Uno stato che tutela gli aguzzini e abbandona le vittime: la storia di Carmela
Di seguito la storia di Carmela, suicida a 13 anni dopo le violenze carnali subite dal "branco", i cui componenti sono stati allucinantemente condannati a scontare 15 mesi di "programma di rieducazione". La storia risale al Dicembre 2008, ma il ricordo di questo episodio è tornato prepotentemente nella mente dopo la sentenza della Cassazione che ha sancito la "non obbligatorietà" della custodia cautelare in carcere per gli stupratori di gruppo.
Riporto l’articolo che oggi compare su donna.libero.it e che trovate a questo LINK. Conoscevo la storia di Carmela tramite il blog che hanno aperto i genitori e che potrete leggere QUI. Inoltre potrete leggere ed iscrivervi alla Associazione nata dalla volontà dei genitori di Carmela per aiutare chi si trovasse in situazioni simili.
Indignati, schifati, rabbiosi sono i commenti della rete verso questa ingiusta ed iniqua pena verso chi ha stuprato Carmela spingendola infine al suicidio ed anche io a loro mi associo.
Carmela, 13 anni, uccisa 2 volte – Suprata dal branco, giudicata psichicamente instabile, internata e imbottita di psicofarmaci. Poi il suicidio. Mentre i suoi aguzzini, minorenni all’epoca dei fatti, evitano il processo. La loro pena? Un programma di rieducazione.
Nel novembre 2006 Carmela, una 13enne di Taranto, si allontana di casa. Quattro giorni dopo Alfonso Frassanito, suo padre, la ritrova in un vicolo della città vecchia. È stata drogata con anfetamine e violentata. Più volte. Hanno abusato di lei più persone. Carmela denuncia i suoi aggressori. In seguito gli inquirenti troveranno il suo diario, dove racconta la violenza subìto da due minorenni e un’altra subita qualche giorno prima da tre maggiorenni. La discesa all’inferno di Carmela è appena iniziata.Prima di quell’incubo, Carmela aveva denunciato le molestie subite da un giovane sottoufficiale della Marina. «Lui aveva ammesso di averla incontrata diverse volte – racconta papà Alfonso – Salvo poi ritrattare in sede di interrogatorio. Lo vedevamo davanti alla scuola media Frascolla, sempre accanto a ragazzini. Continuava a passare sotto casa nostra… In città era conosciuto come “il pedofilo di San Vito”». Ma la polizia non trova riscontri e non avvia nessun procedimento penale. Carmela, dicevano, a volte s’inventa le cose, non ha la completa padronanza di sé. Carmela non ci sta con la testa. È un “soggetto disturbato con capacità compromesse”, risulta dalla perizia psichiatrica.
Così, mentre i suoi stupratori restano a piede libero, lei viene internata nel centro “L’Aurora” di Lecce. I genitori sono contrari ma alla fine si lasciano convincere. Forse è meglio così, la loro bambina sarà in buone mani, seguita e assistita da professionisti. Ma in breve tempo si accorgono che c’è qualcosa di strano. Carmela non ci vuole restare a Lecce. I medici dicono che va tutto bene, però poi si scopre che, all’insaputa dei familiari, la ragazzina era sottoposta a una cura di psicofarmaci, e che aveva tentato la fuga due volte. Così viene trasferita al centro “Il sipario” di Gravina di Puglia, dove le cose sembrano migliorare. Qui viene confermato che era stata sottoposta a una pesante trattamento a base di psicofarmaci, una cura che non si poteva interrompere di punto in bianco ma in maniera graduale. «Nel fine settimana la portavamo a casa – raccontò il padre – ero io stesso a darle i farmaci: En e Haldol».
Il 15 aprile 2007 Carmela dice: «Vado in bagno». E invece vola dal settimo piano di un condominio del quartiere Paolo VI.
