Continua lo scambio di accuse tra Pappalardo ed il direttivo di "Dignità Sociale"
Dopo il primo il "botta e risposta" dei giorni scorsi, continuano le polemiche e lo scambio di accuse tra il Generale Antonio Pappalardo, ex Presidente del movimento "Dignità Sociale", e il direttivo del movimento che lo ha sfiduciato. Di seguito pubblichiamo entrambe le "campane", in modo che ciascuno possa farsi una propria idea circa la situazione.
Intervento di Gabriele Baldarelli, di "Dignità Sociale":
Come coordinatore nazionale dei gruppi Facebook del movimento di Dignità Sociale e in quanto chiamato in causa da uno scritto del Generale Antonio Pappalardo (nota: la lettera del Generale è pubblicata di seguito) a seguito della sua espulsione dal movimento di Dignità Sociale, sono a portare una doverosa e totale chiarezza in merito a quanto, in modo menzognero, esposto dal Generale Antonio Pappalardo nel suo scritto, sia sul movimento stesso che su alcuni dei suoi componenti. Circolano molte voci da quando il Generale Antonio Pappalardo è stato estromesso dal Direttivo di Dignità Sociale dal suo incarico di Presidente ed è doveroso a questo punto fare piena chiarezza a riguardo, soprattutto per la maggior parte delle persone che sono in buona fede. In primis è necessario precisare che tale estromissione è avvenuta da parte del Direttivo di Dignità Sociale, nel pieno rispetto delle regole dello stesso Statuto di Dignità Sociale. Il direttivo è composto di undici elementi e il voto espresso dalla maggioranza di questi undici elementi è determinante nelle decisioni, sempre come da Statuto: Articolo 11 (Democrazia associativa) Punto 3: Il Consiglio Direttivo Nazionale può revocare la carica elettiva, qualora venga ravvisata, in maniera ingiustificata, un mancato adempimento della propria funzione.
In data 6 marzo 2012 il consiglio Direttivo di Dignità Sociale si riuniva per deliberare in merito alla estromissione del Generale Pappalardo, ottenendo 10 voti favorevoli su 11. Il Generale Pappalardo, pur essendo stato convocato tramite raccomandata, non era presente a questa votazione. Le motivazioni dell’estromissione sono ribadite nel comunicato già divulgato in data 7 marzo 2012. A tale comunicato, per ulteriore chiarezza, si aggiunge quanto segue, anteponendo la seguente premessa.
PREMESSA: Il movimento di Dignità Sociale ha vita recentissima. E’ stato costituito il 15 gennaio 2012, sorto dall’unione del movimento del C.R.A. (Comitato Riunito Agricoltori) e il Generale Antonio Pappalardo. Il C.R.A. è un comitato di agricoltori di Latina che da anni lotta contro questo sistema che notoriamente sta distruggendo il patrimonio agroalimentare italiano, aprendo senza freni all’importazione di prodotti stranieri, che creano una concorrenza sleale ai nostri produttori, consentendo di far entrare nel nostro paese prodotti scadenti a prezzi irrisori, che non consentono nemmeno più ai nostri produttori di utilizzare i campi con profitto e obbligandoli pertanto a lasciarli addirittura incolti. Il C.R.A., nella persona dell’attuale Segretario del movimento, Danilo Calvani, ebbe il primo incontro con il Generale Antonio Pappalardo in occasione di un convegno di agricoltori ad Asciano, in provincia di Siena, nel settembre del 2011. In quell’occasione ci fu un dialogo che porto a creare, in seguito a pochi mesi, il movimento di Dignità Sociale, che ha la seguente finalità principale, così riassunta: Il compito primario del Movimento di DIGNITA' SOCIALE è la riaffermazione dei principi sanciti dalla CARTA COSTITUZIONALE ormai accantonati a beneficio di meri interessi di parte e di singole caste sociali. FINE PREMESSA.
