Suicidi, è emergenza nazionale: tre casi in un giorno
Tre suicidi in un giorno. Impiccati perchè stretti nella morsa dell'austerity. Queste le ultime vittime dell'universo dei precari, licenziati e falliti per colpa del fisco e delle banche e di un sistema aspro che non sembra avere nessuna pietà per chi non è un truffatore, ma un semplice essere umano che non ce la fa più a sostenere i costi di uno stato, nemico del popolo. Vi raccomandiamo di segnalare i casi avvenuti nella vostra regione di cui venite a conoscenza all'indirizzo email segnalazioni@lacrisiuccide.info
Eduardo Parente - collaboratore di Nocensura.com
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Di seguito l'articolo di Lettera43:
Non prosciuga solo i portafogli. La crisi porta via tutto, anche la vita. E non risparmia nessuno: imprenditori, artigiani, disoccupati, pensionati. E come in una triste consuetudine, anche il 30 aprile ci sono state delle vittime.
Ha ceduto alla disperazione un portiere di Napoli: l'uomo, 55 anni, si è ucciso impiccandosi nella sua abitazione dopo aver ricevuto una lettera di licenziamento e la notizia che avrebbe dovuto lasciare la casa dove viveva. E sempre lo stesso giorno, un uomo di 56 anni, titolare di un autonoleggio a Milano, si è impiccato nel sottoscala: era da tempo depresso e in cura con psicofarmaci.
A Bari, invece, un uomo ha minacciato il sucidio, rimanendo in bilico su un parapetto: da 15 mesi non riceve lo stipendio. E sempre nel capoluogo pugliese, un extracomunitario, che vendeva rose, si è impiccato: non aveva il permesso di soggiorno.
Il 27 aprile, nel nuorese, un imprenditore, costretto a licenziare i suoi due figli, si è ucciso con un colpo di pistola.
Sono soltanto gli ultimi casi di un lungo elenco. Il 13 aprile si è suicidato gettandosi sotto un treno nei pressi della stazione, a Sesto Fiorentino, un 42enne che aveva perso il lavoro da alcuni mesi. Il 10 aprile si è impiccata a un'altalena, in provincia di Vicenza, una donna di 51 anni probabilmente anche a causa delle difficoltà economiche della ditta del marito. Il 4 aprile è toccato, invece, al titolare, di 59 anni, di un'azienda romana specializzata in costruzioni in alluminio in fallimento, a un trentino 39enne, e a un uomo di 51 anni che aveva perso il lavoro a Milano.
«LA CRISI CREA PERDITA D'IDENTITÀ». Una serie di fenomeni che per la psicologa Paola Vinciguerra sfociano in una «Malattia sociale emergente». Il presidente dell'Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico (Eurodap), ha sottolineato: «La crisi sta creando la cosiddetta perdita di identità: il padre che ha sempre provveduto alla famiglia, l'imprenditore che ha sempre dato lavoro ai suoi operai e quindi dà da vivere alle loro famiglie. Soprattutto al Nord l'imprenditore è un grande capo famiglia. I suoi dipendenti sono i suoi figli. Sente una grande responsabilità nei loro confronti e la sensazione di inadeguatezza, di paura del futuro, tipiche della situazione di crisi che stiamo vivendo, possono portare alcuni soggetti a forme di depressione gravi che possono sfociare in suicidi».
Per questo, secondo l'esperta, è necessario correre ai ripari: «Le istituzioni devono cominciare a fare prevenzione. Lavorare a tappeto, organizzare centri di ascolto per persone che si trovano in difficoltà economica, ma anche per quei soggetti che stanno vivendo con la paura quotidiana di perdere il lavoro. In Inghilterra questo si sta già facendo. La precarietà lavorativa e la crisi economica stanno creando una malattia sociale emergente». C'é bisogno, ha spiegato, di «psicologi che organizzino gruppi di psicoterapia con l'obiettivo di ricercare un nuovo atteggiamento mentale, costruttivo e creativo. Bisogna annullare lo stato di allarme che vivono moltissime persone, stato che immobilizza e procura una serie di malattie della sfera psicologica come ansia, depressione, attacchi di panico, disturbi ossessivo compulsivi che, se non curati possono portare a commettere atti estremi».
