Nigeria, prezzo della benzina alle stelle, scoppia la rivolta popolare
In Nigeria i problemi sembrano non finire mai. Già alle prese nelle ultime settimane con una serie di attacchi terroristici da parte di un gruppo islamico, il governo nigeriano deve ora affrontare uno sciopero ad oltranza e le proteste di massa che minacciano di paralizzare il Paese.
Nella nazione più popolosa dell'Africa migliaia di persone si sono riversate nelle strade da quando il governo ha annunciato, il 1 ° gennaio, che avrebbe interrotto i sussidi al settore petrolifero, in grado per decenni di mantenere il carburante a buon mercato (soldi in realtà sottratti alle infrastrutture, sempre più necessarie a causa dell'aumento costante della popolazione).
Nel giro di una notte, il prezzo della benzina alla pompa nel più grande produttore africano di petrolio è più che raddoppiato, arrivando a circa 1 dollaro al litro, cifra esorbitante se si pensa che in Nigeria quasi la metà della popolazione vive con 1 dollaro al giorno. Sfidando un'ingiunzione del tribunale che vietava gli scioperi, i leader del maggiore sindacato nigeriano hanno chiesto a più di due milioni di iscritti di iniziare uno sciopero "a tempo indeterminato" a partire da oggi. Sciopero che potrebbe paralizzare il traffico stradale e aereo e spegnere reti elettriche.
Veicoli della polizia blindata - molti già in giro dopo gli attentati religiosi che hanno ucciso decine di persone nelle ultime settimane - pattugliano già la capitale, Abuja, e le altre grandi città in vista del scioperi. Fonti del governo dicono che 15.000 poliziotti saranno impiegati nella capitale già da oggi.
Il presidente Goodluck Jonathan ha tentato di placare il malcontento crescente, comparendo in televisione due giorni fa: "Personalmente sono addolorato per il forte aumento delle tariffe di trasporto ed i prezzi di beni e servizi. Se fossi nei vostri panni in questo momento, probabilmente avrei reagito allo stesso modo", ha detto, prima di annunciare un 25% taglio di stipendio per i ministri. "Capisco bene che la deregolamentazione non è una formula magica che risolverà ogni problema economico, ma è un buon punto di inizio per trasformare l'economia", ha detto il presidente.
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Nella nazione più popolosa dell'Africa migliaia di persone si sono riversate nelle strade da quando il governo ha annunciato, il 1 ° gennaio, che avrebbe interrotto i sussidi al settore petrolifero, in grado per decenni di mantenere il carburante a buon mercato (soldi in realtà sottratti alle infrastrutture, sempre più necessarie a causa dell'aumento costante della popolazione).
Nel giro di una notte, il prezzo della benzina alla pompa nel più grande produttore africano di petrolio è più che raddoppiato, arrivando a circa 1 dollaro al litro, cifra esorbitante se si pensa che in Nigeria quasi la metà della popolazione vive con 1 dollaro al giorno. Sfidando un'ingiunzione del tribunale che vietava gli scioperi, i leader del maggiore sindacato nigeriano hanno chiesto a più di due milioni di iscritti di iniziare uno sciopero "a tempo indeterminato" a partire da oggi. Sciopero che potrebbe paralizzare il traffico stradale e aereo e spegnere reti elettriche.
Veicoli della polizia blindata - molti già in giro dopo gli attentati religiosi che hanno ucciso decine di persone nelle ultime settimane - pattugliano già la capitale, Abuja, e le altre grandi città in vista del scioperi. Fonti del governo dicono che 15.000 poliziotti saranno impiegati nella capitale già da oggi.
Il presidente Goodluck Jonathan ha tentato di placare il malcontento crescente, comparendo in televisione due giorni fa: "Personalmente sono addolorato per il forte aumento delle tariffe di trasporto ed i prezzi di beni e servizi. Se fossi nei vostri panni in questo momento, probabilmente avrei reagito allo stesso modo", ha detto, prima di annunciare un 25% taglio di stipendio per i ministri. "Capisco bene che la deregolamentazione non è una formula magica che risolverà ogni problema economico, ma è un buon punto di inizio per trasformare l'economia", ha detto il presidente.
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