Alcune valutazioni sulla cena di Renzi con l'élite dell'alta finanza


Niccolò Maria de Vincenti – Matteo Renzi non si ferma più, è un frecciarossa che non conosce capolinea. Mercoledì sera ha organizzato a Milano una serata di “fund raising” elettorale con la fondazione Metropolitan, offrendo un buffet nella chiesa sconsacrata di via di Sant’Eufemia. Ufficialmente però l’invito arriva da Davide Serra, ex Morgan Stanley e fondatore della Algebris Investements, un hedge fund da 2 miliardi di euro e rotti, che si occupa di redigere l’agenda da affrontare. Costo della partecipazione: dai mille ai cinquemila euro a persona. C’è tutta la finanza lombarda che conta, giovani e vecchi piranha della city milanese, i nuovi yuppies. Arrivano Flavio Valeri, numero uno di Deutsche Bank Italia, Carlo Salvatori, presidente della filiale italiana della Allianz, l’ex dg di Bpm, Enzo Chiesa, Andrea Soro di Royal Bank of Scotland, il banchiere Guido Roberto Vitale che all’uscita dirà “Renzi è bravo, è un uomo di sinistra che non demonizza il capitale e che, soprattutto, non ha letto Marx”. Fra gli assenti numerosi big, in primis Tito Boeri, con il quale però il sindaco di Firenze si è incontrato nel pomeriggio alla cattolica-per discutere di alcuni punti economici del suo programma, poi Massimo Moratti e Tronchetti Provera. Ci sono aitanti avvocati d’affari, giovani manager della Pirelli, finanzieri di Santander e Mediobanca. Tutto finemente curato, in ormai certificato stile rendiamo, con la supervisione di Giorgio Gori, vecchia volpe della comunicazione. Rilegato in una brochure è esposto il programma-dibattito della serata: “Italia. problemi, conseguenze e raccomandazioni”, vengono esposti con delle slides i punti cardine del Renzipensiero aeconomicus, dall’evasione fiscale alla circolazione del denaro contante, dalla riduzione della macchina statale al rapporto debito/PIL.
La domande sorgono spontanee: perché l’homo novus della sinistra italiana, il cosiddetto rottamatore, organizza una cena con gli esponenti della finanza italiana, logici rappresentanti di quella globale, additata come colpevole della crisi? Perché l’happening è organizzato da il fondatore di un hedge fund- per i profani in materia lo stesso è un fondo ad alto rischio, che adopera strumenti finanziari spesso deregolamentati, di matrice tipicamente speculativa n.d.r- con base fiscale e sede societaria alle Isole Cayman? Il fenomeno della rottamazione, tanto professato, come si concilia con una programmazione in materia economica coadiuvata dai protagonisti di Piazza Affari? Un mare di reazioni e risposte. La faida interna al partito continua e ad alimentarla è ancora una volta Massimo D’Alema “Non credo che Renzi sia sinonimo di inizio – dice – e di un rinnovamento convincente. Al di là del dato generazionale, non vedo elementi di novità sul piano politico e culturale rispetto alla stagione che abbiamo vissuto, anzi vedo elementi di continuità”, continua poi “se uno mi dice aiutami a rinnovare lo aiuto e mi faccio da parte, se uno mi dice ti voglio distruggere, cacciare, porre fine alla tua carriera politica io dico ‘provaci”. Si tratta di due modi diversi di porre la questione, continua: “chi chiede il rinnovamento, nel rispetto e nel coinvolgimento delle persone, e chi vuole distruggere e provoca degli scontri”. E se a vincere le primare fosse proprio il rottamatore, lo appoggerebbe? “Renzi non chiede di essere appoggiato – risponde – vuole mandarci in pensione, anzi ha detto ai giardinetti”.Bersani sentenzia: ” Chi ha base alle Cayman-rivolgendosi al già citato Serri-non dia consigli”. Polemico anche il candidato alle primarie Nichi Vendola che definisce così Renzi ” non ho mai visto un rivoluzionario che tende la mano ai poteri forti”. Giorgio Gori, spin doctor del nostro Matteo, risponde prendendo le distanze dall’infamante cena “Non l’abbiamo organizzata noi, Renzi era soltanto invitato, conoscevo tre persone su cinquanta, sono stati affrontati importanti punti di discussione”.
L’analisi da compiere è duplice.
In primis il Renzi-pensiero è un serbatoio sterile, forma e non materia, vuoto da riempire. Da qui nasce la necessità di un confronto ampio per alimentare i contenuti in vista della chiamata elettorale, di foraggiare la proposta, come l’incontro in materia Lavoro con Tito Boeri o quello. Il golden boy non ha un’architettura ideologica solida, si alimenta delle più varie tendenze neo liberiste, di stampo ricordiamo anglosassone, che oggi si definiscono “europrogressiste”, come se un neologismo può abbindolare. L’immensa fortuna di questo personaggio politico è la sua grande capacità comunicativa. Trasmette serietà e allo stesso tempo affabilità vedere un cittino, come si dice in Toscana, con quella faccia da così bravo ragazzo, diviene impensabile vederlo tramare nell’ombra. La fiducia sta raggiungendo picchi altissimi, malgrado continui la guerra di trincea con i dinosauri del partito. La seconda è una critica costruita intorno i detrattori di Matteo Renzi. Obama non sedeva al banchetto di Goldman Sachs nel 2008? Si ha davvero l’opinione di poter sovvertire l’attuale sistema economico/finanziario e soprattutto bancario?Può continuare l’illusione di credere di poter sconfiggere un sistema di gestione delle risorse monetarie antecedente al capitalismo stesso?La finanza non può morire, perché è necessaria. Non è assolutamente da ritenersi utopistica la possibilità che la Politica torni a sovrastarla, a delinearne gli orientamenti, a regolamentarla, come tanti auspicano. Possono fallire banche d’affari, si possono condannare manager dalla condotta scellerata, si possono perfino destituire i cosiddetti “colpevoli della crisi” e pubblicamente essere giustiziati. Ma non può fallire questo attuale sistema, ormai consolidato nelle interazioni vitali del nostro mondo. Deve quindi cessare, perché asettico e soprattutto poco edificante, questo giudizio a priori ormai diffuso sul mondo della finanza; si svolge il più delle volte una riflessione sfumata, a tratti distorta da cinema e letteratura, sui finanzieri, si traccia il profilo dello spietato Gordon Gekko del film Wall Street, si demonizza quella concezione di fare economia. Adesso l’argomentazione potrà apparire incoerente e contraddittoria. La Politica, come già detto, deve necessariamente – in Italia e nel resto del Mondo- tornare a guidare le impostazioni economiche e finanziarie, ed è questa la grande sfida di questo decennio. Renzi potrà anche aver raccolto fondi fra finanzieri e banchieri che in questo momento staranno addirittura speculando sui nostri titoli di stato, ma di sicuro ha compreso il valore del dialogo con questo mondo, non completamente inquinato. A chi vede in Renzi un novello Craxi o per giunta la spettrale continuazione di Berlusconi non auguriamo altro che di specchiarsi nella palla di vetro.

fonte: lintellettualedissidente.it -  tratto da informarexresistere.fr



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