Devastati dal dolore, i genitori continuano a vedere gli aggressori della ragazzina girare liberamente. Addirittura c’è chi accusa il signor Frassanito di nefandezze, non essendo lui il padre naturale di Carmela, morto quando lei aveva solo un anno. Così i coniugi lasciano la città insieme alle altre due figlie. Fondano l’associazione IoSòCarmela, per non arrendersi al dolore e neppure all’ingiustizia.
Nel frattempo i due aguzzini minorenni (all’epoca dei fatti avevano 16 anni) confessano, ed evitano il processo. Il giudice del tribunale dei minorenni di Taranto Laura Picaro li ritiene meritevoli della “messa in prova”. In pratica per 15 mesi saranno messi sotto osservazione: seguiranno un programma di rieducazione e offriranno assistenza agli anziani. Se faranno i bravi il dibattimento verrà cancellato. Non solo: in Tribunale l’avvocato di uno dei due stupratori ha chiamato Carmela “prostituta”. Insomma, era quella che “ci stava”, era consenziente. E da vittima si trasforma nell’unica vera imputata.
fonteIl blog che hanno aperto i genitori QUI
Commenti
se un giorno dovessi scoprire che mio figlio ha stuprato una ragazza credo che non lo vorrei piu in casa con mè. indipendentemente dai vari magistrati/giudici/avvocati e schifezze varie(NON TUTTI MA BUONA PARTE)
Sono rimasta molto male leggendo la storia di Carmela. Ma la cosa che ancora mi fa riflettere é come tutti siamo pronti a puntare il dito verso i ragazzi stupratori che all'epoca erano anche minorenni. Mi domando, dove erano i loro genitori? La educazione é tutto! Chi cresce senza la presenza dei genitori (forse perchè loro si devono fare un mazzo cosí per poter mantenere una vita decente o perchè non danno abbastanza valore alla educazione...chi lo sá) cresce senza principi sani e utili alla congregazione sociale. Questo mi sembra molto comune nei giorni di oggi. I figli non vengono educati e seguiti come dovrebbero. Lo vedo giá con i bimbi piccoli che hanno genitori piú o meno consapevoli del potere di una buona educazione che si liberano la coscienza comprando i figli di tutto e di piú. Genitori che si sentono in colpa perchè non passano abbastanza tempo con i loro figli. Per non parlare delle scuole, organizzate e gestite malissimo, strutture fatiscenti (parlo di quelli comunali), professori stanchi e demotivati che di certo non hanno a cuore la buona educazione di nostri figli.
Poi se per caso i giovani dovessero avere la voglia di sviluppare qualche dote artistica o sportiva, beh, troveranno piú difficoltá per la strada anzichè degli appoggi. Allora mi dico...non siamo un pó tutti colpevoli quando succede che i nostri giovani sbandano? I colpevoli siamo noi adulti genitori che non abbiamo lottato per lasciare un paese migliore per nostri figli. Li mettiamo al mondo senza avergli assicurato un futuro sereno e poi li condanniamo quando si perdono e falliscono. Carmela ed i suoi stupratori, per come la vedo io sono sintomi di una malatia sociale molto piú profonda di quello che si vuol vedere e facendo cosí agiamo come dei virus che diffondono la malattia. Dovremmo invece combattere per dedicare piú tempo alla educazione dei nostri figli, per migliorare le scuole e aiutare i nostri giovani a realizzare i loro sogni. Quando parlo dei nostri figli, intendo che i figli miei sono i vostri figli ed i vostri sono i miei figli. Con l'intenzione di far capire che tutti i bimbi nascono uguali e che poi siamo noi genitori a farli diventare bravi cittadini o meno i...per questo serve l'educazione e del fegato per correggere quello che nel sistema non collabora in tal senso. Con l'augurioi che le cose cambino e che gli adulti comincino a comportarsi come adulti vi saluto tutti. A te Carmela, sono sicura che sei in un posto molto piú bello adesso. Tanto amore.
Alba