Carta sprecata e sei miliardi di risparmi dello Stato che sfumano.

antonio galdo
di Antonio Galdo
Aumentano, ogni giorno, le mail che ricevo con un’avvertenza in coda: Non stampare, risparmi carta e contribuisci a salvare l’ambiente. Nei fatti però le cose, almeno in Italia, procedono diversamente e in qualche caso vanno perfino nella direzione opposta. Negli uffici, per esempio, stampiamo in media circa 32 pagine al giorno di documenti, con un enorme spreco di cellulosa, inchiostro delle stampanti e perfino corrente elettrica. Nella pubblica amministrazione, come al solito, siamo finiti nel cono d’ombra delle buone intenzioni, delle leggi che affondano in attesa del decreto, di qualche nicchia di burocrati che remano contro, di quanti si spaventano, anche sul piano della trasparenza, per qualsiasi innovazione di buon senso.  Pensate: le regole per i concorsi nelle università valgono una montagna di 35 milioni di pagine, che si risparmierebbero mandandole  a destinazione in versione elettronica, ma Il Consiglio di Stato si oppone perché potrebbe trattarsi di “una lettura dai tempi più lunga e più onerosa”. Onerosa per chi, è un mistero.
Poi ci sono le fatture via mail. Anche queste, se ben utilizzate, potrebbero consentire un enorme risparmio di carta e di lavoro, dunque di costi. Già nel 2007, cinque anni fa, il Parlamento ha approvato all’interno di una Finanziaria una legge ad hoc, con la quale la fattura è diventata elettronica nella pubblica amministrazione. Elettronica, ma virtuale perché nei fatti non si è mai vista. Come mai? Manca il dettaglio, essenziale, del decreto attuativo, senza il quale nell’Italia della burocrazia e dei bizantinismi ministeriali anche una decisione del Parlamento, dopo alcuni anni, resta lettera morta. E resta inchiodato a zero il risparmio di 6 miliardi di euro che lo Stato potrebbe ottenere semplicemente attraverso la digitalizzazione del processo che porta poi alla spedizione e al pagamento, o all’incasso, di una fattura.
Il risultato è che la fatturazione elettronica, al momento, vale il 5 per cento del settore, mentre in altri paesi europei siamo oltre il 15 per cento. Loro, in materia di iniziative concrete anti-spreco, camminano e corrono, noi restiamo fermi.   E anche nel settore privato le cose non vanno nella direzione giusta: in questo caso sembrerebbe che la fatturazione elettronica, e il risparmio di carta, spaventino perché potrebbero rendere più facili, e quindi più pericolosi, i controlli fiscali. Cioè gli accertamenti di eventuali evasioni ed elusioni.  Al danno economico, lo spreco della carta aggiungono, con un catastrofico binomio, gli effetti collaterali decisamente nocivi per l’ambiente. Ogni anno, un terzo degli alberi abbattuti sulla Terra viene destinato alla produzione di carta, e la Commissione europea ha calcolato che per ogni punto percentuale di scartoffie migrate sul web si salverebbero 800mila alberi. Pensateci prima di stampare un foglio.  



fonte: affaritaliani.libero.it



Commenti

Jinocchio ha detto…
Il conteggio del risparmio è realistico e reale solo ex post. Sappiamo quanta carta risparmieremmo (in teoria) e quanto inchiostro, ma il bilancio fa fatto tenuto conto di una serie di effetti, alcuni prevedibili, altri sorprendenti, che può avere l'attuazione dell'informatizzazione dei documenti: es. il costo della minore efficienza della lettura di documenti digitali (e questo lo sa qualsiasi studente che si è stampato le dispense da preparare per gli esami), il costo sociale della diminuzione della vista dovuta alla maggiore esposizione allo schermo, il maggior costo della manutenzione dei mezzi informatici e il maggiore impatto di virus e deterioramenti, il costo dell'incremento dei mezzi informatici e delle licenze (per esempio gli urp non hanno un pc per ogni dipendente), il costo di alfabetizzazione dei vecchi dipendenti di basso livello, il costo del maggiore impatto delle interruzioni di erogazione elettrica, fenomeni destinati ad aumentare di numero nel tempo. Maggior numero di computer può portare a maggiori spese di climatizzazione.

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