Il 23 di gennaio è stato creato il primo gruppo Facebook del movimento. Lo stesso giorno, navigando in rete e avendo visionato dei video del Generale e di Danilo Calvani, trovai subito questo gruppo e mi iscrissi. Sempre nel web trovai un numero di cellulare di Danilo Calvani e gli espressi l’intenzione di collaborare come amministratore con il gruppo Facebook appena aperto. Lui mi diede “carta bianca”. Stabilito anche con Maria Finelli, l’amministratrice del gruppo, sommarie e veloci linee guida su come operare, iniziai il mio rapporto di collaborazione con il Movimento di Dignità Sociale. Il gruppo ebbe una crescita enorme nel giro di pochissime ore e arrivando a migliaia di iscritti in pochissimi giorni (ad oggi circa 14000 suddivisi nei vari gruppi). Vennero creati al contempo vari gruppi provinciali, regionali e tematici, con un’ampia aderenza da parte di numerosissime persone. Ebbi subitaneamente anche contatti telefonici con il Generale e il suo avvallo al mio operato. In quei giorni c’era enorme fermento dal momento che si stava organizzando una manifestazione su Roma con centinaia di TIR e trattori ed erano al contempo i giorni dello sciopero nazionale dei camionisti che paralizzò mezza Italia. L’attività fu quindi da subito frenetica. Il Generale di tanto in tanto postava e interveniva sui gruppi Facebook. E dato che a tal proposito riscontrammo subito un accanimento in base ai vari interventi del Generale, o in sua difesa o contro di lui da parte dei numerosi iscritti ai gruppi, stabilimmo di comune accordo di coordinare le comunicazioni su Facebook stesso, in modo da prevenire discussione animate che come è noto sovente degenerano in comportamenti verbali deprecabili. Un giorno, all’improvviso, dopo avere stabilito questa concordanza nelle comunicazioni, fu postato un video di un’intervista fatta al Generale, senza che avesse informato noi gestori delle pagine Facebook così come concordato. Questo video, che non aveva contenuti anomali di sorta, riportava però in maniera sconsiderata, riprovevole e inopinata, il simbolo del Movimento di Dignità Sociale e il simbolo del movimento del Melograno, la lista con la quale il Generale Pappalardo è candidato a Sindaco di Palermo. In quanto Presidente del movimento di Dignità Sociale, tale video associato ad un simbolo di un’altra lista e postato nei gruppi Facebook di Dignità Sociale da un aderente della stessa lista del Melograno, scateno un coro di furiose polemiche da parte di membri di Dignità Sociale, dei quali molti sono anche iscritti al C.R.A., i quali ravvisarono in tale simbolo una intenzione da parte del Generale di utilizzare il nome di Dignità Sociale per dare forza alla sua candidatura come Sindaco di Palermo e quindi un comportamento altamente scorretto, se non peggio, nei confronti del Movimento di Dignità sociale di cui era Presidente. Il fatto in sé generò inoltre scompensi organizzativi immani per gli amministratori dei gruppi Facebook che vennero improvvisamente presi fra due fuochi, quello dei sostenitori del Generale e quello dei detrattori. Con polemiche e diatribe verbali a non finire che contribuirono infine solo a generare una immane confusione e disaffezione per il movimento stesso! Passata “la burrasca” e sopiti per quanto possibile gli animi (dovendo al contempo necessariamente estromettere - per “quieto vivere” - dai gruppi Facebook quelli più esacerbati, che generarono ulteriore confusione organizzativa con le loro invettive ad amici e sui social network per il fatto di ritenere di essere stati ingiustamente estromessi) e ritenendo il Generale in perfetta buona fede, pensando che avesse consentito l’utilizzo di quel video con un simbolo non consono (e non rispettando gli accordi presi con i gestori dei gruppi facebook), o per una svista o per leggerezza, gli si rinnovò (noi amministratori con contestualmente il segretario del Movimento, Danilo Calvani) l’invito a effettuare le comunicazioni su Facebook tramite