Marò presto liberi, derubricata l'accusa
Anticipazione di Globalist ieri: "Marò: lieto fine in vista". Poi la notizia dell'indennizzo alle famiglie delle vittime. La detenzione ora non è più obbligatoria.
di Ennio Remondino
Tra il detto e il non detto, come impone la diplomazia, il percorso ormai è abbastanza chiaro. Le condoglianze da parte dei marò alla famiglie delle vittime. L'atto di «donazione e generosità» di 146 mila euro per ciascuna famiglia da parte del governo italiano. Ex gratia, precisa da Mosca il ministro della Difesa Di Paola, cioè, senza che questo interferisca sul contenzioso giuridico in corso tra India e Italia sulla competenza a processare i due marò. Di fatto, tradotto dal diplomatico-politichese, tutti salvano la faccia (qualcuno la tasca), e tutti incassano qualcosa. L'India salva l'onore dello Stato di Kerala e l'Italia toglie quelle sue divise dalla prigione.
Nella riservatezza delle fonti ufficiali italiane - bocche cucite all'Ufficio del Capo di gabinetto del ministro, generale Preziosa, e rinvio a fonti ufficiali note da parte del vertice della Pubblica informazione, generale Panizzi - qualcosa in più lo racconta la stampa indiana. Secondo cui «Il governo italiano si è rivolto in giornata alla locale Corte Suprema sollecitando la revoca della denuncia per omicidio a suo tempo formalizzata dalla polizia indiana nei confronti dei due fucilieri della Marina». Di Paola, da Mosca, ha ovviamente ribadito che la giurisdizione del caso è dell'Italia, e su questo punto "ci battiamo con forza". Principi salvi, marò anche.
Tra il detto e il non detto, come impone la diplomazia, il percorso ormai è abbastanza chiaro. Le condoglianze da parte dei marò alla famiglie delle vittime. L'atto di «donazione e generosità» di 146 mila euro per ciascuna famiglia da parte del governo italiano. Ex gratia, precisa da Mosca il ministro della Difesa Di Paola, cioè, senza che questo interferisca sul contenzioso giuridico in corso tra India e Italia sulla competenza a processare i due marò. Di fatto, tradotto dal diplomatico-politichese, tutti salvano la faccia (qualcuno la tasca), e tutti incassano qualcosa. L'India salva l'onore dello Stato di Kerala e l'Italia toglie quelle sue divise dalla prigione.
Nella riservatezza delle fonti ufficiali italiane - bocche cucite all'Ufficio del Capo di gabinetto del ministro, generale Preziosa, e rinvio a fonti ufficiali note da parte del vertice della Pubblica informazione, generale Panizzi - qualcosa in più lo racconta la stampa indiana. Secondo cui «Il governo italiano si è rivolto in giornata alla locale Corte Suprema sollecitando la revoca della denuncia per omicidio a suo tempo formalizzata dalla polizia indiana nei confronti dei due fucilieri della Marina». Di Paola, da Mosca, ha ovviamente ribadito che la giurisdizione del caso è dell'Italia, e su questo punto "ci battiamo con forza". Principi salvi, marò anche.
Immaginiamo. Le famiglie delle vittime, ritirando la loro denuncia per omicidio - già ci risulta sia stato fatto - derubricano automaticamente l'ipotesi di reato. In attesa di sentenza se siano stati realmente i colpi sparati dalla Lexie a uccidere, si tratterebbe comunque di omicidio colposo o preterintenzionale - come sosterrebbero gli avvocati di difesa - quindi senza più alcuna ragione di detenzione preventiva in carcere. Obbligo di dimora in India, forse, ma come liberi cittadini in attesa di giudizio. Eventuali impegni sottoscritti con la garanzia dello Stato italiano potrebbero persino consentire ai militari un rientro provvisorio in Patria.
Data prevista per la fine della custodia preventiva? Globalist azzarda una previsione. Un lieto primo maggio per Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, fuori dal carcere con i loro familiari che - non a caso - sono rimasti a Trivandrum, la capitale del Kerala. Ancora in India, certamente, ancora imputati in attesa di processo. Possibilmente con la possibilità di muoversi anche in direzione di casa. Poi, il tempo della serenità, per discutere su cosa sia realmente accaduto in quel mare di pirati. Dove in tanti, in troppi, navigano armati senza però schierare militari in divisa. Facendoli magari passare per semplici membri dell'equipaggio. Ma questo è il dopo.
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