E.choli: cosa resta dell'epidemia
Due mesi fa l'ultimo caso di escherichia coli, poi l'epidemia è cessata dopo aver causato 3050 malati e 52 morti. In numerosi pazienti l'infezione ha colpito il cervello. Come stanno oggi?
Sono due mesi che l'incubo è finito. Il 7 luglio si è ammalata l'ultima persona dell'ondata di E.coli di tipoO104:H4 che ha colpito la Germania. Il bilancio dell'Istituto Robert Koch parla di 3050 vittime, con 52 decessi, provocati dalla variante aggressiva di un batterio intestinale, di per sé abbastanza innocuo.
L'epidemia ha avuto un iter pesante, non solo per l'alto numero di morti, ma perché ha inflitto a 850 persone un'ulteriore grave complicazione: la sindrome emolitica-uremica (hus) responsabile di anemie e disfunzioni renali. Inoltre, l'infezione ha inciso sul cervello di almeno un paziente su due, con disturbi della parola, allucinazioni, attacchi di panico, spasmi.
"La frequenza e il tasso di gravità delle complicazioni ci ha sorpreso tutti", riassume il presidente della Società tedesca di nefrologia, Reinhard Brunkhorst, in occasione del simposio sull'escherichia, convocato per il 9 settembre a Berlino per fare il punto della situazione.
Oggi i pazienti stanno molto meglio del previsto. Le prime analisi mostrano che ci sono meno conseguenze postume di quanto temessero i medici in piena epidemia. "Riguardo ai pazienti siamo particolarmente soddisfatti", dice Rolf Stahl, specialista dei reni presso la clinica universitaria Hamburg-Eppendorf. Ciò vuol dire che in quasi tutti sono sparite le anomalie cerebrali.
Il nefrologo Jan Kielstein, che ha curato molti pazienti alla Scuola Superiore di Medicina di Hannover, stima in 20 o 30 i malati ancora affetti da disturbi neurologici. "Diversi di loro lamentano ancora una ridotta capacità mnemonica". Ma tutto sommato i pazienti se la sono cavata bene, tenuto conto che avevano difficoltà a trovare le parole per esprimere concetti di uso comune -come quella giudice alla quale non veniva in mente il termine tribunale, oppure il paziente che riconosceva sì il dentifricio e lo spazzolino ma non ricordava più a che cosa servissero-.
Anche i reni della maggior parte dei malati sono tornati a funzionare. "Nella fase acuta, quasi i due terzi dei pazienti hus necessitavano di dialisi; una volta dimessi erano meno del 5%", dice Jan Kielstein. E anche di questi ce ne sono molti che guariranno. E' anzi probabile che col tempo nessuno di loro debba ricorrere a dialisi o al trapianto di reni, completa il presidente dei nefrologi, Brunkhorst. Gli allarmi sull'urgente necessità di donatori di reni in conseguenza dell'escherichia si sono dunque rivelati precipitosi.
Il successo si deve sicuramente al grande sforzo profuso dai medici. Ma anche alla fortuna, dato che essi non sapevano bene come curare i pazienti. D'altra parte, quest'ondata di E.coli si presentava diversa dalle precedenti. Intanto perché l'O104:H4 colpisce soprattutto gli adulti e non i bambini come capita con gli altri batteri dell'escherichia. E poi la complicazione hus si è manifestata talmente di rado negli adulti che non esistevano delle solide indicazioni terapeutiche. "In pratica, i trattamenti adottati sono stati dei tentativi d'emergenza in un clima di urgenze", spiega Brunkhorst. Infatti i medici hanno avuto degli approcci abbastanza sperimentali, come l'adozione di un anticorpo denominato Eculizumab, che avrebbe dovuto intercettare le sostanze immunitarie aggressive del sangue -alla stregua di altri metodi usati per ripulire il sangue. E hanno notato che spesso i sintomi neurologici si manifestavano molto dopo che i valori ematici erano migliorati, per cui è possibile che siano state le sostanze prodotte dal sistema immunitario in lotta con l'O104:H4 a causare i danni collaterali subiti dal cervello.
Successi sorprendentiIn singoli casi si sono avuti degli esiti inattesi. Così, sia i medici di Greifswald, sia quelli di Hannover hanno riferito dei buoni risultati ottenuti su dodici pazienti gravemente colpiti da problemi neurologici tramite un particolare metodo di dialisi chiamato Immunabsorption (Lancet, online). "In qualche caso il risultato è stato impressionante", dice Jan Kielstein; racconta di pazienti in coma da giorni che, dopo la pulizia del sangue, hanno riaperto improvvisamente gli occhi. "Ma al di là dell'euforia, bisogna guardare alla scientificità", sostiene. Si è trattato di episodi singoli che non possono portare a una generalizzazione -possibile solo con degli studi clinici programmati.
Quale sia la migliore strategia contro l'O104:H4 rimarrà perciò una domanda aperta anche dopo aver valutato tutti i dati. E' probabile che gran parte delle guarigioni siano dipese dai pazienti stessi, dice Reinhard Brunkhorst. "Evidentemente, le proprietà autocurative dell'organismo contro l'O104:H4 sono grandi una volta superata la fase acuta della malattia".