l’addetto stampa. Nel frattempo si stava organizzando, in mezzo alle mille peripezie di tutto il trambusto della vicenda appena riportata, l’assemblea del 25 febbraio da tenersi in una sala a Roma. Al fine di una dovizia di particolari, le miserie dei dettagli di questa assemblea meritano essere raccontate. Di come il Generale si mise a fare una colletta per raccogliere i soldi mancanti dopo che chiese al sottoscritto la somma di 2500 euro per contribuire all’affitto della sala ma che non bastavano perché mancavano ancora 1500 euro. E la colletta miserevole che venne attuata fu si un triste e squallido episodio che contribuì a fare allontanare dall’assemblea molte persone. E per evidenziare quanto sia triste la storia merita anche spiegare che il Generale nel corso di quest’assemblea nuovamente esordì con frasi che non furono minimamente in accordo (ne concordate con il Direttivo) con la veduta di molte delle persone aderenti a Dignità Sociale e dello stesso direttivo del Movimento, al punto che diverse volte mentre parlava decine di persone si alzarono e uscirono dalla sala. Quindi anche in questo caso causò nuovamente enormi dissapori fra gli aderenti al Movimento. Indicendo inoltre di sua spontanea iniziativa e senza aver interpellato nessuno, una prossima data di una manifestazione o assemblea o non si capisce cosa dovesse essere, in data 24 marzo. E lo fece così, di sua iniziativa, senza aver minimamente interpellato nessuna delle persone del movimento che poi sarebbero state quelle che avrebbero dovuto organizzare il tutto. E gli aderenti non sono pagati da nessuno ma profondono il loro enorme impegno unicamente per una causa in cui credono. Ma non fu sufficiente, il giorno dopo pubblicò nuovamente una comunicazione - che poi fra l’altro ora nega di avere pubblicato - sui gruppi Facebook del movimento (e sempre senza nessun rispetto di quanto richiesto e concordato, cioè che venissero emessi comunicati in accordo con il resto delle persone del Movimento onde evitare i problemi precedentemente esposti), che nuovamente causarono un medesimo scompiglio organizzativo e gestionale causando nuovamente confusione tremende nelle persone e problemi giganteschi che ancora oggi si trascinano e che per un movimento in formazione potevano risultare essere micidiali! In ogni modo, il giorno seguente all’assemblea del 25 febbraio, di comune accordo fra i referenti di Dignità Sociale, si stabilì di tenere il sabato successivo 3 marzo una riunione (non una riunione del Consiglio Direttivo). Una riunione nella quale, dato che il movimento era (ed è tutt’ora) un movimento nuovo e in formazione e che la maggior parte delle persone non si erano nemmeno mai conosciute di persona, potesse darci modo di conoscerci e di effettuare delle pianificazioni e stabilire delle linee per la crescita e l’organizzazione del Movimento. A questa riunione si chiese la presenza del direttivo di Dignità Sociale in modo che potesse ascoltare le problematiche esistenti nell’organizzare questo movimento e di cui il Direttivo stesso era parzialmente o per certi versi completamente all’oscuro. Appena il Generale seppe di questa riunione mostrò un forte ostracismo. Al punto che emise un ordine del giorno totalmente non pertinente al piano di lavoro che gli organizzatori e i referenti avevano stabilito. Quindi questo ordine del giorno non era assolutamente in linea con la volontà di organizzare qualcosa per il bene del movimento. Un ordine del giorno che il resto del direttivo stesso non prese in considerazione dal momento ciò che si stava organizzando era un semplice “tavolo di lavoro” fra i referenti del movimento, che chiedevano la partecipazione del direttivo al fine che anch’esso li conoscesse questi problemi e si potesse poi quindi operare in sinergia. Ma in ogni modo, pur con riottosità, diede infine la conferma di partecipare a questo incontro. A questo incontro, a cui dovevano partecipare solo i referenti in quanto persone che