Attentato Brindisi, l'uomo rilasciato: "Ho paura, non esco più. La mia vita è cambiata"
Parla l'uomo fermato e poi rilasciato in relazione alle indagini sull'attentato a Brindisi. Nonostante sia risultato completamente estraneo ai fatti, essere stato accostato, anche solo per poche ore, a quell'episodio, gli ha cambiato la vita. Ha subito delle minacce, viene guardato con pregiudizio e sospetto. Una sorte che in passato è toccata anche ad altri indagati celebri, per citarne uno il presunto "unabomber" (di cui non citiamo volutamente il nome per evitargli ulteriore fama) scagionato in seguito a lunghe indagini e costosi processi.
Staff nocensura.com
di seguito l'articolo di ilpaesenuovo.it
BRINDISI – “Oltre al linciaggio mediatico ho rischiato quello fisico, ho saputo che mi aspettavano sotto casa. Chiederò il risarcimento a chi ha divulgato il mio nome. Accetto lo sbaglio ma pretendo le scuse, scuse che da chi rappresenta la città non mi sono ancora arrivate”.
Si è espresso così a Matrix l'esperto di elettronica che per alcune ore è stato indicato come il responsabile dell'attentato di Brindisi in cui è morta Melissa Bassi e ferito gravemente altre studentesse. L'uomo, che è risultato del tutto estraneo alla vicenda, ha detto di “aver paura. Non esco più, ricevo delle minacce”.
“Quel sabato mattina - ha detto a Matrix che ha diffuso un comunicato sull'intervista - mi sono svegliato con il colpo dell'esplosione. Sentivo le sirene e ho capito che era successo qualcosa di grave. Ho saputo della bomba dal Televideo. Quel pomeriggio avevo appuntamento in un negozio che si trova vicino alla scuola e ho visto quel trambusto ma mai avrei immaginato che sarei stato accusato di quel fatto. Adesso provo amarezza ma anche tanta rabbia perché‚ non si capisce il motivo per il quale sono stato coinvolto. Sono stato ore in questura ma ho perso la cognizione del tempo. Non ho avuto paura di essere arrestato ma avevo paura della malagiustizia”.
“C'è stata la fretta - ha proseguito - nel voler prendere quanto prima qualcuno. Si doveva trovare comunque subito il mostro, è stata una cosa molto rapida e proprio per la gravità del fatto le cose dovevano andare con razionalità. Il fatto di essere interrogati non vuol dire essere colpevole. Io sono arrabbiato anche con la gente. Ho rischiato il linciaggio. È come se avessi visto un film del medioevo in cui si puntava il dito e si metteva alla gogna. Io chiedo cautela a tutti : ai giornalisti, agli inquirenti, alla gente. Io non esco più. Ho avuto sconvolgimenti nella famiglia, nella vita sociale, nel lavoro. Ci sono ancora pregiudizi. Diciamo ho paura perché‚ può esserci qualche scheggia impazzita intorno che possa pensarmi ancora colpevole. Su internet ho una pagina facebook, ho ricevuto messaggi di sostegno ma anche di minacce e ingiurie. il danno è stato fatto”.
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