Polmonite: il 50% dei malati la «prende» in ospedale: i reparti un ricettacolo di batteri
Reparti e day hospital sono un ricettacolo di batteri. E il 18% di chi la contrae in questo modo, muore
Quasi il 50% delle polmoniti viene contratto in ospedale. E' il risultato allarmante presentato oggi di una ricerca condotta sulle polmoniti: lo studio, che ha coinvolto circa 2.000 pazienti di 55 reparti di Medicina Interna di ospedali in tutta Italia, è stato presentato al 112° congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI).
RICOVERI LUNGHI PERICOLOSI
«Rimanere in ospedale a lungo è pericoloso perché reparti e day hospital possono rivelarsi un ricettacolo di batteri – commenta Francesco Violi, presidente SIMI, direttore della I Clinica Medica al Policlinico Umberto I e professore ordinario di Medicina Interna all’Università La Sapienza -. I ricoveri più lunghi del dovuto possono complicare le degenze con malattie e infezioni che portano, nei casi più gravi, fino alla morte». «E’ meglio - raccomanda Violi - frequentare l’ospedale meno possibile e lo stesso vale per i visitatori, soprattutto per i bambini. Dovremmo cercare di orientarci sempre più verso le cure domiciliari, che in alcune regioni sono molto carenti. A beneficiarne non sarà solo il malato, ma anche le casse della sanità pubblica».
INFEZIONI IN REPARTI E DAY HOSPITAL
Dai dati emersi durante il convegno, al quale stanno partecipando oltre 2 mila medici, il 18% delle polmoniti è “nosocomiale” ossia si contrae per un’infezione acquisita in ospedale; il 30% coinvolge soggetti che hanno frequenti contatti con le strutture sanitarie: day hospital, istituti di riabilitazione o per malati cronici anziani. Il restante 51,6% dei pazienti si ammala fuori dagli ospedali, “in comunità” precisano gli esperti della SIMI.
ALTO TASSO DI MORTALITA'
Un dato ancora più allarmante è che il tasso di mortalità di chi contrae la polmonite in ospedale è del 18%, quasi pari a quello dei soggetti che vengono contagiati durante un day hospital o altre procedure terapeutiche e diagnostiche in strutture sanitarie (il 17%). La mortalità, però, di chi si ammala di polmonite fuori dall’ospedale (Cap) è bassissima: solo il 7%. Chi prende la polmonite durante un ricovero impiega inoltre più tempo per guarire: 19 giorni contro i 15 di chi contrae la malattia fuori dai centri clinici.
LA LOTTA CONTRO I BATTERI IN OSPEDALE
«Le forme più gravi di polmonite sono causate da batteri che si sviluppano in reparti e day hospital - ricorda Mario Venditti del dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive al Policlinico Umberto I e docente alla Sapienza di Roma - perché lì gli antibiotici vengono usati in forti dosi e questi germi si selezionato diventando più resistenti». «Durante un day hospital, per esempio – precisa Venditti - si possono acquisire batteri che poi vengono portati a casa, con il pericolo di contagiare anche familiari e amici di questa stessa grave forma della malattia che, per guarire, ha bisogno dell’uso di molti più farmaci». Per curare queste polmoniti, sottolineano i medici della SIMI, servono farmaci più efficaci di quelli comunemente usati per questa patologia.
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Quasi il 50% delle polmoniti viene contratto in ospedale. E' il risultato allarmante presentato oggi di una ricerca condotta sulle polmoniti: lo studio, che ha coinvolto circa 2.000 pazienti di 55 reparti di Medicina Interna di ospedali in tutta Italia, è stato presentato al 112° congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI).
RICOVERI LUNGHI PERICOLOSI
«Rimanere in ospedale a lungo è pericoloso perché reparti e day hospital possono rivelarsi un ricettacolo di batteri – commenta Francesco Violi, presidente SIMI, direttore della I Clinica Medica al Policlinico Umberto I e professore ordinario di Medicina Interna all’Università La Sapienza -. I ricoveri più lunghi del dovuto possono complicare le degenze con malattie e infezioni che portano, nei casi più gravi, fino alla morte». «E’ meglio - raccomanda Violi - frequentare l’ospedale meno possibile e lo stesso vale per i visitatori, soprattutto per i bambini. Dovremmo cercare di orientarci sempre più verso le cure domiciliari, che in alcune regioni sono molto carenti. A beneficiarne non sarà solo il malato, ma anche le casse della sanità pubblica».
INFEZIONI IN REPARTI E DAY HOSPITAL
Dai dati emersi durante il convegno, al quale stanno partecipando oltre 2 mila medici, il 18% delle polmoniti è “nosocomiale” ossia si contrae per un’infezione acquisita in ospedale; il 30% coinvolge soggetti che hanno frequenti contatti con le strutture sanitarie: day hospital, istituti di riabilitazione o per malati cronici anziani. Il restante 51,6% dei pazienti si ammala fuori dagli ospedali, “in comunità” precisano gli esperti della SIMI.
ALTO TASSO DI MORTALITA'
Un dato ancora più allarmante è che il tasso di mortalità di chi contrae la polmonite in ospedale è del 18%, quasi pari a quello dei soggetti che vengono contagiati durante un day hospital o altre procedure terapeutiche e diagnostiche in strutture sanitarie (il 17%). La mortalità, però, di chi si ammala di polmonite fuori dall’ospedale (Cap) è bassissima: solo il 7%. Chi prende la polmonite durante un ricovero impiega inoltre più tempo per guarire: 19 giorni contro i 15 di chi contrae la malattia fuori dai centri clinici.
LA LOTTA CONTRO I BATTERI IN OSPEDALE
«Le forme più gravi di polmonite sono causate da batteri che si sviluppano in reparti e day hospital - ricorda Mario Venditti del dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive al Policlinico Umberto I e docente alla Sapienza di Roma - perché lì gli antibiotici vengono usati in forti dosi e questi germi si selezionato diventando più resistenti». «Durante un day hospital, per esempio – precisa Venditti - si possono acquisire batteri che poi vengono portati a casa, con il pericolo di contagiare anche familiari e amici di questa stessa grave forma della malattia che, per guarire, ha bisogno dell’uso di molti più farmaci». Per curare queste polmoniti, sottolineano i medici della SIMI, servono farmaci più efficaci di quelli comunemente usati per questa patologia.
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