Caso Uva, La perizia accusa: i carabinieri lo hanno pestato e causato la morte
Giuseppe Uva non è morto per colpa dei medici, dei farmaci o della casualità. Giuseppe Uva è morto dopo le botte in caserma. Dopo quelle tre ore passate con i carabinieri, quando, il verbale recita, era vittima di una “tempesta emotiva” che ricorda tanto il “male attivo” di Giuseppe Pinelli. E’ una perizia a certificare l’innocenza dei sanitari. E a rilevare tracce di violenza sul corpo.
Ora è la perizia medico-legale dei professori Davide Ferrara, Angelo Demoni e Gaetano Thiene, ordinata dal tribunale, a smentire in molti punti la ricostruzione del pm Agostino Abate che aveva individuato nei farmaci la causa della morte, e per questo aveva mandato a processo per omicidio colposo due medici del pronto soccorso di Varese (uno archiviato). Per i periti, la morte di Uva fu scatenata da «stress emotivo» dovuto all’alcool insieme alle «misure di contenzione fisica» e alle «lesioni traumatiche auto ed eteroprodotte ». Sulle lesioni che hanno portato all’infarto, scrivono i periti, «non è possibile fare ulteriori osservazioni » perché c’è «assoluta mancanza di documentazione inerente il periodo tra il fermo delle 3 e la relazione medica che prescrive il Tso», fino «all’accesso in pronto soccorso alle 5.48». È vero — continuano — che l’arresto cardiaco è avvenuto in Psichiatria, quando Uva era sedato «ma l’evento aritmico fatale è insorto nella fase di risoluzione della tempesta emotiva, nella fase di recupero ».
Ora è la perizia medico-legale dei professori Davide Ferrara, Angelo Demoni e Gaetano Thiene, ordinata dal tribunale, a smentire in molti punti la ricostruzione del pm Agostino Abate che aveva individuato nei farmaci la causa della morte, e per questo aveva mandato a processo per omicidio colposo due medici del pronto soccorso di Varese (uno archiviato). Per i periti, la morte di Uva fu scatenata da «stress emotivo» dovuto all’alcool insieme alle «misure di contenzione fisica» e alle «lesioni traumatiche auto ed eteroprodotte ». Sulle lesioni che hanno portato all’infarto, scrivono i periti, «non è possibile fare ulteriori osservazioni » perché c’è «assoluta mancanza di documentazione inerente il periodo tra il fermo delle 3 e la relazione medica che prescrive il Tso», fino «all’accesso in pronto soccorso alle 5.48». È vero — continuano — che l’arresto cardiaco è avvenuto in Psichiatria, quando Uva era sedato «ma l’evento aritmico fatale è insorto nella fase di risoluzione della tempesta emotiva, nella fase di recupero ».
«La perizia è un macigno sul pm che dopo oltre tre anni non ha aperto un fascicolo su quanto successo in caserma», ha tuonato l’avvocato della famiglia Uva, Fabio Anselmo.
fonte
Commenti