Arriva in Italia la legge anti-burqa. Tanto rumore per nulla
La commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato la legge anti-burqa e anti-niqab. Intervista a Hamza Roberto Piccardo, dell'Unione delle Comunità Islamiche d'Italia: "Legge islamofobica, inutile e lesiva delle libertà"
È arrivata anche in Italia la proposta di legge che vieta di indossare il burqa e il niqab nei luoghi pubblici. Il testo del provvedimento è passato ieri alla commissione Affari Costituzionali della Camera grazie ai voti favorevoli dei gruppi di maggioranza. Dopo le ferie, a settembre, quando saranno rientrati dalla Terra Santa anche i cento parlamentari che vi si recheranno in pellegrinaggio ai primi del mese, la proposta di legge verrà esaminata in aula a Montecitorio.
Se la legge verrà approvata, chi si trovasse a girare per le strade indossando il burqa o il niqab, o qualsiasi altro indumento, "di origine etnica" o non, che copra il volto, sarà multato. Pene molto più severe sono inoltre previste per coloro che obbligano altri ad indossare questi indumenti: sanzioni fino a 30mila euro e fino a un anno di reclusione.
Esulta la relatrice della proposta di legge, la deputata del Pdl di origini marocchine Souad Sbai, che considera il via libera della Camera una "scelta storica" che, a detta sua, segnerebbe un importante passo in più "sulla via della liberazione delle donne segregate e senza diritti".
Non è dello stesso parere Hamza Roberto Piccardo, tra i fondatori dell'Unione delle Comunità Islamiche d'Italia (Ucoii), secondo cui, con questa legge, si sta facendo "tanto rumore per nulla", perché le dimensioni del fenomeno sono ridotte ai minimi termini. E comunque il provvedimento sarebbe lesivo delle libertà individuali.
Dopo la Francia e il Belgio, anche in Italia arriva la proposta di legge che vieta il burqa e il niqab. Qual è il senso di questo provvedimento? Abbiamo davvero un problema di questo tipo?
Questa legge rientra nel meccanismo islamofobico, peraltro oramai desueto, con cui i tardi epigoni dei neocon americani cercano una visibilità che altrimenti non avrebbero. Il Parlamento italiano, che in questo momento avrebbe cose ben più importanti da fare, si è impegnato a fare una legge che non ha nessun senso. Nel nostro Paese, non c'è alcun bisogno di una legge di questo genere. Il problema del niqab riguarda in Italia solo poche decine di donne oltre i quarant'anni di età. Si tratta di un'usanza in declino perché nessuna ragazza musulmana, per quanto praticante e rigorosa, indossa il niqab - del burqa, poi, neanche a parlarne. Il problema viene creato e gestito politicamente perché cattura una forte attenzione dei media. Ma è una legge puramente ideologica, tutta pensata per fare visibilità a qualche parlamentare.
Ma il niqab e il burqa non investono la dignità e la libertà della donna?
Tutte le donne che ho conosciuto che portano il niqab, e sono davvero pochissime, lo fanno per libera scelta. È una tendenza che esiste nel mondo musulmano, anche se in Italia è minima. Come associazione abbiamo sempre cercato di dissuadere le nostre sorelle dal portare il niqab. Siamo contrari a questo uso: se pur lecito dal punto di vista islamico, nel contesto italiano, chi veste questo indumento ottiene una visibilità esagerata, e non quella tranquillità e quel maggior rispetto di sé che alcune donne desiderano. Nel nostro Paese, portare il niqab è motivo di maggiori stress sia per la persona che lo porta che per la comunità di cui questa persona fa parte. Dal punto di vista del diritto islamico, il foulard è sufficiente alle donne che vogliono vestirsi in maniera corretta. Questa legge è dunque repressiva delle libertà, e va contro l'interesse generale sia della comunità sia dell'individuo. In Francia, dove la legge anti-burqa è già in vigore da tempo, le donne musulmane colpite dal divieto indossano la mascherina anti-smog. E un ricco signore algerino ha già messo a disposizione un milione di euro per pagare tutte le multe inflitte alle portatrici di niqab.
La seconda parte della legge prevede pene severe per chi costringe qualcun altro a portare questi indumenti.
Quella è l'unica parte della legge che potrebbe avere un senso. Ma per questi casi di violenza esiste già l'articolo 601 del codice penale sulla violenza privata, che prevede una pena fino a quattro anni di reclusione. I casi di donne obbligate da coniugi o familiari a portare il niqab o il burqa rientrano già benissimo nella fattispecie tutelata da quella norma. Non c'era alcun bisogno di una specificazione ulteriore. Anzi, da questo punto di vista, questa legge rischia di avere gli effetti contrari a quelli che dice di voler prevenire.
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