conoscevano le problematiche dell’organizzazione, il Generale invitò anche altre persone che niente avevano a che fare con il lavoro di organizzazione che dovevamo fare ma che crearono ulteriore scompiglio alla riunione intervenendo solo in modo provocatorio e rallentando e impedendo il piano di lavoro. Inoltre in questa che era una importante riunione operativa, il Generale, a metà della riunione, per un suo impegno se ne andò via. In ogni modo, dopo il suo abbandono della riunione, fu preso in considerazione tutto il suo comportamento nei confronti del movimento. Tale discussione era tenuta dai referenti nonché dai membri del consiglio direttivo del movimento e dal legale del movimento, rappresentante del collegio dei probiviri (l’organo disciplinare interno). A seguito di questa discussione sui comportamenti del Generale e di altri comportamenti ritenuti altamente deleteri per il movimento, in data 6 marzo il Direttivo del Movimento di Dignità Sociale – come sopra esposto - ha ritenuto opportuno estromettere il Generale Pappalardo dal suo ruolo di presidente del Movimento stesso. Ora, quanto sopra esposto sono i fatti, ma in quanto alla triste storia è veramente triste sentire che il Generale dice che lui ha sempre pagato di tasca sua i suoi viaggi per il Movimento di Dignità Sociale dal momento che mi è stato riportato da molti membri del C.R.A. e di Dignità Sociale che loro stessi quando andava il Generale si prodigavano per pagargli tutte le spese. E si può bene immaginare che gli agricoltori del C.R.A. vessati dal sistema per anni non navighino in condizioni floridissime. Oltretutto è veramente vergognoso il solo fatto che questo uomo si attacchi a queste cose, se anche fosse vero. Ma oltretutto non lo è quindi è ancora più indecoroso il solo fatto di farvi riferimento. E quando nella sua lettera scrive che ci sono degli uomini che sono dei falliti, eccetera eccetera, parla probabilmente di sé e della sua miserabile carriera politica che lo ha visto balzare in innumerevoli schieramenti politici con risultati sovente miserrimi. Ma le sue menzogne sono continue in questa sua lettera contro Dignità Sociale e contro alcuni dei suoi aderenti. A cominciare dal punto 1 in cui dice che i primi di gennaio è stato contattato dagli agricoltori del C.R.A. Altra menzogna già smentita dalla premessa di cui sopra. E come dice nel punto 4 della sua lettera non esiste nessun riferimento nello Statuto di Dignità Sociale che il Movimento poteva assumere lo Statuto del Movimento del Melograno. E se nel punto 6 dice che veniva costituito il Movimento con dei simboli secondo lui non pertinenti, chi gli ha detto di accettare l’incarico come Presidente di tale Movimento? E’ stato forse obbligato a farlo da qualcuno contro la sua volontà questo signore? Punto 7, uguale. Non era obbligato a farlo o a fidarsi. Punto 8. Gli inconvenienti sono tutti attribuibili a lui e ai suoi comportamenti completamente deleteri per il movimento e per coloro che si prodigano per il movimento. E sopra sono ampiamente descritti alcuni di questi comportamenti. E non possono nemmeno essere riportati tutti per non fare di questo scritto un romanzo e perché nemmeno si possono ricordare tutti. Perché anche noi ci fidavamo di questo signore e quindi non siamo stati a segnarci tutto. Punto 9. Il Dott. Messina aveva anch’egli evidenziato comportamenti non ritenuti validi dal movimento di Dignità Sociale. Se il Dott. Messina ha da esprimere lamentele in proposito non pensiamo che abbia bisogno della difesa d’ufficio del Generale. Punto 10: la lettera è stata pubblicata dal profilo stesso del Generale Pappalardo e anche da un suo “fedelissimo”, oltre a essere stata inviata da lui medesimo a numerosissimi e generici indirizzi e-mail, quindi ovviamente e contestualmente già resa pubblica. Inoltre se ritiene che ci sia qualcuno che utilizza il suo profilo impropriamente lo invitiamo ad esporre formale denuncia presso gli organi competenti. Il resto