PICCO DEL TASSO DI SUICIDI. E di «vera emergenza» ha parlato anche Ignazio Marino (Pd): «Abbiamo attualmente raggiunto l'indice di sette suicidi ogni 100 mila abitanti, contro un dato che si attestava intorno al 5,9». Per il presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, le malattie psichiche in generale «stanno registrando un aumento esponenziale, che richiede ovviamente risposte adeguate da parte della Sanità pubblica». A fronte dell'attuale crisi e dell'aumento dei suicidi, conclude Marino, «la risposta non può che essere un aumento del personale ed un rafforzamento delle strutture di salute mentale».
Andando a ritroso, il 3 aprile a Gela un'anziana di 78 anni si è uccisa lanciandosi dal terrazzo di casa: l'Inps le aveva ulteriormente ridotto la pensione di 200 euro (da 800 a 600) e tre giorni prima un artigiano di 57 anni si è impiccato all'interno della sua bottega di cornici a Roma a causa di guai economici. Anche a marzo bollettino di morte: il 27 un imbianchino di Trani, Giuseppe Pignataro, a causa delle difficoltà nel trovare un'occupazione stabile, si è ucciso dopo essersi lanciato dal balcone della sua abitazione.
Il 23 marzo un imprenditore quarantaquattrenne di Cepagatti (Pescara) si è impiccato nella sua azienda, non ha retto alla vergogna di non poter pagare gli stipendi ai dipendenti. Il 21 è stata la volta di un uomo di 47 anni che gestiva un'attività commerciale, ma da due anni era senza lavoro si è ucciso con un colpo di pistola nella sua automobile nel cosentino. E lo stesso giorno un imprenditore edile, di 53 anni, in crisi da tempo per i crediti che non riusciva a riscuotere e che vantava nei confronti di pubbliche amministrazione e di privati, si è tolto la vita impiccandosi in una baracca dietro casa nel bellunese. Il giorno prima, invece, un giovane artigiano di 29 anni, disoccupato, si era impiccato a Scorano (Lecce).
IMPICCATO DOPO UN ADDEBITO SBAGLIATO. Il 9 marzo Vincenzo Di Tinco, titolare 60enne di un negozio di abbigliamento si è impiccato a un albero a Ginosa Marina (Taranto): in pochi giorni si era visto addebitare, forse per errore, 4.500 euro di commissioni bancarie e rifiutare un prestito di poco più di mille euro. Secondo l'ultimo rapporto Eures soltanto nel 2010 sono stati 362 i suicidi dei disoccupati e secondo la Cgia dall'inizio dell'anno e fino a metà aprile a causa della crisi economica ci sono stati in Italia 23 suicidi di imprenditori, di cui 9 in Veneto.
Eduardo Parente - collaboratore di Nocensura.com
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Di seguito l'articolo di Lettera43:
Non prosciuga solo i portafogli. La crisi porta via tutto, anche la vita. E non risparmia nessuno: imprenditori, artigiani, disoccupati, pensionati. E come in una triste consuetudine, anche il 30 aprile ci sono state delle vittime.
Ha ceduto alla disperazione un portiere di Napoli: l'uomo, 55 anni, si è ucciso impiccandosi nella sua abitazione dopo aver ricevuto una lettera di licenziamento e la notizia che avrebbe dovuto lasciare la casa dove viveva. E sempre lo stesso giorno, un uomo di 56 anni, titolare di un autonoleggio a Milano, si è impiccato nel sottoscala: era da tempo depresso e in cura con psicofarmaci.
A Bari, invece, un uomo ha minacciato il sucidio, rimanendo in bilico su un parapetto: da 15 mesi non riceve lo stipendio. E sempre nel capoluogo pugliese, un extracomunitario, che vendeva rose, si è impiccato: non aveva il permesso di soggiorno.
Il 27 aprile, nel nuorese, un imprenditore, costretto a licenziare i suoi due figli, si è ucciso con un colpo di pistola.
Sono soltanto gli ultimi casi di un lungo elenco. Il 13 aprile si è suicidato gettandosi sotto un treno nei pressi della stazione, a Sesto Fiorentino, un 42enne che aveva perso il lavoro da alcuni mesi. Il 10 aprile si è impiccata a un'altalena, in provincia di Vicenza, una donna di 51 anni probabilmente anche a causa delle difficoltà economiche della ditta del marito. Il 4 aprile è toccato, invece, al titolare, di 59 anni, di un'azienda romana specializzata in costruzioni in alluminio in fallimento, a un trentino 39enne, e a un uomo di 51 anni che aveva perso il lavoro a Milano.
