Bunga-bunga, nuove intercettazioni: “Silvio mi ha sculacciato un po’, tutto qui”
Barbara Guerra e le intercettazioni del caso Tarantini
Repubblica sbatte oggi a pagina 9 alcune intercettazioni inedite del caso Tarantini. L’articolo di Carlo Bonini e Giuliano Foschini riporta un incredibile e surreale dialogo tra l’imprenditore della sanità accusato di sfruttamento della prostituzione e spaccio di cocaina e Barbara Guerra, showgirl.
LE INTERCETTAZIONI - Ecco le parole dei due al telefono:
Tarantini (T) entra nel cuore del Presidente. Ne diventa il lenone. E tra le ragazze che avvia alle sue residenze c’è Barbara Guerra (B).
T: «Non puoi sembrare né una troietta né una ragazzina. Ti devi mettere un cappotto blu e un pantalone chiaro. Oppure un pantalone scuro e un cappotto scuro…».
B: «Mo’ vedo, dai, mo’ cerco in valigia».
T: «Mettiti dei fogli in mano, oppure sai che devi fare? Comprati Sole 24 Ore, Gazzettae Repubblica in mano e arriva con quelli…» (…)
B: «Ma un giorno solo stiamo via?».
T: «E che ne so, amo’. Con quello sai quando entri e non sai quando esci (…) Ma poi come si è comportato? Bene?».
B: «Con me? Sì, mi ha sculacciato un po’ però…».
Gianpaolo Tarantini, un vecchio nome che torna sulle cronache dunque. Di lui sappiamo fin dal primissimo scandalo sotto le coperte di palazzo Grazioli, quello di Patrizia d’Addario. Barese, imprenditore della sanità attivissimo nel mercato delle protesi, avrebbe fatto di tutto per procacciarsi contatti, reti e contratti. Di lui parlava esaustivamente Donato de Sena in un’inchiesta apparsa tempo fa su queste pagine.
Tarantini voleva accattivarsi il premier. Il suo lavoro di persuasione era cominciato, un anno prima, nell’estate del 2008, quando si erano conosciuti in Costa Smeralda. Lui, il rampante ‘re delle protesi’ della Puglia aveva affittato una villa a Porto Cervo, lui, il capo di governo, soggiornava nella sua Villa Certosa. Fu allora che Tarantini cominciò a riempire le residenze del Cavaliere di avvenenti ragazze. Fu ancora Mannarini, l’autista, nel 2009, a parlarne, davanti ai giudici che lo indagavano per detenzione di sostanze stupefacenti.
Mannarini era l’autista personale di Tarantini e tuttofare, poi gola profonda del processo: donne, droga, buoni giri, tutto per procacciarsi contratti e ingaggi per il mercato della sanità nel quale Giampi operava. Dunque, il filo diretto fra Bari e Roma, le ragazze procacciate “da dare in pasto al drago” come diceva Veronica Lario. Subentra poi L’intreccio poi con Valter Lavitola, il giornalista direttore dell’Avanti e confezionatore (su commissione) dello scandalo sulla casa di Montecarlo a danno di Gianfranco Fini. Una persona ammanicata, che sapeva e dunque pericolosa Tarantini, tanto che sarebbe stato contattato da Lavitola per conto di Silvio per dichiarare il falso davanti ai giudici.
fonte: giornalettismo.com
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