In coloro che sono scampati al male, a dolere ancora sono però le ferite dell'anima. "Per la maggior parte dei malati l'escherichia è stata un'esperienza psichica incisiva", sostiene Jan Kielstein. "Molti di loro hanno percepito le conseguenze fisiche come peggiori e più minacciose di quanto sia normale in situazioni comparabili". Forse -ipotizza- dipende anche dai cambiamenti inquietanti, e per ora inspiegabili, che l'agente patogeno provoca.
fonte: ADUC
(articolo di Christina Berndt per Sueddeutsche Zeitung del 06-09-2011. Traduzione di Rosa a Marca)
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Sono due mesi che l'incubo è finito. Il 7 luglio si è ammalata l'ultima persona dell'ondata di E.coli di tipoO104:H4 che ha colpito la Germania. Il bilancio dell'Istituto Robert Koch parla di 3050 vittime, con 52 decessi, provocati dalla variante aggressiva di un batterio intestinale, di per sé abbastanza innocuo.
L'epidemia ha avuto un iter pesante, non solo per l'alto numero di morti, ma perché ha inflitto a 850 persone un'ulteriore grave complicazione: la sindrome emolitica-uremica (hus) responsabile di anemie e disfunzioni renali. Inoltre, l'infezione ha inciso sul cervello di almeno un paziente su due, con disturbi della parola, allucinazioni, attacchi di panico, spasmi.
"La frequenza e il tasso di gravità delle complicazioni ci ha sorpreso tutti", riassume il presidente della Società tedesca di nefrologia, Reinhard Brunkhorst, in occasione del simposio sull'escherichia, convocato per il 9 settembre a Berlino per fare il punto della situazione.
Oggi i pazienti stanno molto meglio del previsto. Le prime analisi mostrano che ci sono meno conseguenze postume di quanto temessero i medici in piena epidemia. "Riguardo ai pazienti siamo particolarmente soddisfatti", dice Rolf Stahl, specialista dei reni presso la clinica universitaria Hamburg-Eppendorf. Ciò vuol dire che in quasi tutti sono sparite le anomalie cerebrali.
Il nefrologo Jan Kielstein, che ha curato molti pazienti alla Scuola Superiore di Medicina di Hannover, stima in 20 o 30 i malati ancora affetti da disturbi neurologici. "Diversi di loro lamentano ancora una ridotta capacità mnemonica". Ma tutto sommato i pazienti se la sono cavata bene, tenuto conto che avevano difficoltà a trovare le parole per esprimere concetti di uso comune -come quella giudice alla quale non veniva in mente il termine tribunale, oppure il paziente che riconosceva sì il dentifricio e lo spazzolino ma non ricordava più a che cosa servissero-.
Anche i reni della maggior parte dei malati sono tornati a funzionare. "Nella fase acuta, quasi i due terzi dei pazienti hus necessitavano di dialisi; una volta dimessi erano meno del 5%", dice Jan Kielstein. E anche di questi ce ne sono molti che guariranno. E' anzi probabile che col tempo nessuno di loro debba ricorrere a dialisi o al trapianto di reni, completa il presidente dei nefrologi, Brunkhorst. Gli allarmi sull'urgente necessità di donatori di reni in conseguenza dell'escherichia si sono dunque rivelati precipitosi.
Il successo si deve sicuramente al grande sforzo profuso dai medici. Ma anche alla fortuna, dato che essi non sapevano bene come curare i pazienti. D'altra parte, quest'ondata di E.coli si presentava diversa dalle precedenti. Intanto perché l'O104:H4 colpisce soprattutto gli adulti e non i bambini come capita con gli altri batteri dell'escherichia. E poi la complicazione hus si è manifestata talmente di rado negli adulti che non esistevano delle solide indicazioni terapeutiche. "In pratica, i trattamenti adottati sono stati dei tentativi d'emergenza in un clima di urgenze", spiega Brunkhorst. Infatti i medici hanno avuto degli approcci abbastanza sperimentali, come l'adozione di un anticorpo denominato Eculizumab, che avrebbe dovuto intercettare le sostanze immunitarie aggressive del sangue -alla stregua di altri metodi usati per ripulire il sangue. E hanno notato che spesso i sintomi neurologici si manifestavano molto dopo che i valori ematici erano migliorati, per cui è possibile che siano state le sostanze prodotte dal sistema immunitario in lotta con l'O104:H4 a causare i danni collaterali subiti dal cervello.
Successi sorprendentiIn singoli casi si sono avuti degli esiti inattesi. Così, sia i medici di Greifswald, sia quelli di Hannover hanno riferito dei buoni risultati ottenuti su dodici pazienti gravemente colpiti da problemi neurologici tramite un particolare metodo di dialisi chiamato Immunabsorption (Lancet, online). "In qualche caso il risultato è stato impressionante", dice Jan Kielstein; racconta di pazienti in coma da giorni che, dopo la pulizia del sangue, hanno riaperto improvvisamente gli occhi. "Ma al di là dell'euforia, bisogna guardare alla scientificità", sostiene. Si è trattato di episodi singoli che non possono portare a una generalizzazione -possibile solo con degli studi clinici programmati.
Quale sia la migliore strategia contro l'O104:H4 rimarrà perciò una domanda aperta anche dopo aver valutato tutti i dati. E' probabile che gran parte delle guarigioni siano dipese dai pazienti stessi, dice Reinhard Brunkhorst. "Evidentemente, le proprietà autocurative dell'organismo contro l'O104:H4 sono grandi una volta superata la fase acuta della malattia".
In coloro che sono scampati al male, a dolere ancora sono però le ferite dell'anima. "Per la maggior parte dei malati l'escherichia è stata un'esperienza psichica incisiva", sostiene Jan Kielstein. "Molti di loro hanno percepito le conseguenze fisiche come peggiori e più minacciose di quanto sia normale in situazioni comparabili". Forse -ipotizza- dipende anche dai cambiamenti inquietanti, e per ora inspiegabili, che l'agente patogeno provoca.
fonte: ADUC
(articolo di Christina Berndt per Sueddeutsche Zeitung del 06-09-2011. Traduzione di Rosa a Marca)
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