«LA CRISI CREA PERDITA D'IDENTITÀ». Una serie di fenomeni che per la psicologa Paola Vinciguerra sfociano in una «Malattia sociale emergente». Il presidente dell'Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico (Eurodap), ha sottolineato: «La crisi sta creando la cosiddetta perdita di identità: il padre che ha sempre provveduto alla famiglia, l'imprenditore che ha sempre dato lavoro ai suoi operai e quindi dà da vivere alle loro famiglie. Soprattutto al Nord l'imprenditore è un grande capo famiglia. I suoi dipendenti sono i suoi figli. Sente una grande responsabilità nei loro confronti e la sensazione di inadeguatezza, di paura del futuro, tipiche della situazione di crisi che stiamo vivendo, possono portare alcuni soggetti a forme di depressione gravi che possono sfociare in suicidi».
Per questo, secondo l'esperta, è necessario correre ai ripari: «Le istituzioni devono cominciare a fare prevenzione. Lavorare a tappeto, organizzare centri di ascolto per persone che si trovano in difficoltà economica, ma anche per quei soggetti che stanno vivendo con la paura quotidiana di perdere il lavoro. In Inghilterra questo si sta già facendo. La precarietà lavorativa e la crisi economica stanno creando una malattia sociale emergente». C'é bisogno, ha spiegato, di «psicologi che organizzino gruppi di psicoterapia con l'obiettivo di ricercare un nuovo atteggiamento mentale, costruttivo e creativo. Bisogna annullare lo stato di allarme che vivono moltissime persone, stato che immobilizza e procura una serie di malattie della sfera psicologica come ansia, depressione, attacchi di panico, disturbi ossessivo compulsivi che, se non curati possono portare a commettere atti estremi».
PICCO DEL TASSO DI SUICIDI. E di «vera emergenza» ha parlato anche Ignazio Marino (Pd): «Abbiamo attualmente raggiunto l'indice di sette suicidi ogni 100 mila abitanti, contro un dato che si attestava intorno al 5,9». Per il presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, le malattie psichiche in generale «stanno registrando un aumento esponenziale, che richiede ovviamente risposte adeguate da parte della Sanità pubblica». A fronte dell'attuale crisi e dell'aumento dei suicidi, conclude Marino, «la risposta non può che essere un aumento del personale ed un rafforzamento delle strutture di salute mentale».
Una pensionata si è gettata dal balcone
(© Ansa) Gela: il corpo di Nunzia C.
Il 23 marzo un imprenditore quarantaquattrenne di Cepagatti (Pescara) si è impiccato nella sua azienda, non ha retto alla vergogna di non poter pagare gli stipendi ai dipendenti. Il 21 è stata la volta di un uomo di 47 anni che gestiva un'attività commerciale, ma da due anni era senza lavoro si è ucciso con un colpo di pistola nella sua automobile nel cosentino. E lo stesso giorno un imprenditore edile, di 53 anni, in crisi da tempo per i crediti che non riusciva a riscuotere e che vantava nei confronti di pubbliche amministrazione e di privati, si è tolto la vita impiccandosi in una baracca dietro casa nel bellunese. Il giorno prima, invece, un giovane artigiano di 29 anni, disoccupato, si era impiccato a Scorano (Lecce).
IMPICCATO DOPO UN ADDEBITO SBAGLIATO. Il 9 marzo Vincenzo Di Tinco, titolare 60enne di un negozio di abbigliamento si è impiccato a un albero a Ginosa Marina (Taranto): in pochi giorni si era visto addebitare, forse per errore, 4.500 euro di commissioni bancarie e rifiutare un prestito di poco più di mille euro. Secondo l'ultimo rapporto Eures soltanto nel 2010 sono stati 362 i suicidi dei disoccupati e secondo la Cgia dall'inizio dell'anno e fino a metà aprile a causa della crisi economica ci sono stati in Italia 23 suicidi di imprenditori, di cui 9 in Veneto.
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