Quanto Magna la Grecia: Dopo i 110 miliardi di Fmi e Ue, ora tocca ai privati.
La crisi della Grecia si sta trasformando nella crisi delle istituzioni europee. Dal maggio del 2010, quando i tassi sul debito pubblico della Grecia (330 miliardi) erano saliti al 7% ed è partito il primo piano di salvataggio da 110 miliardi, oramai fallito, la situazione è decisamente peggiorata.
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I tassi sul debito pubblico ellenico sono infatti saliti al 18%, un livello che impedisce ad Atene di rinnovare il debito in scandenza.
Ora arriverà anche l'ultima tranche del prestito stanziato dall'Unione europea e dal Fondo monetario internazione: 12 miliardi che serviranno a coprire il buco dei bond che scadono ad agosto e dicembre. Poi ci sono altre 56 miliardi di titoli che scadono nel 2012 e nel 2013. E oltre questa data il conto sale oltre 100 miliardi.
La Ue si è detta disponibile a concedere nuovi prestiti alla Grecia, ma i possessori dei Sirtaki-bond, una platea composita di banche, assicurazioni hedge fund e piccoli risparmiatori, devono volontariamente rinnovare i titoli di stato ellenici in scadenza.
Ora arriverà anche l'ultima tranche del prestito stanziato dall'Unione europea e dal Fondo monetario internazione: 12 miliardi che serviranno a coprire il buco dei bond che scadono ad agosto e dicembre. Poi ci sono altre 56 miliardi di titoli che scadono nel 2012 e nel 2013. E oltre questa data il conto sale oltre 100 miliardi.
La Ue si è detta disponibile a concedere nuovi prestiti alla Grecia, ma i possessori dei Sirtaki-bond, una platea composita di banche, assicurazioni hedge fund e piccoli risparmiatori, devono volontariamente rinnovare i titoli di stato ellenici in scadenza.
Il riavvicinamento delle posizioni di Sarkozy e della Merkel
Olli Rehn, commissario europeo agli affari economici e monetari, ha annunciato una decisione in occasione dell'Ecofin del prossimo 11 luglio. Venerdì 17 giugno, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy hanno espresso il loro appoggio a questa iniziativa. Si tratterebbe della replica di quanto già visto a Vienna del 2009, quando le grandi banche internazionali rinnovarono i prestiti ai Paesi dell'Europa orientale, la cosìddetta «Iniziativa di Vienna».
Si dovrà dunque cercare soprattutto tra i grandi investitori che possiedono 'carta greca'. La Bce, che ha già speso 49 miliardi in titoli ellenici, ha fatto sapere che non rinnoverà un bel niente e alla scadenza dei bond rivuole i soldi indietro.
Secondo la lista diffusa dagli analisti della Barclays, i fondi pensione del settore pubblico ellenico ne possiedono 30 miliardi, mentre le banche commerciali e le assicurazioni greche sono a 34,1 miliardi.
Banche e assicurazioni tedesche per 15,2, miliardi, 15,6 i francesi, il Lussemburgo per 3,5 miliardi, banche e assicurazioni olandesi per 2 miliardi, quelle belghe per 1,8 miliardi, quelle austriache per 700 milioni, quelle britanniche per 800 milioni.
Per l'Italia, Unicredit a quota 900 milioni, Intesa 800 milioni e Generali 3 miliardi. Complessivamente si tratta di una composita pattuglia di 32 volontari.
IL PROGETTO INIZIATIVA DI VIENNA. L' idea non è male, perché consente agli stati dell'Eurozona di risparmiare decine di miliardi, quelli che metterebbero sul piatto i privati. Soprattutto si toglierebbe dall'imbarazzo Angela Merkel che, nonostante un Prodotto iterno lordo che cresce del 3% all'anno, perde tutte le elezioni locali perché i contribuenti tedeschi non vogliono più sovvenzionare la Grecia.
Il progetto Iniziativa di Vienna, la nuova «terra promessa», ha però un piccolo difetto. Non si è infatti capito quali siano le condizioni che guiderebbero il rinnovo dei bond da parte dei privati. I tassi sul debito pubblico ellenico sono al 18%, livelli impossibili da sostenere.
È altrettanto vero che non esiste alcuna ragione per cui degli investitori debbano prestare denaro a tassi inferiori al profilo di rischio dei debitore. L'Europa comunque sembra decisa a perseverare su una proposta che, salvaguardando i molteplici egoismi nazionali, prefigura un tentativo di eutanasia.
