Quirra, morire di guerra (senza la guerra) nel paradiso Sardegna
“E’ giusto che uno stipendio serva a pagare un funerale di prima classe?”. Queste parole le pronuncia don Gianni Cuboni, cappellano dell’ospedale di Muravera e sono riferite da Paolo Carta giornalista de L’Unione sarda al collega Ottavio Pirelli della Rai di Cagliari e autore del libro inchiesta Veleni in paradiso (Castelvecchi Rx euro 9,50), che ho letto tutto d’un fiato.
Siamo a pag. 119 a poche pagine dalla fine dell’allucinante racconto di Pirelli a proposito degli indizi raccolti da varie fonti che dimostrerebbero che a Quirra è in atto una guerra (anche se non siamo in guerra) causa scatenante della sindrome di Quirra, malattia che sta portando a morte precoce persone e animali. Tanti gli indizi fisici e chimici raccolti che portano alla risoluzione dei motivi scatenanti la sindrome.
Il rapporto di 45 pagine steso dai veterinari Giorgio Mellis e Sandro Lorrai, pubblicato da Carta sull’Unione Sarda lo scorso 4 gennaio fatto che ha dato il via all’inchiesta aperta dalla procura di Lanusei, conta i casi di tumore tra persone e animali che si sono verificati nella zona intorno il poligono di Quirra. I medici hanno visitato pastori e animali ovile per ovile e hanno tirato le somme che portano a credere che nell’area circostante il PISQ ci si trovi di fronte al caso di un “sito potenzialmente contaminato”, più simile allo scenario di guerra riscontrato in zone della Bosnia o del Kuwait all’epoca del Golfo.
Molte considerazioni interessanti arrivano alla fine dell’inchiesta quando il racconto si arresta a maggio di quest’anno, mese in cui la Procura di Lanusei ha disposto il sequestro e lo sgombero di pastori e greggi dall’area del PISQ Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze Salto di Quirra. A settembre, invece, sono attese, invece le analisi, sui 20 resti di pastori deceduti tra il 1980 e il 2010 a causa di tumori emolinfatici.
Veniamo al punto dell’uranio impoverito indicato da più parti come ragione scatenante i casi di tumore e malfomazioni e sopratutto nel caso dell’agnello a due teste. Sulle basi dello scenario descritto da Pirelli, sarebbe davvero l’ultimo problema di Quirra. Nel poligono di tiro hanno trovato ospitalità aziende private e pubbliche che hanno potuto sperimentare, sulla base di autocertificazioni, ogni sorta di armi. Non solo: nel “Vulcano”, ossia in un buco nel terreno sono state fatte brillare, ripetutamente tonnellate di armi, munizioni esplosivi, da distruggere. Il risultato è che nell’aria si sono sparse nanoparticelle di forma sferica, così infinitesimali che dal dottoressa Antonietta Gatti dell’Università di Modena, le ha ritrovate nelle cellule dei pastori ammalati di tumore. Vogliamo parlare dei radar? E parliamone! Anzi ne scrive Pirelli che allunga la lista degli agenti inquinanti con le onde elettromagnetiche che hanno avvelenato Quirra.
La Procura ipotizza vari reati tra cui omicidio plurimo, disastro ambientale aggravato probabilmente colposo e omesso controllo, tra alcuni capi d’accusa da imputare a chi diede ordine di usare il “Vulcano” senza precauzioni di alcun tipo. Per ora dalla politica nessuna risposta.
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