Washington minimizza, ma le tensioni tra USA e Cina


Il presidente cinese ha invitato la marina militare del Dragone a prepararsi a una guerra. I suoi commenti, che sono stati pubblicati in un comunicato su un sito web del governo, rappresentano le preoccupazioni cinesi per l'ingerenza degli Stati Uniti nell'area asiatica con riferimento al mar cinese del sud. Diversi paesi asiatici rivendicano la propria sovranità su parti del Mar Cinese Meridionale, che si ritiene abbia enormi riserve di gas.

La questione del Mar cinese meridionale si ingigantisce ogni giorno che passa. Il 6 novembre 2011 il presidente cinese Hu Jintao ha parlato alla potente commissione militare centrale. Il suo discorso, in sintesi, è quello di preparsi a una guerra. Il presidente Hu Jintao ha esortato la marina a prepararsi “per il combattimento militare”, viste le crescenti tensioni regionali sulle dispute marittime e la campagna degli Stati Uniti per affermarsi come potenza del Pacifico. La marina deve “accelerare la sua trasformazione e modernizzazione in modo robusto, e fare i preparativi per il combattimento militare al fine di compiere maggiori contributi alla salvaguardia della sicurezza nazionale”, ha detto Hu Jintao.

Washington ha minimizzato, ma la tensione nel Pacifico è in un pericoloso crescendo. La Cina rivendica il suo potere nella zona, attraverso la quale passa un terzo del commercio marittimo mondiale. Vietnam e Filippine hanno più volte accusato la Cina di aumentare le proprie forze di aggressione nell'area.

In una traduzione delle osservazioni di Hu, l'agenzia ufficiale Xinhua ha virgolettato il presidente: “la Cina deve prepararsi per una guerra estesa”. Il Pentagono ha minimizzato il discorso di Hu, sostenendo che Pechino ha il diritto di sviluppare il suo esercito, anche se dovrebbe farlo in modo trasparente: “hanno il diritto di sviluppare capacità militari e di pianificare, proprio come facciamo noi”, ha detto il portavoce del Pentagono George Little, che ha aggiunto, “abbiamo più volte chiesto trasparenza ai cinesi. Le nostre forze navali sono pronte in ogni caso”.

L'annuncio di Hu giunge sulla scia dei viaggi in Asia compiuti da diversi alti funzionari statunitensi, tra cui il presidente Barack Obama, il Segretario alla Difesa Leon Panetta e il Segretario di Stato Hillary Clinton. Il sottosegretario alla Difesa degli Stati Uniti Michelle Flournoy si è riunito a Pechino con i suoi omologhi cinesi il 6 dicembre, per colloqui militari.

Non era mancata la voce anche del premier cinese in precedenza: Wen Jiabao aveva avvertito il mese scorso contro le interferenze di “forze esterne” in dispute territoriali regionali. E la Cina – aveva annunciato - “avrebbe condotto esercitazioni navali nel Pacifico”, dopo che Obama aveva ufficializzato l'invio di oltre duemila marines in Australia.

L'Esercito popolare di liberazione, il più grande esercito del mondo, è soprattutto una forza di terra, “ma la sua marina – hanno scritto i media locali - sta giocando un ruolo sempre più importante”.

La prima portaerei della Cina ha iniziato la sua seconda prova in mare la settimana scorsa dopo aver subito ristrutturazioni e test: si tratta di una nave di produzione sovietica, di trecento metri, che ha suscitato la preoccupazione internazionale. Pechino ha più volte insistito sul fatto che il vettore non costituisce alcuna minaccia per i suoi vicini, sostenendo che verrà utilizzata principalmente per scopi di formazione e di ricerca. Difficile crederci, dopo l'ultima uscita di Hu Jintao, presidente della Cina, segretario del Partito comunista e capo delle forze armate cinesi.

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