La Cgia di Mestre: Imprese senza soldi, volano le insolvenze
La Cgia: le banche tagliano i prestiti. Gli interessi più alti pesano per 3,7 miliardi Le aziende nel 2011 non sono riuscite a pagare 80 miliardi di euro, il 36% in più rispetto al 2010
MILANO - Tutta la liquidità che le banche italiane hanno preso a prestito a tassi di favore dalla Banca Centrale Europea, non è stata ancora trasferita alle aziende. Dopo il bollettino di Bankitalia, tocca all´ufficio studi della Cgia di Mestre tirare le somme di quanto la crisi del credito stia costando cara al tessuto di piccole e medie imprese che regge l´economia del Paese. Se infatti il maggiori rischio legato alla crisi, ha fatto aumentare gli interessi di 3,7 miliardi, di contro le banche hanno chiuso i rubinetti. Tra ottobre e dicembre del 2001, i prestiti sono diminuiti dell´1,5% con una punta del 2,2% registrata proprio a dicembre.
A guardare la situazione dal punto di vista delle banche, emerge che gli istituti hanno erogato meno credito, anche perché le aziende clienti hanno iniziato a non rispettare le pendenze. L´effetto tipico della crisi è proprio questo, ma senza la liquidità delle banche, il sistema industriale si inceppa, creando pesanti ricadute sull´occupazione e sull´economia reale. Nel 2011 le insolvenze da parte delle aziende tricolori hanno superato gli 80 miliardi di euro, si tratta di una cifra record, che è superiore del 36% rispetto al dato poco lusinghiero registrato in un altro anno difficile come il 2010.
La notizia che ci fosse una stretta creditizia era nell´aria da qualche mese, ma l´ufficialità dei numeri è arrivata solo nei giorni scorsi con la presentazione del supplemento statistico al bollettino economico di Bankitalia, che appunto segnala una contrazione dell´1,5% delle nuove erogazioni con l´ultimo trimestre dello scorso anno. «Questi dati confermano che le banche hanno chiuso i rubinetti del credito - spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - e in una fase recessiva, come quella che stiamo vivendo in questo momento, corriamo il rischio che il nostro sistema produttivo, costituito prevalentemente da piccole e piccolissime imprese, collassi».
I numeri, secondo Bortolussi «sono impietosi» ancora di più se messi a raffronto con la crescita del carovita. «Se nel 2011 l´ammontare complessivo dei prestiti erogati alle imprese è salito del 3% superando quota 995 miliardi di euro - spiega l´esperto - ,va comunque sottolineato che l´incremento è comunque inferiore rispetto alla crescita dell´inflazione, che l´anno scorso è stata del +3,3%». Purtroppo, la situazione è peggiorata nell´ultima parte dell´anno, dopo che il nostro spread ha cominciato a crescere a ritmi vertiginosi, non a caso la punta massima si è registra a dicembre, quando l´erogazione di credito è addirittura del 2,2%. L´allargamento del differenziale tra i buoni del Tesoro italiani decennali e quelli tedeschi, ha reso più caro epa le banche italiane finanziarsi sul mercato, con pensati ricadute sui clienti finali e quindi sugli imprenditori. «Oltre alla stretta creditizia - conclude Bortolussi - nel 2011 le imprese hanno dovuto subire anche un forte aumento dei tassi di interesse che si è tramutato in un costo aggiuntivo per l´intero sistema produttivo pari a 3,7 miliardi di euro».
fonte: la Repubblica
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MILANO - Tutta la liquidità che le banche italiane hanno preso a prestito a tassi di favore dalla Banca Centrale Europea, non è stata ancora trasferita alle aziende. Dopo il bollettino di Bankitalia, tocca all´ufficio studi della Cgia di Mestre tirare le somme di quanto la crisi del credito stia costando cara al tessuto di piccole e medie imprese che regge l´economia del Paese. Se infatti il maggiori rischio legato alla crisi, ha fatto aumentare gli interessi di 3,7 miliardi, di contro le banche hanno chiuso i rubinetti. Tra ottobre e dicembre del 2001, i prestiti sono diminuiti dell´1,5% con una punta del 2,2% registrata proprio a dicembre.
A guardare la situazione dal punto di vista delle banche, emerge che gli istituti hanno erogato meno credito, anche perché le aziende clienti hanno iniziato a non rispettare le pendenze. L´effetto tipico della crisi è proprio questo, ma senza la liquidità delle banche, il sistema industriale si inceppa, creando pesanti ricadute sull´occupazione e sull´economia reale. Nel 2011 le insolvenze da parte delle aziende tricolori hanno superato gli 80 miliardi di euro, si tratta di una cifra record, che è superiore del 36% rispetto al dato poco lusinghiero registrato in un altro anno difficile come il 2010.
La notizia che ci fosse una stretta creditizia era nell´aria da qualche mese, ma l´ufficialità dei numeri è arrivata solo nei giorni scorsi con la presentazione del supplemento statistico al bollettino economico di Bankitalia, che appunto segnala una contrazione dell´1,5% delle nuove erogazioni con l´ultimo trimestre dello scorso anno. «Questi dati confermano che le banche hanno chiuso i rubinetti del credito - spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - e in una fase recessiva, come quella che stiamo vivendo in questo momento, corriamo il rischio che il nostro sistema produttivo, costituito prevalentemente da piccole e piccolissime imprese, collassi».
I numeri, secondo Bortolussi «sono impietosi» ancora di più se messi a raffronto con la crescita del carovita. «Se nel 2011 l´ammontare complessivo dei prestiti erogati alle imprese è salito del 3% superando quota 995 miliardi di euro - spiega l´esperto - ,va comunque sottolineato che l´incremento è comunque inferiore rispetto alla crescita dell´inflazione, che l´anno scorso è stata del +3,3%». Purtroppo, la situazione è peggiorata nell´ultima parte dell´anno, dopo che il nostro spread ha cominciato a crescere a ritmi vertiginosi, non a caso la punta massima si è registra a dicembre, quando l´erogazione di credito è addirittura del 2,2%. L´allargamento del differenziale tra i buoni del Tesoro italiani decennali e quelli tedeschi, ha reso più caro epa le banche italiane finanziarsi sul mercato, con pensati ricadute sui clienti finali e quindi sugli imprenditori. «Oltre alla stretta creditizia - conclude Bortolussi - nel 2011 le imprese hanno dovuto subire anche un forte aumento dei tassi di interesse che si è tramutato in un costo aggiuntivo per l´intero sistema produttivo pari a 3,7 miliardi di euro».
fonte: la Repubblica
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