Perché i biocarburanti non sono una buona idea
Lo scorso anno ho partecipato a un dibattito pubblico sull'energia con un ufficiale di alto livello del governo italiano, un "tecnocrate" se vi piace usare questo termine. Quando espressi dubbi forti sui biocarburanti come fonte energetica, la sua reazione fu aggressiva. Mi attaccò personalmente, suggerendo che fossi sul libro paga dell'industria petrolifera, dato che è ovvio che a loro non piacciano i biocarburanti. Poi aggiunse che questo fatto era provato dalle asserzioni contro i biocarburanti pronunciate dal ministero saudita del petrolio. Inoltre, disse, parlare contro i biocarburanti è un modo di impedire ai poveri del Brasile di usufruire di quei beni che la globalizzazione porterà loro non appena il mercato mondiale dei biocarburanti da etanolo sarà liberalizzato (*).
I dibattiti sono sempre un’esperienza formativa, e questo non ha fatto eccezione. Una delle cose che ho imparato è che i tecnocrati sono solo politici che non devono preoccuparsi troppo del proprio collegio elettorale. Come gli statisti, nei dibattiti il loro istinto li porta immediatamente a scagliare un attacco personale; è una strategia modellata alla perfezione da migliaia di anni di dibattiti politici. Il mio oppositore la ha applicata preoccuparsi troppo della contraddizione implicata nell'accusarmi di essere sul libro paga dell'industria petrolifera - pensate che io ho trascorso gli ultimi dieci anni predicando l’arrivo del picco del petrolio!
Un'altra cosa che ho imparato da questo dibattito è come, sin d’ora, l'industria dei biocarburanti è diventata così grande che già è politicamente scorretto parlare in pubblico contro i biocarburanti. Se lo fai, bisogna ripararsi dalle critiche: questo che ciò che è successo a me. Se si vuole scampare da questo tipo di attacchi, bisogna essere molto preparati sull’argomento. Si può trovare un grande aiuto leggendo il libro da poco pubblicato "The Biofuel Delusion" di Mario Giampietro e Kozo Mayumi. Se si è incerti sul perché i biocarburanti sono un vero disastro, questo testo ve lo spiegherà sulla base di un'analisi rigida e di molti dati.
È una sfortuna (davvero, è un scandalo) che sia così caro; quasi 70 dollari per una copia. Ma se siete coinvolti di un dibattito sull’energia, è un buon investimento.
I biocarburanti sono una questione complessa e Giampietro e Mayumi impiegano quasi 300 pagine per sviscerarla in tutti i suoi aspetti. Il punto principale della loro analisi è basato sui fondamenti della fisica: l'efficienza della fotosintesi è bassa, e per questo sono necessarie allo scopo aree davvero estese. Se noi pensassimo a un ammontare di biocarburanti comparabile ai bisogni attuali per il trasporto, il bisogno è semplicemente impensabile: non ci sarebbe più spazio per la produzione di cibo. Come affermato semplicemente dagli autori a pagina 128, “la piena sostituzione dell’energia di fossile con gli agro-biocarburanti è impossibile."
Le immense zone che sono necessarie sono solamente uno dei problemi dei biocarburanti. Più in generale, l'agricoltura è una buona tecnologia per produrre cibo, ma è terribilmente costosa per le risorse che richiede. Ha bisogno di terra, acqua, fertilizzanti, insetticidi, lavoro meccanico, tutti apporti che di norma arrivano dai combustibili fossili. Prendendo tutto in considerazione, l'EROEI (Energia Ritornata su Energia Investita) del biocarburante è generalmente basso, a meno che l'energia utilizzata derivi da lavoro umano a basso costo, come è nel caso della canna da zucchero brasiliana.
Al di fuori del Brasile, il bisogno di un sussidio di energia che derivi dai combustibili fossili rende i biocarburanti incapaci di adempiere alla loro promessa di essere una tecnologia "sostenibile". Non potranno aiutarci a ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili, e neppure a ridurre le emissioni di gas serra nell'atmosfera.
Ovviamente, la storia dei biocarburanti è più complessa e Giampietro e Mayumi esaminano l’intero spettro delle possibilità nel loro libro. Ci sono i biocarburanti migliori? O, forse, modi di utilizzo della forma attuale dei biocarburanti in un modo più efficace? Sì, chiaramente; c'è la promessa di "seconda generazione" di combustibili (etanolo di cellulosa) e la possibilità di coltivare aree marginali, inadatte alla produzione di cibo. Ma i fattori fisici del problema non cambiano molto e, proprio adesso, i biocarburanti e l'agricoltura convenzionale sono già in competizione per la terra e le risorse.Una delle conseguenze potrebbe l’incremento dei prezzi degli alimenti che abbiamo già visto negli anni passati.
Alla fine, cosa ci vogliamo fare con i biocarburanti? Pensiamo realmente che il modo di risolvere i nostri problemi energetici sia quello di una tecnologia inefficiente per sostenere un sistema di trasporto di per sé inefficiente? L'unica spiegazione che posso dare per la così forte enfasi data ai biocarburanti è che, una volta che una cattiva idea è stata perfezionata, inizia a guadagnare forza e poi diviene quasi impossibile da fermare.
A questo punto, ci si potrebbe chiedere come finì il dibattito col mio contraddittorio tecnocratico. Bene, fui tentato di usare le sue stesse tattiche e accusarlo di essere sul libro paga della lobby dei biocarburanti. Ma non sono un politico e non ci sono riuscito; anche perché vidi che non era necessario. Se si ha una qualche 'esperienza nel parlare in pubblico, si sviluppa velocemente un sesto senso su quello che pensa il pubblico. In questo caso, mi era chiaro: il pubblico era con me, non col mio oppositore tecnocratico. Non si sono bevuti l'idea che i biocarburanti siano in grado di risolvere il problema dei combustibili nel mondo senza far morire di fame le persone, per non parlare sull'ipotesi che la globalizzazione faccia diventare ricchi di contadini brasiliani. Era convinto anche di questo? Non lo posso dire. Alcuni mesi più tardi, in Italia ottenne una posizione di livello ancora più alta nel nuovo governo “tecnocratico” di Monti.
* A proposito, la recente abolizione dei sussidi statali sull’etanolo di mais negli Stati Uniti probabilmente è una buona cosa, ma non pone assolutamente fine ai sussidi statali sui biocarburanti, come si può leggere in questo interessante articolo di Mike Sheldon pubblicato su "The Oil Drum". Da notare che l'abolizione dei sussidi arriva insieme all'abolizione dei dazi sull’etanolo importato dal Brasile e questo potrebbe rendere l’etanolo più conveniente! Resta ancora da vedere l’effetto sui contadini brasiliani.
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