Brasile, multe alla Chevron: il governo sudamericano contro la multinazionale USA
Multe milionarie alla Chevron per danno ambientale al largo di Rio
La compagnia petrolifera statunitense Chevron sarà multata per «danno ecologico» dal ministero dell'Ambiente brasiliano. È responsabile della fuoriuscita di greggio da un pozzo sottomarino al largo della costa di Rio de Janeiro che ha contaminato la zona. L'incidente è avvenuto l'8 nopvembre scorso, durante la trivellazione di un pozzo sperimentale nell'area di Campo Frade, a 370 km a nord-est del litorale carioca: una rotta migratoria per delfini e balene, secondo gli organismi brasiliani per la tutela dell'ambiente.
L'incidente, che la multinazionale Usa non aveva reso noto, è venuto alla luce il 10 novembre quando l'Organizzazione non governativa Sky Trhth ha pubblicato le foto che mostravano una chiazza di petrolio sull'oceano lunga 35 miglia, che è arrivata fino a 120 km dalle spiagge di Rio. Secondo Greenpeace, la chiazza copre oltre 1.500 km quadrati: «La multinazionale Chevron, già sotto accusa per danni ambientali e violazione dei diritti umani per aver versato petrolio in Ecuador - ha dichiarato la rappresentanza brasiliana dell'organizzazione ambientalista - ora porta il suo marchio in Brasile».
Chevron, che inizialmente ha cercato di attribuire l'incidente a una falla naturale sul fondale adiacente al pozzo, ora cerca di minimizzare l'entità del danno. Anche se l'entità della sanzione non è ancora stata decisa, il governo brasiliano ritiene che essa non potrà essere inferiore all'equivalente di 20 milioni di euro, il massimo previsto per reati di questo tipo.
La multinazionale potrebbe però essere obbligata a pagare altre due multe: una da parte dell'Agenzia nazionale di petrolio (Anp) brasiliana per «negligenza» nelle procedure di sicurezza adottate; l'altra su richiesta dell'Ibama (Istituto brasiliano per l'ambiente e le risorse naturali rinnovabili) per «violazione delle misure previste nel Piano di emergenza individuale» (Pei).
Una punizione esemplare, nelle intenzioni del governo brasiliano: per evitare che incidenti simili. Incidenti fin troppo frequenti, sia durante l'estrazione del greggio, sia durante il suo trasporto, com'è accaduto il mese scorso in Nuova Zelanda. Per questo, il governo brasiliano ha annunciato anche misure di prevenzione più rigide. Secondo l'oceanografo David Zee - il perito nominato dalla polizia federale - anche il massimo della sanzione prevista dalla legge non basterebbe ciomunque a frenare il rischio di nuovi disastri ecologici. Alle compagnie petrolifere conviene infatti di più pagare la multa che effettuare controlli più rigidi sulle aree di trivellazione. E i 20 milioni di euro che la Chevron potrebbe sborsare sono in fondo poca cosa rispetto agli investimenti in Brasile per i prossimi dieci anni annunciati dalla multinazionale Usa nel 2009 e pari a 3,7 miliardi di euro.
A due settimane di distanza dall'incidente, continuano le perdite di petrolio in mare aperto, e la Chevron potrebbe essere costretta a dare spiegazioni anche al Parlamento brasiliano, dove si sta valutando la creazione di un'apposita Commissione parlamentare d'inchiesta
da "Il Manifesto"
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La compagnia petrolifera statunitense Chevron sarà multata per «danno ecologico» dal ministero dell'Ambiente brasiliano. È responsabile della fuoriuscita di greggio da un pozzo sottomarino al largo della costa di Rio de Janeiro che ha contaminato la zona. L'incidente è avvenuto l'8 nopvembre scorso, durante la trivellazione di un pozzo sperimentale nell'area di Campo Frade, a 370 km a nord-est del litorale carioca: una rotta migratoria per delfini e balene, secondo gli organismi brasiliani per la tutela dell'ambiente.
L'incidente, che la multinazionale Usa non aveva reso noto, è venuto alla luce il 10 novembre quando l'Organizzazione non governativa Sky Trhth ha pubblicato le foto che mostravano una chiazza di petrolio sull'oceano lunga 35 miglia, che è arrivata fino a 120 km dalle spiagge di Rio. Secondo Greenpeace, la chiazza copre oltre 1.500 km quadrati: «La multinazionale Chevron, già sotto accusa per danni ambientali e violazione dei diritti umani per aver versato petrolio in Ecuador - ha dichiarato la rappresentanza brasiliana dell'organizzazione ambientalista - ora porta il suo marchio in Brasile».
Chevron, che inizialmente ha cercato di attribuire l'incidente a una falla naturale sul fondale adiacente al pozzo, ora cerca di minimizzare l'entità del danno. Anche se l'entità della sanzione non è ancora stata decisa, il governo brasiliano ritiene che essa non potrà essere inferiore all'equivalente di 20 milioni di euro, il massimo previsto per reati di questo tipo.
La multinazionale potrebbe però essere obbligata a pagare altre due multe: una da parte dell'Agenzia nazionale di petrolio (Anp) brasiliana per «negligenza» nelle procedure di sicurezza adottate; l'altra su richiesta dell'Ibama (Istituto brasiliano per l'ambiente e le risorse naturali rinnovabili) per «violazione delle misure previste nel Piano di emergenza individuale» (Pei).
Una punizione esemplare, nelle intenzioni del governo brasiliano: per evitare che incidenti simili. Incidenti fin troppo frequenti, sia durante l'estrazione del greggio, sia durante il suo trasporto, com'è accaduto il mese scorso in Nuova Zelanda. Per questo, il governo brasiliano ha annunciato anche misure di prevenzione più rigide. Secondo l'oceanografo David Zee - il perito nominato dalla polizia federale - anche il massimo della sanzione prevista dalla legge non basterebbe ciomunque a frenare il rischio di nuovi disastri ecologici. Alle compagnie petrolifere conviene infatti di più pagare la multa che effettuare controlli più rigidi sulle aree di trivellazione. E i 20 milioni di euro che la Chevron potrebbe sborsare sono in fondo poca cosa rispetto agli investimenti in Brasile per i prossimi dieci anni annunciati dalla multinazionale Usa nel 2009 e pari a 3,7 miliardi di euro.
A due settimane di distanza dall'incidente, continuano le perdite di petrolio in mare aperto, e la Chevron potrebbe essere costretta a dare spiegazioni anche al Parlamento brasiliano, dove si sta valutando la creazione di un'apposita Commissione parlamentare d'inchiesta
da "Il Manifesto"
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