Corruzione, passa la fiducia al governo Condannati incandidabili. Solo dal 2018
Sull'incandidabilità dei condannati in Parlamento votata questa mattina il ministro per la Pubblica Amministrazione Filippo Patroni Griffi chiarisce: "Con il testo approvato oggi, il governo è in grado di esercitare la delega a partire dal giorno successivo all’approvazione della legge". E il Guardasigilli: "Cercheremo di accelerare al massimo"
Il fiducia day inizia e finisce bene per il governo che incassa tre sì per gli articoli 10, 13 e 14 del ddl corruzione. Il primo è quello sull’incandidabilità dei condannati che sarà applicato, in caso di conferma anche al Senato, soltanto dal 2018 e non dalle prossime elezioni come chiedevano Fli, che si è astenuta, e anche Pd, che ha votato a favore. Il secondo definisce il reato di traffico di influenze. A Montecitorio la prima fiducia è passata con 461 sì, 75 no e 7 astenuti, la seconda con meno voti: 431 sì, 71 no e 38 astenuti come era prevedibili visto le prese di distanze di alcuni deputati del Pdl. La terza fiducia sull nuova fattispecie della corruzione tra privati, è passata con 430 sì, 70 no e 25 astenuti. ”Sono soddisfatta perché è andato avanti nella sua struttura che, dopo i lavori della commissione, ha mantenuto comunque la sua identità. E’ apprezzabile – commenta il ministro della Giustizia Paola Severino - per il senso di responsabilità che ha espresso il Parlamento in questa occasione”.
Incandidabilità. Nessun condannato in via definitiva potrà entrare in Parlamento o avere incarichi di governo. L’articolo 10 del ddl corruzione, che ha incassato la fiducia dall’Aula questa mattina, potrebbe entrare in vigore solo a partire dal 2018. Se l’articolo diventerà legge, infatti, le persone condannate con sentenza passata in giudicato a più di due anni per i reati gravi come mafia e terrorismo e per quelli contro la Pubblica Amministrazione o coloro che hanno subito condanne sempre in via definitiva per tutti gli altri reati per i quali sono previste pene superiori nel massimo a tre anni, non potranno essere elette né al Parlamento nazionale, né a quello europeo, né potranno ricoprire incarichi di governo. Tali limiti però varranno solo dopo il 2013. Cioè a partire dalla legislatura del 2018 a meno che il governo non eserciti la delega. E su questo interviene il ministro per la Pubblica Amministrazione Filippo Patroni Griffi: “Con il testo approvato oggi, il governo è in grado di esercitare la delega a partire dal giorno successivo all’approvazione della legge e in questo modo i nuovi divieti sarebbero di immediata applicazione. Il termine della delega è un termine massimo”. Anche il ministro della Giustizia Paola Severino garantisce l’impegno del governo: ”Il tempo di un anno previsto nell’art.10 del ddl anticorruzione è il termine massimo. Cercheremo di accelerare al massimo e di legiferare sull’incandidabilità dei condannati entro il 2013”.
Corruzione e traffico di influenza. Con l’articolo 13 nasce il nuovo reato di induzione, frutto dello spacchettamento della concussione. Non solo, con esso si introduce anche il reato di traffico illecito di influenze e quello della corruzione per l’esercizio della funzione. Con il nuovo articolo 319 quater si prevede che, salvo che il fatto costituisca più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con la reclusione da tre a otto anni. Quanto al traffico di influenze illecite si prevede che chiunque, fuori dai casi di concorso in altri reati, “sfruttando relazioni esistenti con un pubblico ufficiale o con un incaricato di pubblico servizio, indebitamente fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale, come prezzo della propria mediazione illecita, ovvero per remunerare il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, è punito con la reclusione da uno a tre anni”. Stessa pena per chi dà o promette denaro o altro vantaggio patrimoniale. La pena aumenta se chi indebitamente fa dare o promettere denaro o altro vantaggio patrimoniale riveste la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio. Le pene vengono ancora aumentate se i fatti sono commessi in relazione all’esercizio di attività giudiziarie”.
Nonostante l’impegno del Guardasigilli non si era arrivati nei giorni scorsi a un accordo e così il ministro per i rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, in aula alla Camera ha posto, a nome del governo, la fiducia sugli articoli 10, 13, e 14 del del disegno di legge, senza modifiche rispetto ai testi approvati in commissione. Sull’articolo 10 sono arrivati i no di Idv e Lega, Fli si è astenuta (ma voterà gli altri due, ndr) Pd e Pdl hanno votato a favore. Sul secondo articolo però il Pdl è stato meno compatto. Perché se il vice presidente vicario del Pdl alla Camera, Massimo Corsaro e l’ex-ministro della Gioventù, Giorgia Meloni hanno inviato, tramite una nota, l’ordine di scuderia pur con qualche mal di pancia Alessandra Mussolini ha fatto sapere che i suoi sono “tre convinti no. Dite che non appartenete ai poteri forti ma siete voi i poteri forti – ha detto, rivolta al Governo – dimettetevi, non ne avete azzeccata una da quando vi siete insediati”. E altri pidiellini, per esempio Lucio Barani e Giuliano Cazzola, hanno fatto sapere che non avrebbero parteciperemo alla votazione sugli articoli 13 e 14 “perché non giudichiamo sensato combattere, come è giusto e doveroso, la corruzione con norme degne della Inquisizione spagnola o di regimi totalitari piuttosto che di uno Stato democratico. Ovviamente trarremo conclusioni coerenti in sede di voto sui singoli articoli e sul provvedimento nel suo complesso”. Del resto lo stesso Fabrizio Cicchitto, il capogruppo del Pdl alla Camera, aveva dichiara: “Come avrò modo di dire nella dichiarazione di voto di domani, è auspicabile che al Senato questo disegno di legge abbia alcune modifiche, in primo luogo per quello che riguarda il traffico di influenza perché esso rischia di dare ai pubblici ministeri una discrezionalità del tutto eccessiva”.
Dello scontento che sembra montare nel partito di Silvio Berlusconi si sono accorti in tanti. E per questo che arriva un avvertimento da Fli: ”Sarebbe gravissimo se le forze politiche licenziassero il ddl anticorruzione alla Camera per poi assassinarlo al Senato” dice Carmelo Briguglio di Futuro e Libertà invitando il governo ad esserre “responsabile, seguendo l’iter complessivo del provvedimento. Se è solo un atto di ipocrisia per farlo uscire dalla Camera e poi eliminarlo al Senato, perché non favorisce il sistema Penati o favorisce il sistema Ruby allora gli italiani avrebbero il diritto a elevare con un moto forte il proprio sdegno verso le istituzioni e verso la classe politica”.
fonte: ilfattoquotidiano.it
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