Insomma, la magna Grecia deve resistere e morire per Berlino.
Si dovrà dunque cercare soprattutto tra i grandi investitori che possiedono 'carta greca'. La Bce, che ha già speso 49 miliardi in titoli ellenici, ha fatto sapere che non rinnoverà un bel niente e alla scadenza dei bond rivuole i soldi indietro.
Secondo la lista diffusa dagli analisti della Barclays, i fondi pensione del settore pubblico ellenico ne possiedono 30 miliardi, mentre le banche commerciali e le assicurazioni greche sono a 34,1 miliardi.
Banche e assicurazioni tedesche per 15,2, miliardi, 15,6 i francesi, il Lussemburgo per 3,5 miliardi, banche e assicurazioni olandesi per 2 miliardi, quelle belghe per 1,8 miliardi, quelle austriache per 700 milioni, quelle britanniche per 800 milioni.
Per l'Italia, Unicredit a quota 900 milioni, Intesa 800 milioni e Generali 3 miliardi. Complessivamente si tratta di una composita pattuglia di 32 volontari.
IL PROGETTO INIZIATIVA DI VIENNA. L' idea non è male, perché consente agli stati dell'Eurozona di risparmiare decine di miliardi, quelli che metterebbero sul piatto i privati. Soprattutto si toglierebbe dall'imbarazzo Angela Merkel che, nonostante un Prodotto iterno lordo che cresce del 3% all'anno, perde tutte le elezioni locali perché i contribuenti tedeschi non vogliono più sovvenzionare la Grecia.
Il progetto Iniziativa di Vienna, la nuova «terra promessa», ha però un piccolo difetto. Non si è infatti capito quali siano le condizioni che guiderebbero il rinnovo dei bond da parte dei privati. I tassi sul debito pubblico ellenico sono al 18%, livelli impossibili da sostenere.
È altrettanto vero che non esiste alcuna ragione per cui degli investitori debbano prestare denaro a tassi inferiori al profilo di rischio dei debitore. L'Europa comunque sembra decisa a perseverare su una proposta che, salvaguardando i molteplici egoismi nazionali, prefigura un tentativo di eutanasia.
Insomma, la magna Grecia deve resistere e morire per Berlino.
La lista dei volontari (Fonte Barclays)
GRECIA. Fondi pensione pubblici: 30 miliardi. Banche commerciali e assicurazioni: Piraeus 9,4 miliardi, Efg 9, Ate 4,6, Alphabank 3,7, Poste elleniche 3,1, Marfin 2,3, Banca di Cipro 2.
GERMANIA. Banche e assicurazioni: Fms 6,3 miliardi, Commezbank 2,9, Deutsche Bank 1,6, Lbbw 1,4, Allianz 1,3, Dz 1, Munich Re 700 milioni.
FRANCIA. Banche e assiurazioni: Bnp 5 miliardi, Societe Generale 2,9, Groupama 2, Cnp 2, Axa 1,9, Bpce 1,2, Credit Agricole 600 milioni.
LUSSEMBURGO. Dexia 3,5 miliardi.
OLANDA. Ing 1,4 miliardi, Rabobank 600 milioni.
BELGIO. Ageas 1,2 miliardi, Kbc 600 milioni.
REGNO UNITO. Hsbc 800 milioni.
AUTRIA. Enrste Bank 700 milioni.
ITALIA. Unicredit 800 milioni. Intesa SanPaolo 800 milioni, Generali 3 miliardi.
GERMANIA. Banche e assicurazioni: Fms 6,3 miliardi, Commezbank 2,9, Deutsche Bank 1,6, Lbbw 1,4, Allianz 1,3, Dz 1, Munich Re 700 milioni.
FRANCIA. Banche e assiurazioni: Bnp 5 miliardi, Societe Generale 2,9, Groupama 2, Cnp 2, Axa 1,9, Bpce 1,2, Credit Agricole 600 milioni.
LUSSEMBURGO. Dexia 3,5 miliardi.
OLANDA. Ing 1,4 miliardi, Rabobank 600 milioni.
BELGIO. Ageas 1,2 miliardi, Kbc 600 milioni.
REGNO UNITO. Hsbc 800 milioni.
AUTRIA. Enrste Bank 700 milioni.
ITALIA. Unicredit 800 milioni. Intesa SanPaolo 800 milioni, Generali 3 miliardi.
foto: © Getty Images
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