In Italia un bambino su tre è in sovrappeso

ObesitàTroppi grassi e zuccheri per i bambini italiani. Uno su tre è in sovrappeso, mentre uno su dieci è obeso con il rischio, nel 50% dei casi, di esserlo anche in età adulta.

I dati ci fanno schizzare al terzo e al quarto posto in Europa per la maggiore incidenza di bambini sovrappeso e obesi. Difficile porre un freno alle cattive abitudini alimentari, dove fritti e merendine la fanno da padrone. Soprattutto quando non c’è controllo da parte dei genitori.

Secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità, tra le madri di giovanissimi obesi o in sovrappeso soltanto il 29% pensa che la quantità di cibo assunta dal figlio sia eccessiva; nel 36% dei casi non si ritiene che il bambino sia in sovrappeso o obeso. Solo il 43% dei genitori di bambini obesi e poco attivi ritiene che svolgano un’attività fisica insufficiente.

L’Andid (Associazione Nazionale dei Dietisti Italiani) lancia l’allarme in occasione del ventiquattresimo Congresso nazionale in corso a Verona: a scuola si mangia male, non c’è controllo, soprattutto nei bambini fino agli 8-9 anni. “Se da un lato i menù sono, o almeno dovrebbero essere preparati da un dietista, quindi bilanciati e adatti alla crescita dei bambini”, spiega il presidente dell’Andid Giovanna Cecchetto, “dall’altro raramente nelle sale mensa sono controllati gli abbinamenti dei cibi”.


Secondo i dati emersi da “Okkio alla Salute”, l’indagine svolta nelle scuole primarie italiane dall’Istituto Superiore di Sanità, su circa 2.200 istituti soltanto il 68% possiede una mensa; il 38% distribuisce a metà mattina alimenti salutari come lo yogurt e la frutta; il 34% delle classi svolge meno di due ore di attività motoria a settimana. Soltanto una scuola su tre ha avviato iniziative in favore di una sana e corretta alimentazione e di attività motoria, coinvolgendo i genitori.

Per combattere il fenomeno, ecco la ricetta. “La prevenzione dell’obesità infantile deve iniziare fin da neonati, favorendo il più possibile l’allattamento protratto al seno e tenendo sotto controllo l’eccessivo recupero di peso nei primi anni di vita” chiarisce la Cecchetto.

Fondamentale intervenire sulle porzioni. “Già nell’età dello svezzamento i bambini consumano troppe proteine, fornite dagli omogeneizzati e dai liofilizzati. Le mamme ne usano un barattolino intero, quando ne basta la metà. Idem per i formaggi da sciogliere nelle pappe” sottolinea la dietistaCristina Cassatella. “Una dieta iperproteica fino ai sei anni di età predispone all’obesità da adulti. In media succede che la porzione di carne data a un bimbo di 4 anni equivale a quella necessaria a uno di 7-8 anni. Crescendo poi si consumano anche porzioni troppo grandi di pizza, formaggi e prosciutto ricchi di grassi saturi dannosi”. Lo stesso non si può dire delle porzioni di verdura: “Sono molto inferiori di quelle che servirebbero loro”.

Dalle indagini effettuate “sulle abitudini alimentari nell’infanzia”, precisa Cassatella, “emerge chiaramente che fino agli 8-9 anni al bambino manca ancora il concetto di porzione e di tempo in cui consumare i cibi. Occorrerebbe lavorare sui genitori, ma spesso le stesse mamme sono convinte che i loro bambini mangino poco”.

E proprio per promuovere il concetto di “porzione” nei prossimi mesi arriverà il primo “Atlante fotografico tridimensionale” edito dall’Istituto Scotti Bassani, dove sono fotografati i piatti e riportate le porzioni esatte di tutti i cibi. “Il volume è dedicato ai dietisti e ai pediatri per educare le mamme di bimbi fino a 9 anni di età alla corretta preparazione delle pappe, allo svezzamento e all’impostazione di una sana alimentazione” sottolinea Cassatella. “Contiene le fotografie di cosa mettere nelle prime pappe, le porzioni e le quantità consigliate che non vanno pesate ma immediatamente viste dai genitori. Oltre alla quantità e al tipo di alimento si deve considerare l’arco di tempo. Ci sono alimenti da prima colazione, spuntini, merende, pranzo e cena”.



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Commenti

AmosB ha detto…
Il problema in effetti è sempre più evidente e importante, metterei in evidenza anche il problema dei dolcificanti artificiali come l'aspartame el'acesulfame-k largamente contenuti in bibite, caramelle e chewingum: questi additivi causa no una reazione nel corpo che provoca fame, questa fame viene placta con una o più merendine, poi vine sete, viene bevuta la bibita e magari mangiata un'altra caramella... Dopo poco tornerà fame... È un ciclo continuo al quale si può porre fine iniziando a mangiare e a far mangiare ai nostri bambini alimenti veri e sani, non i veleni che ci propina l'industria moderna!

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