delle accuse di questo punto sono totalmente infondate volte a scagionarsi dal suo comportamento riprovevole nei confronti del movimento e volto a creare ulteriore confusione sul reale svolgimento dei fatti. Pertanto tutte le delibere prese dal Direttivo, in merito alla sua lettera che ora ritratta di avere pubblicato adducendo una inconsistente difesa al suo comportamento per un non riscontrabile improprio utilizzo del suo profilo Facebook, restano giustificate. Lo spalleggiamento delle due figure di basso livello culturale (come lui le chiama ma che potrebbero far apparire la sua di cultura – soprattutto quella spirituale a cui spesso fa riferimento nelle parole ma non nei fatti- come molto modesta invece) si rifaceva ad una ordinanza del Direttivo di Dignità Sociale pienamente legittimato, in base ai comportamenti del Presidente, ad emetterla, quindi non si trattava di uno “spalleggiamento” ma di eseguire delle direttive emesse dal maggiore organo deliberante di Dignità Sociale. PUNTO 14: altra delle menzogne spudorate. Il presidente Pappalardo in tale riunione era ancora Presidente a tutti gli effetti ed è stato estromesso solo a seguito di tale riunione, dovuto al reiterarsi dei suoi comportamenti risultati altamente distruttivi per il Movimento. Lui se ne è andato via a metà della riunione dicendo che aveva impegni con la moglie. E lo ha diverse volte ripetuto nel corso della riunione davanti a tutti i presenti che possono testimoniare. PUNTO 16. Il dossier nei suoi confronti era esistente, viste le sue ormai riconosciute deliberate azioni volte a danneggiare se non distruggere il Movimento in formazione di Dignità Sociale. Le accuse dalla Signora Pappadia se fondate possono essere portate avanti nelle sedi idonee. E quindi anche il resto di ciò che si dice in questo punto sono solamente accuse e calunnie assolutamente non dimostrabili. PUNTO 17: Calvani si difendeva da un’accusa infamante non comprovabile che meriterebbe essere perseguita per legge e penso che si riserverà il diritto di farlo. PUNTO 18: Il presidente non chiedeva la convocazione di nessun Consiglio Direttivo in quanto era da ore desideroso di allontanarsi per il suo impegno e sembrava che della riunione, che era una riunione fondamentale per il Movimento e per la quale molte persone giungevano da lontane parti d’Italia, a proprie spese, non gliene importasse nulla. PUNTO 19: Per il suo impegno che aveva dichiarato innanzi a tutti i presenti il Presidente si accomiatava a meta della riunione, con il rammarico di tutti i presenti e da tutti salutato come giusto che fosse visto che ancora per noi era il presidente del Movimento. PUNTO 21: il Consiglio Direttivo di Dignità Sociale ha ritenuto per il bene del Movimento di estromettere il Presidente Antonio Pappalardo, come da comunicato ufficiale in merito. E questo è l’epilogo di una storia veramente triste. Di un uomo che accusa persone oneste delle sue stesse malefatte. Le malefatte di un ladro di verità.
La lettera del Generale Antonio Pappalardo:
Vi raccontiamo una triste storia. In Italia, come in tutto il mondo, esistono i ladri di idee altrui, che sono peggiori dei ladri di denaro, in quanto sfruttano il lavoro, l’impegno e la passione degli altri per propri squallidi fini personali. Sono per lo più dei falliti, che nella vita non sono riusciti a realizzare nulla, che si fanno mantenere dagli altri, che sparano veleno contro tutti con un unico scopo: quello di sostituire i ladri, parassiti e corrotti dei vecchi partiti, per curare i loro interessi. SONO LADRI DI VERITA’!
1.Nei primi giorni del mese di gennaio di quest’anno il Generale Antonio Pappalardo, Presidente del Movimento civico il “Melograno-Mediterraneo”, già candidato a Sindaco di Palermo, è stato interpellato da alcuni agricoltori dell’Agro Pontino per fondare un nuovo Movimento civico, in sostituzione dei Comitati Riuniti Agricoli (CRA), che stavano fallendo. Presidente dei Comitati era tale Danilo Calvani.
