Quanto ci costerà il flop di Vittorio Sgarbi?
La Rai annuncia: il contratto con lo showman sarà onorato. Tanto paga il contribuente.
Ma non era meglio dare direttamente i soldi a Vittorio Sgarbi, in soluzione cash, risolvendo la questione in maniera ben più svelta dell’incredibile putiferio che si è alzato intorno al nuovo programma serale dell’opinionista-polemista più noto della Tv, andato in onda per una serata – ieri sera – e poi sospeso fra le risate generali sui dati Auditel che l’hanno inchiodato sotto l’8%, il che è inaccettabile persino per una Rai1 che ha intenzione di favorire una certa cultura politica in questo momento storico – operazione che i livelli dirigenziali mascherano sovente sotto il nome di “pluralismo”?
Insomma, “Ora ci tocca anche Sgarbi” è stato sospeso dalla dirigenza di Viale Mazzini. Troppo bassi i dati d’ascolto, un vero e proprio flop. Ci si aspetterebbe, in una logica banalmente meritocratica, che l’autore e ideatore di un programma che non ha funzionato venisse semplicemente messo alla porta e tanti saluti. Ma non è così semplice: c’è infatti un contratto fra Sgarbi, la Rai e la Ballandi produzioni. Quel contratto, fanno sapere oggi dalla Rai, “sarà onorato”.
Il contratto con Vittorio Sgarbi per il programma “Ora ci tocca anche Sgarbi”, secondo quanto apprende l’AGI, sara’ onorato. La trasmissione e’ stata sospesa, dopo il flop di ascolti (8,27%)
Che vuol dire? Facile, che a Sgarbi e a tutto il baracchino che intorno a lui è ruotato in questi giorni saranno garantiti i soldi da contratto, l’importo pattuito. E non si parla di pochi soldi: siamo intorno agli 8 milioni di euro complessivi, di cui 200mila euro a puntata direttamente di compenso a Sgarbi stesso. Otto milioni di euro dicesi otto, per fare cosa? Niente: il programma è sospeso, dunque Sgarbi rimarrà comodamente in poltrona a beccarsi i soldi dei cittadini.
Non era più semplice se ce lo dicevano prima, e i soldi magari glieli davamo pronta cassa senza bisogno di arruolare attori, autori, scenografi, registi, staff tecnico. Magari si risparmiava pure qualcosa, il che non sarebbe stato male.
Per un critico d’arte scegliere un nome è il compito più difficile. Vittorio Sgarbi cambia ogni giorno titolo al suo programma per il debutto in Rai: Il mio canto libero, Il bene e il male, Capra e cavoli. Sul contratto e i costi di produzione, l’arte si fa da parte, e la cifra è tonda: cinque serate su Raiuno, otto milioni di euro. Per scongiurare lunghe riflessioni e ripensamenti, il direttore generale Masi ha offerto a Sgarbi un accordo in esclusiva di un milione di euro, spalmato in cinque comode rate: 200 mila euro a puntata. Masi con i suoi preferiti è un dirigente premuroso e sbrigativo, un mecenate grondante di soldi pubblici. Impose a Vieni via con me di ospitare gratis Roberto Benigni. Obbliga Vauro e Marco Travaglio a lavorare gratis ad Annozero. Ricordate? Roba vecchia. Per l’appalto esterno con la società di Bibì Ballandi, incaricata di costruire la trasmissione X di Sgarbi, viale Mazzini spende 2,350 milioni di euro, un pelino sotto i 2,5 per evitare il fastidioso voto in Consiglio di amministrazione. E maniche larghe ovunque: 3,150 milioni di euro per i costi di rete, più 1,5 milioni per la produzione. Totale (Sgarbi compreso): 8 milioni di euro, 1,6 a serata.
Carlo Tecce sul Fatto Quotidiano, da noi poi ripreso, faceva i conti in tasca al programma Tv di cui ancora non si sapeva il nome e che però di certo sarebbe stato costoso. Se fosse andato in onda: ora in onda non ci va, e sarà costoso uguale. Neanche il gusto di vedersi comodamente in Tv qualcosa che si è pagato: magari il programma di Sgarbi non sarebbe stato bellissimo o eccellente, ma considerato quanti soldi la Rai aveva sborsato per metterlo in piedi, poteva essere utile vederlo. Almeno.
E invece niente. Neanche il gusto di vedere Mauro Masi, ex direttore generale della Rai, assurto al ruolo di opinionista Tv.
«La vera novità è quella di Mauro Masi…».
Intende dire, Vittorio Sgarbi, che il direttore generale le ha dato via libera per la sua trasmissione? Si sa già dal Consiglio Rai di giovedì. Prima serata su Raiuno da marzo. Nessuna novità.
