate sui conti fruttiferi
(cioè quelli da cui le scuole potrebbero ricavare qualcosa) dovranno
essere le prime a essere utilizzate, secondo quanto previsto appunto
dalle regole della tesoreria unica.
Anche per quanto attiene ai pagamenti
la procedura risulta più laboriosa: si prevede ad esempio che alcuni
tipi di pagamento siano effettuati con la procedura dei girofondi tra
conti di tesoreria e non con il bonifico.
Inoltre, le scuole dovranno disporre i
pagamenti attraverso la procedura telematica introdotta dal
dispositivo OIL (ordinativo informativo locale). Una misura che può
essere utile ad evitare inefficienze nella gestione dei pagamenti e
risparmi sui costi vivi (es. spese di carta), ma non certo per
ridurre i costi di gestione del conto. Tuttavia anche in presenza del
dispositivo OIL è necessario conservare gli originali dei documenti
contabili con allegati i corrispondenti giustificativi di spesa,
tenuto conto che tale obbligo è previsto dall’attuale Regolamento
di Contabilità ( art. 15 D.I. 44/2001).
Cosa sono obbligate a fare le scuole
Le scuole comunicano alla banca il
proprio codice di contabilità speciale aperto presso la Tesoreria
unica. La banca a sua volta verserà entro il 12 novembre alla Banca
d'Italia, tutte le disponibilità liquide esigibili depositate e
smobilizzerà eventuali investimenti in titoli.
Il Miur, con nota 5919 del 20 settembre
2012, ha fornito alle scuole norme analitiche e dettagliate sul nuovo
schema di Convenzione di Cassa.
Le scuole quindi devono stipulare nuove
Convenzioni di Cassa per quelle in scadenza o valutare se conformare
quelle in essere aggiornandole con la nuova normativa e utilizzando
il nuovo modello predisposto dal ministero.
L’'introduzione della Tesoreria Unica
trasforma la cassa delle scuole in una cassa virtuale, e non va
certo nella direzione di potenziare l’autonomia scolastica come
promette continuamente il Ministro Profumo.
Dopo lo scippo dei fondi contrattuali
operato con l’introduzione del Cedolino Unico si consuma un altro
“furto” ai danni dell’autonomia. Inoltre ci sarà un aggravio
di lavoro (come quantità e come laboriosità) e di costi, come sta
dimostrando il rinnovo delle convenzioni di cassa.
Le banche, dal loro punto di vista, non
hanno alcuna convenienza a svolgere tale servizio ed applicano le
tariffe di mercato che, mediamente, superano i 3.000 euro annui.
Si tratta di spese insostenibili per le
scuole, le quali per farvi fronte dovrebbero consumare gran parte del
misero e sempre più incerto contributo statale per il funzionamento
amministrativo e didattico, che in media è di circa 8.000 euro su
base annua. In alcuni casi le banche stanno addirittura bloccando le
operazioni (pagamenti/riscossioni) ritenendo non più conveniente il
rapporto di tesoreria con le scuole.
Per di più, c'è da considerare che le
scuole sono messe alle corde anche dal divieto, previsto nello
schema, di inserire come punteggio l'eventuale contributo
dell'istituto cassiere che finora era previsto.
In sostanza con la Tesoreria unica si
realizza un risparmio per il bilancio dello Stato mentre per le
scuole la tenuta dei conti presso gli istituti cassieri non sarà più
a titolo gratuito, come fino ad oggi avvenuto, ma oneroso.
Le motivazioni che fanno aderire la
CGIL e i sindacati Europei allo sciopero sono molteplici, dalla
minaccia dell’aumento dell’orario settimanale dei docenti di
medie e superiori all’approvazione (manca soltanto il sì del
Senato) del Ddl 953, ribattezzato Aprea-Ghizzoni. Dalla “stretta”
arrivata con la spending review al graduale processo di accorpamento
degli istituti, dal ritorno di un concorso a cattedra sprecone e
inutile. Fino al mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale e
al blocco degli scatti di anzianità. Infatti è stato abolito il
comma 10 dell'art 12 della Legge 122/10 (Tremonti) che introduceva a
decorrere dal 1 gennaio 2011 per i dipendenti pubblici l'applicazione
del TFR prevista dal codice civile con l'accantonamento del 6,91. In
seguito all'applicazione di tale comma è stato applicato sì il 6,91
ma sull'80% e non sul 100% definendolo così nuovo TFS.
Adesso che tale comma è stato
abrogato, si ripristina la modalità di calcolo della liquidazione
disciplinata dalla normativa antecedente la Legge 122/10, e cioè il
DPR 1032/73, più favorevole al lavoratore.
Quanto è accaduto non fa altro che
confermare il pesante giudizio politico sull'illegittimità
dell'impianto della Legge 122/10 (blocco dei contratti, blocco scatti
di anzianità, blocco delle retribuzioni, scippo dei fondi
contrattuali, ecc) e sull'operato di tecnici e legislatori che
riducono i diritti dei lavoratori in spregio ai principi di legalità
e corrono ai ripari solo se costretti dalle pesanti censure dei
giudici.
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