2.Pappalardo, sempre disponibile per nobili cause, accettava e si portava in aereo a sue spese a Latina. Lì manifestava la sua idea di costituire un nuovo Movimento civico, che raggruppasse le categorie produttive che operano sul territorio, soprattutto agricoltori, camionisti, pescatori e uomini delle forze armate e di polizia.
3.Riceveva l’incarico di:
-individuare la denominazione del nuovo Movimento;
-realizzare il logo;
-preparare lo Statuto e il Manifesto della Carta dei valori.
4.Dopo qualche giorno comunicava a Danilo Calvani e a coloro che lo avevano invitato a Latina che:
-il Movimento poteva denominarsi “Dignità Sociale”;
-nel logo potevano essere rappresentati il pennacchio dei carabinieri insieme a spighe di grano e ad un camion;
-il Movimento poteva assumere lo Statuto e il Manifesto del “Melograno-Mediterraneo”, da lui precedentemente costituito a Palermo, con lievi modifiche.
5.In data 15 gennaio, in Latina, da un’Assemblea per lo più di Agricoltori veniva costituita “Dignità Sociale”, che eleggeva il Consiglio Direttivo, il Presidente (nella persona del Generale Pappalardo), il Segretario Generale (nella persona di Danilo Calvani) e il Presidente del Comitato dei Probiviri (nella persona dell’avvocato Alessandro Saieva).
6.Ovviamente tale Assemblea non rispecchiava le caratteristiche indicate nel simbolo del Movimento (pennacchio dei carabinieri, spighe e camion), dato che non vi erano rappresentate né forze di polizia, né camionisti. Tanto è vero che il Consiglio Direttivo era per lo più composto da agricoltori, tutti vicini a Danilo Calvani.
7.Peraltro, veniva falsato il principio fondamentale dello Statuto di porre le due massime cariche del Movimento, Presidente e Segretario, sullo stesso piano. Infatti tutto il Consiglio Direttivo e il Presidente dei Probiviri erano espressioni di Danilo Calvani. Ma Pappalardo, che crede nella lealtà delle persone a lui vicine, si fidava di colui che riteneva un amico.
8.Tale squilibrio non poteva non causare alcuni inconvenienti, che sono puntualmente accaduti.
9.Il 28 febbraio 2012, mentre Pappalardo si trovava in Palermo, veniva raggiunto al telefono dal dott. Carlo Messina, referente del Movimento con la delega della Sanità, che gli faceva presente che era stato espulso (bannato) dal gruppo “Dignità Sociale” a seguito di un Consiglio direttivo, convocato da Danilo Calvani, senza nemmeno consultarlo.
10.Il Consiglio gli addebitava la pubblicazione di una lettera, da lui spedita riservatamente ai componenti del Direttivo e ai referenti su alcune gravi carenze del Movimento, apparsa su un profilo del Generale, da lui mai gestito.
11.Il fatto grave era che il Calvani:
-aveva convocato il Consiglio in dispregio dell’art. 13 dello Statuto che stabilisce che “il Consiglio Direttivo è convocato almeno tre volte all’anno, su iniziativa del Presidente e del Segretario Nazionale”. Pertanto il Consiglio può solo chiedere di essere convocato, non di autoconvocarsi;
-aveva bannato Pappalardo, senza nemmeno consultarlo;
-non gli aveva chiesto spiegazioni su quanto accaduto, condannandolo senza appello.
12.Pappalardo chiamava al telefono Calvani per chiedergli chi lo avesse autorizzato a convocare il Consiglio. Lo stesso, venuto peraltro a conoscenza che il profilo in questione non era gestito dal Generale, non sapeva come giustificarsi.
13.Chiedeva scusa, ma ormai erano state compromesse la saldezza e la coesione del Movimento. Nonostante il grave errore di valutazione commesso, non restituiva al Presidente la password dell’email del Movimento, né gli consentiva di tornare a gestire il gruppo Dignità Sociale su Facebook, pur essendo Pappalardo responsabile per legge di tutto il Movimento. L’intento era ben chiaro: spalleggiato da due figure di basso profilo culturale, politico e sociale, come Maria Finelli e Gabriele Balderani, continuava a squalificarlo e a non consentirgli di replicare. A tutt’oggi molti scrivono al Generale, per chiedere spiegazioni sull’accaduto.
