"USA: democrazia a rischio. Anche gli americani verso l'austerity." di Lidia Undiemi
di Lidia Undiemi per nocensura.com
Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine.
I derivati sono pari a quasi 7 volte il PIL mondiale, e metà di questi sono in mano alle prime 5 banche americane. L'alta finanza regna dunque sovrana in tutto il mondo, e l'incubo di una nuova bufera speculativa è dietro l'angolo. Si indaga sulla perdita di 2 miliardi di dollari della JP Morgan e Washington ritorna a discutere di riforme.
Un film già visto qualche anno fa con la crisi dei subprime, e ciò dimostra come senza un adeguato e strutturale contrasto ai meccanismi speculativi il keynesianesimo di Obama nell'economia statunitense riesce a produrre solo effetti modesti e di breve periodo sulla crescita e sulla occupazione, di certo non paragonabili alla quantità di stimoli messi in campo.
Andrew Sullivan (giornalista britannico che vive negli Stati Uniti) mette in evidenza come anche con la rielezione di Obama, che si contrappone al partito pro-austerity, gli americani rischiano forti tagli alla difesa, allo stato sociale e nello stesso tempo dovranno affrontare la scadenza degli sgravi fiscali decisi da Bush.
Al di là delle ideologie messe in campo in questo difficile periodo, si assiste ad una mancata ripresa dell'economia reale che non è stata risolta con gli incentivi fiscali e monetari.
USA ed Europa hanno evidentemente grossi problemi comuni, in primis la giungla finanziaria che influenza le economie mondiali. Ma come già detto altre volte c'è un altro fenomeno che la politica stenta ad affrontare, ossia l'ingerenza antidemocratica dei politici nella gestione delle risorse pubbliche.
A quanto pare il problema non è solo italiano (e probabilmente europeo), Barry C. Lynn, giornalista e saggista statunitense, mette in guardia dal fatto che la monopolizzazione dei mercati pubblici rappresenta per gli Stati Uniti una emergenza politica che spinge verso un ritorno ad un governo dei privati che mette a rischio la sopravvivenza della democrazia.
Attenzione dunque a non perdere di vista l'effettiva portata del nuovo piano Marshall e, più in generale, la concreta attuazione dei piani di rilancio degli investimenti pubblici."
PS: IL PENSIERO DEI GIORNALISTI E' STATO TRATTO DA "L'INTERNAZIONALE" DELLA SETTIMANA 4-10 MAGGIO
Lidia Undiemi
Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine.
I derivati sono pari a quasi 7 volte il PIL mondiale, e metà di questi sono in mano alle prime 5 banche americane. L'alta finanza regna dunque sovrana in tutto il mondo, e l'incubo di una nuova bufera speculativa è dietro l'angolo. Si indaga sulla perdita di 2 miliardi di dollari della JP Morgan e Washington ritorna a discutere di riforme.
Un film già visto qualche anno fa con la crisi dei subprime, e ciò dimostra come senza un adeguato e strutturale contrasto ai meccanismi speculativi il keynesianesimo di Obama nell'economia statunitense riesce a produrre solo effetti modesti e di breve periodo sulla crescita e sulla occupazione, di certo non paragonabili alla quantità di stimoli messi in campo.
Andrew Sullivan (giornalista britannico che vive negli Stati Uniti) mette in evidenza come anche con la rielezione di Obama, che si contrappone al partito pro-austerity, gli americani rischiano forti tagli alla difesa, allo stato sociale e nello stesso tempo dovranno affrontare la scadenza degli sgravi fiscali decisi da Bush.
Al di là delle ideologie messe in campo in questo difficile periodo, si assiste ad una mancata ripresa dell'economia reale che non è stata risolta con gli incentivi fiscali e monetari.
USA ed Europa hanno evidentemente grossi problemi comuni, in primis la giungla finanziaria che influenza le economie mondiali. Ma come già detto altre volte c'è un altro fenomeno che la politica stenta ad affrontare, ossia l'ingerenza antidemocratica dei politici nella gestione delle risorse pubbliche.
A quanto pare il problema non è solo italiano (e probabilmente europeo), Barry C. Lynn, giornalista e saggista statunitense, mette in guardia dal fatto che la monopolizzazione dei mercati pubblici rappresenta per gli Stati Uniti una emergenza politica che spinge verso un ritorno ad un governo dei privati che mette a rischio la sopravvivenza della democrazia.
Attenzione dunque a non perdere di vista l'effettiva portata del nuovo piano Marshall e, più in generale, la concreta attuazione dei piani di rilancio degli investimenti pubblici."
PS: IL PENSIERO DEI GIORNALISTI E' STATO TRATTO DA "L'INTERNAZIONALE" DELLA SETTIMANA 4-10 MAGGIO
Lidia Undiemi
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