Suicidio Schiavon, vedova e figlia si appellano a Monti
Le due donne scrivono con gli impreditori del Veneto una lettera rivolta al Presidente del consiglio.
Sono allarmanti ad oggi i dati riguardanti i tassi di suicidio in Veneto, solo nel 2009 i sondaggi comunicano 275 vittime. L’imprenditore Giovanni Schiavon, lo scorso 12 Dicembre si è tolto la vita all’interno del suo ufficio, sparandosi un colpo di pistola alla tempia. L’uomo era da 25 anni il titolare della EuroStrade 90 snc di Vigonza, nel Padovano.Il gesto estremo sarebbe stato compiuto per via di numerosi debiti, per l’impossibilità di riscuotere i suoi crediti di lavoro (oltre 200mila euro) e doversi quindi confrontare con l’esposizione verso banche e fornitori. Le maggiori preoccupazioni hanno avuto inizio nel 2010, quando i pagamenti da parte dei clienti si sono fermati, è quindi scattata cassa integrazione per sette dei dipendenti che lavoravano nell’azienda.
Le banche avrebbero chiesto a Schiavon di rientrare dalla linee di finanziamento aperte e nel corso dei mesi avrebbero visto slittare le date prestabilite per i pagamenti dei lavori svolti anche a favore di Enti locali. Una volta terminate le ultime commesse, questo sarebbe stato un Natale di cassa integrazione anche per gli altri dipendenti.
La morte di Schiavon ha provocato la rabbia degli imprenditori veneti, rabbia che cresce, se si prende in considerazione il fatto che un rimedio esiste grazie alle normative europee, non ancora però recepite da parte del governo italiano attraverso la legge comunitaria, perché considerate troppo onerose per i bilanci della pubblica amministrazione.
Otto associazioni di categoria imprenditoriale hanno deciso di scrivere una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Monti, firmata anche dalla figlia e dalla moglie dell’impresario suicida. La lettera inviata al Corriere del Veneto, ricorda che le imprese necessitano la ricezione tempestiva di quanto è dovuto per il lavoro svolto, che gli strumenti ci sono e che è sufficiente recepire velocemente la Direttiva europea contro i ritardi nei pagamenti.
Nonostante siano consapevoli del fatto che il recepimento della direttiva abbia dei costi elevati, le due donne chiedono ugualmente a Monti di sbrigarsi nell’accoglierla. “Il Veneto, che si trova in prima linea sul fronte dello sviluppo economico e dove la cronaca, con cadenza sempre più frequente -sottolineano- registra drammaticamente i casi di imprenditori spinti al suicidio per impossibilità di riscuotere i proprio crediti e far fronte così agli impegni economici.
fonteAderisci all'iniziativa FERMIAMO LE BANCHE! - comitato promotore del referendum per l'abolizione delle sei leggi "regala soldi" alle banche
Commenti