Terrorismo fiscale, controlleranno anche le nostre spese telefoniche: addio privacy
Il Fisco diventa sempre più un Grande Fratello che monitora ogni istante della nostra vita, grazie al Governo dei banchieri. Al fine di lottare contro l'evasione fiscale ecco che si inventa il meccanismo di monitoraggio delle nostre spese telefoniche. Il telefonometro.
Dopo il supercervellone che passerà al settaccio ogni nostro atto di vita: dall’acquisto delle rose, al regalino per il figliolo, fino all’acquisto della casa (sulla quale — ricordo — lo Stato commetterà il furto legalizzato chiamato IMU), ecco che Governo e Agenzia delle Entrate si sono inventati un altro modo per comprimere ancor più la libertà e la privacy degli italiani: il telefonometro.
Ma cosa è? A leggerlo così il termine sembra l’ennesima invenzione bislacca di Archimede Pitagorico, l’ingegnoso personaggio Disney. Il vero è che purtroppo nulla ha a che vedere con la fantasia dei fumetti, ma è la dura realtà di questa Italia spodestata della sua sovranità economica e monetaria, in mano — come già saprete — alle oligarchie europee, che stanno sostenendo Monti nella sua politica di umiliazione del popolo italico.
In parole povere il telefonometro è un sistema attraverso il quale il fisco potrà monitorare quante chiamate facciamo, quanto abbiamo speso per fare delle telefonate durante l’anno e dunque, in base alle stesse, stimare il nostro tenore di vita. È una variante o un elemento integrativo del cosiddetto spesometro. Il che significa che se le vostre telefonate non sono congrue rispetto a quello che dichiarate al fisco, siete fottuti. Subirete un procedimento di accertamento fiscale. Oppure, in seguito al procedimento di accertamento, il fisco verificherà il vostro traffico telefonico.
Dalla dittatura giudiziaria degli ultimi anni, causa Berlusconi al Governo, siamo passati alla dittatura fiscale. La scusa è la lotta all’evasione. La verità è che il Governo delle oligarchie bancarie, a parte rastrellare tutti i soldi disponibili per pagare i debiti della speculazione, sta comprimendo sempre più le libertà fondamentali dell’individuo. E la fiscalità è uno strumento formidabile per attuare questo proposito, perché la nostra Costituzione vieta l’utilizzo degli strumenti di democrazia diretta come il referendum abrogativo per espungere dall’ordinamento norme tributarie (comprese persino quelle procedimentali e di accertamento). In altre parole, non solo ci vengono imposti balzelli da parte di un Governo illegittimo (No Taxation without Representation), ma siamo stati fregati ancora una volta con strumenti fiscali degni dell’inquisizione.
Ma andiamo nel dettaglio. Il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate prevede che:
Le comunicazioni hanno ad oggetto i dati relativi alle utenze in essere, ai consumi fatturati e al credito di traffico telefonico.
Il fisco dunque potrà conoscere: il nominativo (società, professionista, privato) e le generalità dell’utente; il codice fiscale; l’utenza telefonica (estremi contratto, tipologia tariffa, destinazione d’uso, tipo contratto e tipologia utenza, data di prima attivazione dell’utenza, numero utenze iniziali e numero utenze finali, indirizzo e codice catastale); i consumi e le fatturazioni.
Tali dati verranno comunicati da parte delle compagnie telefoniche, e con con riferimento all’anno, entro il 30 aprile dell’anno successivo. In via straordinaria, i dati del 2011 dovranno pervenirgli entro il 30 settembre 2012 (che diviene 1 ottobre per effetto del giorno festivo).
Per quanto riguarda la privacy, l’A.E. garantisce che sarà rispettata compatibilmente con le esigenze di lotta all’evasione, attraverso un meccanismo di monitoraggio anonimo generale, che comporterà l’individuazione dell’utente solo e se si ravviseranno anomalie fiscali. Il che mi pare davvero poco rassicurante.
A conti fatti, il Grande Fratello non è più solo il parto di una oscura fantasia dello scrittore inglese Orwell, il quale aveva vissuto i drammi e gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, ma è la cruda verità dell’Italia del ventunesimo secolo.
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