L'Italia un tempo esportava cultura: ora esportiamo strumenti di morte
Dal 2014 i piloti militari israeliani, che per decenni hanno imparato a fare la guerra su vecchi aerei americani, useranno i nuovi M-346 italiani prodotti da Alenia Aermacchi.
L’azienda aeronautica del gruppo Finmenccanica ha appena firmato con il ministero della Difesa israeliano un contratto da 850 milioni di euro per la fornitura di trenta velivoli da addestramento. “Una eccezionale vittoria del sistema paese Italia”, per l’amministratore delegato Giuseppe Giordo. “Siamo fieri di essere protagonisti e partecipi di questo notevole successo”.
Pecunia non olet, tanto meno per i mercanti di guerra. Per loro gli affari sono affari, soprattutto in tempi di crisi. Poco importa che il cliente sia una forza militare che si è macchiata dei peggiori crimini di guerra, commettendo stragi di civili in maniera così sistematica da spingere decine di piloti israeliani a fare pubblica obiezione di coscienza.
“Fieri” di collaborare con chi nel 2006 bombardava a tappeto i quartieri residenziali di Beirut e i villaggi del sud del Libano (ricordate la strage di bambini nel villaggio di Cana?). “Fieri” di fare affari con chi nel 2009 a Gaza sganciava bombe al fosforo sulla scuola dell’Onu stipata profughi. “Fieri” che i piloti che si preparano a bombardare l’Iran si addestrino su velivoli italiani.
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