Genova: La patente tolta per questioni morali
Ci sono condanne che non si scontano mai fino in fondo. E che ti inseguono. Diventano una seconda carta d’identità e viaggiano con te. Il carcere, quando è un tribunale a sentenziare, dovrebbe essere una parentesi più o meno lunga prima del riscatto, della riabilitazione.
Dovrebbe. Per il codice della strada, invece, la pena non basta. Ora a Genova, in base a una legge introdotta due anni fa ma rimasta di fatto inapplicata in attesa di modifiche e aggiornamenti mai arrivati, il giudizio si estende alla sfera morale della persona. Proprio così. E una condanna per questioni di droga diventa un marchio di indegnità, inaffidabilità (anche se controlli e analisi negli anni hanno dimostrato il contrario) capace di farti revocare la patente. Matteo G., 41 anni, rappresentante di commercio di Arenzano, chiede di restare coperto dall’anonimato per non aggiungere un altro danno alla «beffa appena incassata»: per i prossimi tre anni potrà spostarsi solo a piedi o accompagnato. Lo ha deciso il prefetto.
Ha sbagliato, Matteo G., finendo nelle maglie di una organizzazione di spacciatori di cocaina nell’ormai lontano 2006. Ha pagato un primo conto, con una condanna a tre anni e mezzo. E si è sottoposto a ogni genere di test e analisi, dal sangue ai capelli, passando ogni controllo.
La giustizia però non si è fermata e quando ormai la sua vita si era stabilizzata sulla retta via, con una moglie e una figlia in arrivo tra qualche mese e un lavoro come rappresentante di gioielli ormai avviato, è arrivata la mazzata: sei indegno, gli dice in sostanza il provvedimento, quindi non puoi guidare fino a nuovo ordine.
È successo alla fine del mese scorso e il provvedimento è stato notificato quando Matteo e la famiglia si trovavano in vacanza in Trentino. In campeggio. L’ufficiale giudiziario incaricato dalla prefettura di Genova non ha sentito ragioni. E ha raggiunto il camping per farsi consegnare la licenza di guida. Risultato? Marito e moglie incinta sono rimasti a piedi.
fonte: il secolo XIX tratto da osservatoriorepressione.org
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