Francia, Hollande vara il tetto massimo per gli stipendi nelle imprese statali.

La spending review di Hollande: dopo il taglio dello stipendio a governo e presidente, arriva un decreto per limitare a 450mila euro la paga dei manager nelle aziende controllate dallo Stato. I salari più alti potranno essere al massimo 20 volte più elevati dei minimi
Lo aveva promesso in campagna elettorale. Ribadito a più riprese, con la destra che lo accusava di facile demagogia. Sì, la riduzione degli stipendi dei manager, almeno quelli delle aziende pubbliche, è uno dei cavalli di battaglia di François Hollande, che, appena nominato, si è subito decurtato il salario del 30% e ha poi proceduto allo stesso modo con i ministri del nuovo Governo. Ebbene, ieri al consiglio dei ministri, Pierre Moscovici, il ministro delle Finanze, ha presentato un decreto che porterà a una riduzione generalizzata delle entrate degli alti dirigenti nelle imprese controllate dello Stato. Con la speranza che abbia effetti benefici anche sul privato.
Il provvedimento dovrebbe diventare operativo già a fine giugno. E si applicherà pure ai contratti in essere. Si può dire che Hollande e il suo ministro ci sono andati giù abbastanza pesanti, invertendo una tendenza ai rialzi a ripetizione innescata nei conglomerati pubblici negli anni di Nicolas Sarkozy. Innanzitutto il decreto prevede un limite massimo di 450mila euro annui lordi, “che entrerà in vigore già quest’anno e in certe società l’anno prossimo. Mi sembra che guadagnare 450mila euro all’anno non sia un deterrente per trovare donne e uomini di qualità da mettere alla guida delle nostre imprese”, ha precisato Moscovici, rispondendo a chi accusa Hollande di mettersi fuori mercato (Stéphane Richard, l’amministratore delegato di France Télécom, ad esempio, dove lo Stato francese detiene una partecipazione minoritaria, intasca un milione e mezzo all’anno).

Tale regola, comunque, si applicherà solo ai gruppi dove lo Stato detiene una partecipazione maggioritaria, che sono in tutto una quindicina, come il colosso energetico Edf, quello ferroviarioSncf o il nucleare Areva. A queste stesse aziende si applicherà tale regola: i salari più alti dovranno essere massimo venti volte più elevati di quelli ai minimi. All’inizio il rapporto doveva essere calcolato all’interno di ogni gruppo. Ma poi Hollande e Moscovici hanno deciso di andare oltre: si prenderà come riferimento il 10% del personale meno pagato di tutti i gruppi e si farà una media. Il rapporto di venti volte verrà calcolato su quella base. In questo modo si impedisce che i salari possano andare particolarmente verso l’alto nelle aziende, come Edf, dove quelli minimi sono relativamente elevati. Proprio Edf è uno dei casi nel mirino dell’Esecutivo: attualmente l’ad, Henri Proglio, guadagna 63 volte di più dei suoi colleghi meno pagati. Il manager, un sarkozysta di ferro, sarà tra quelli a dover subire uno dei tagli più vertiginosi alle sue entrate.
Hollande e compagnia, comunque, non si sono fermati qui. Vogliono colpire anche le aziende dove le partecipazioni nel capitale sono minoritarie, come France Télécom e la compagnia aerea Air France. “In questo caso – si legge nel decreto – il Governo chiederà ai rappresentanti dello Stato, che siedono nei consigli d’amministrazione, di proporre le stesse misure”, applicate nei gruppi a controllo pubblico maggioritario. La speranza del presidente è che il nuovo trend si estenda anche al business privato (qui, in Francia, il rapporto fra gli stipendi più bassi e quelli più alti può arrivare a un massimo di uno a 400). In ogni caso il Governo sta già studiando una nuova legge da presentare entro la fine dell’anno e che dovrà contenere stock options, bonus e altri incentivi destinati a tutti i dirigenti, anche quelli delle imprese private.
Che Hollande facesse sul serio si era capito subito, con l’affaire Air France. Lo scorso 31 maggio, all’assemblea degli azionisti, quasi l’80% aveva bocciato un indennizzo di 400mila euro previsto per l’ex ad della società, Pierre-Henri Gourgeon, che l’aveva ottenuto sottoscrivendo una clausola di non concorrenza (l’impegno a non lavorare per i concorrenti della compagnia aerea per tre anni). Quel voto era stato determinato dalle proteste pubbliche del Governo, che aveva invitato tutti, non solo i suoi rappresentanti, a votare contro, trovando indecente, in una fase di difficoltà per il gruppo e di probabili licenziamenti, il pagamento di un bonus del genere. Non è ancora chiaro se Gourgeon, comunque, dovrà restituire quell’indennizzo, che, in realtà, aveva già incassato. La questione è ancora aperta. All’origine di mille polemiche.
Intanto ora la destra, ormai all’opposizione, ha ironizzato su queste “misure morali” di Hollande. Il limite ai salari dei supermanager pubblici a 450mila euro annui “è estremamente ipocrita”, ha detto Jean-François Copé, segretario generale dell’Ump, il partito erede della tradizione neogollista. “Si fa credere ai francesi che si risolvono così i problemi di bilancio ed economici, riducendo gli stipendi dei dirigenti del nostro Paese – ha precisato -Invece, non si risolve proprio un bel niente. Di certo non i problemi di ingiustizia sociale”.



di Leonardo Martinelli per ilfattoquotidiano.it



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