14.Il 3 marzo successivo il Calvani autorizzava in un caseggiato di sua proprietà, un incontro con alcuni referenti territoriali e di settore, organizzato da Finelli e Baldarelli. Pappalardo veniva invitato, pur non essendo più di fatto il Presidente in quanto esautorato da tutte le sue funzioni. Calvani, invitandolo nella tana del lupo lo rassicurava: “VENGA TRANQUILLO, NESSUNO LE TORCERA’ UN CAPELLO. LEI E’ ANCORA IL PRESIDENTE E CHIARIREMO OGNI COSA” .
15.Pappalardo, fidandosi ancora di Calvani, accettava e da Palermo si portava in Latina.
16.Durante la riunione, la Signora Tiziana Pappadia, camionista, dinanzi a tutti i presenti accusava il Calvani di averle telefonato invitandola a muovere accuse pesanti contro Pappalardo per iniziare ad espellerlo dal Movimento. Nel contempo puntava il dito contro l’Avvocato Saieva, che invece di svolgere con imparzialità il suo ministero di Presidente dei Probiviri, l’aveva poco prima avvicinata invitandola anche lui ad attaccare Pappalardo, dicendole di essere in possesso di un dossier che aveva preparato contro la sua persona.
17.Calvani urlava all’indirizzo della Pappadia tacciandola di essere una bugiarda. Ma costei continuava imperterrita ad accusarlo.
18.Pappalardo a questo punto chiedeva la convocazione del Consiglio Direttivo per esaminare quanto accaduto, ma il Calvani si rifiutava di ottemperare.
19.Atteso questo clima da congiurati. Pappalardo si allontanava.
20.Il 5 marzo successivo, Pappalardo scriveva a Calvani e al Vice Presidente Zeoli una lettera con cui proponeva di convocare l’Assemblea per eleggere un nuovo Consiglio Direttivo espressione di tutte le categorie sociali.
21.A tale lettera, il Calvani il 6 marzo:
-espelleva tutti i referenti vicini a Pappalardo;
-ancora una volta convocava il Consiglio Direttivo arbitrariamente;
-inviava la seguente comunicazione:
“Anticipiamo via mail una raccomandata spedita questa mattina 06/03/2012
Egregio Signor Antonio Pappalardo , a nome e per conto del movimento Dignità Sociale, siamo a comunicarle che il consiglio direttivo , in considerazione delle gravissime violazioni statutarie della S.V. reiteratamente poste in essere , ha deliberato la sua sfiducia dalla carica di Presidente
Distinti saluti,
Il Segretario Nazionale di Dignità Sociale
Danilo Calvani”.
22.W LA DEMOCRAZIA!
23.Il Generale Pappalardo così replicava:
“Contesto l’espulsione in quanto illegittima e assunta al di fuori delle prerogative conferite dallo Statuto.
Prendo atto comunque dell’impossibilità di proseguire in un rapporto associativo con persone che gestiscono
in modo personalistico il Movimento e pertanto rassegno irrevocabilmente le mie dimissioni.
Invito i responsabili a togliere dal logo il pennacchio rosso e blu dei carabinieri, da me inserito avendoli rappresentati per tanti anni.
Invito i responsabili a non utilizzare tutti i documenti da me redatti.
Antonio Pappalardo
Chiedo la massima diffusione del comunicato.
Chiedo che coloro che si riconoscono nel mio costante impegno per la salvezza dell’Italia
di associarsi al Movimento “Il Melograno-Mediterraneo” (www.melograno.info; melogranomedit@libero.it, in cui tutti i chicchi sono uguali, come uguali sono gli uomini.
24.E’ DAVVERO UNA TRISTE STORIA!
----
staff nocensura.com
Commenti