«No. La novità è che Masi verrà in trasmissione. Avrà uno spazio suo, l’angolo di Zorro. Perché costringerlo a quelle telefonate lampo da Santoro per dire la sua? Masi è il cuoco della Rai, cucina e mette in tavola i prodotti, può anche giudicarli. Finalmente anche lui, come tutti, avrà libertà di parola».
Niente, non lo vedremo mai. Intanto Sgarbi spiega la sua versione ai giornalisti in conferenza stampa: “Sono stato deviato da Saviano, non sono stato compreso”. Avevo le nuvole negli occhi, diceva sempre Lucy Van Pelt. S
aviano ha successo parlando di mafia ma non parla mai di energie rinnovabili. Prendo atto che abbiamo visioni diverse: per me combattere la mafia significa combattere gli interessi che ha nel fotovoltaico. Lui combatte i modelli di mafia che ha i suoi piccoli capi locali e allora va benissimo tirare in ballo un para-mafioso come Gianmarinaro”. Lo dice Vittorio Sgarbi in conferenza stampa. “Ne prendo atto- aggiunge- ma non piego il capo. Non ho intenzione di cedere e chiedero’ 10 milioni di euro ai giornali che hanno parlato di mafia a Salemi”.
Insomma, querele in arrivo. Evviva, altra carta imbrattata: intanto il Consiglio di Amministrazione, si apprende ancora dalle agenzie, starebbe discutendo le “conseguenze” da trarre dopo il flop del programma. Novità in arrivo?
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Ma non era meglio dare direttamente i soldi a Vittorio Sgarbi, in soluzione cash, risolvendo la questione in maniera ben più svelta dell’incredibile putiferio che si è alzato intorno al nuovo programma serale dell’opinionista-polemista più noto della Tv, andato in onda per una serata – ieri sera – e poi sospeso fra le risate generali sui dati Auditel che l’hanno inchiodato sotto l’8%, il che è inaccettabile persino per una Rai1 che ha intenzione di favorire una certa cultura politica in questo momento storico – operazione che i livelli dirigenziali mascherano sovente sotto il nome di “pluralismo”?
Insomma, “Ora ci tocca anche Sgarbi” è stato sospeso dalla dirigenza di Viale Mazzini. Troppo bassi i dati d’ascolto, un vero e proprio flop. Ci si aspetterebbe, in una logica banalmente meritocratica, che l’autore e ideatore di un programma che non ha funzionato venisse semplicemente messo alla porta e tanti saluti. Ma non è così semplice: c’è infatti un contratto fra Sgarbi, la Rai e la Ballandi produzioni. Quel contratto, fanno sapere oggi dalla Rai, “sarà onorato”.
Il contratto con Vittorio Sgarbi per il programma “Ora ci tocca anche Sgarbi”, secondo quanto apprende l’AGI, sara’ onorato. La trasmissione e’ stata sospesa, dopo il flop di ascolti (8,27%)
Che vuol dire? Facile, che a Sgarbi e a tutto il baracchino che intorno a lui è ruotato in questi giorni saranno garantiti i soldi da contratto, l’importo pattuito. E non si parla di pochi soldi: siamo intorno agli 8 milioni di euro complessivi, di cui 200mila euro a puntata direttamente di compenso a Sgarbi stesso. Otto milioni di euro dicesi otto, per fare cosa? Niente: il programma è sospeso, dunque Sgarbi rimarrà comodamente in poltrona a beccarsi i soldi dei cittadini.
Non era più semplice se ce lo dicevano prima, e i soldi magari glieli davamo pronta cassa senza bisogno di arruolare attori, autori, scenografi, registi, staff tecnico. Magari si risparmiava pure qualcosa, il che non sarebbe stato male.
Per un critico d’arte scegliere un nome è il compito più difficile. Vittorio Sgarbi cambia ogni giorno titolo al suo programma per il debutto in Rai: Il mio canto libero, Il bene e il male, Capra e cavoli. Sul contratto e i costi di produzione, l’arte si fa da parte, e la cifra è tonda: cinque serate su Raiuno, otto milioni di euro. Per scongiurare lunghe riflessioni e ripensamenti, il direttore generale Masi ha offerto a Sgarbi un accordo in esclusiva di un milione di euro, spalmato in cinque comode rate: 200 mila euro a puntata. Masi con i suoi preferiti è un dirigente premuroso e sbrigativo, un mecenate grondante di soldi pubblici. Impose a Vieni via con me di ospitare gratis Roberto Benigni. Obbliga Vauro e Marco Travaglio a lavorare gratis ad Annozero. Ricordate? Roba vecchia. Per l’appalto esterno con la società di Bibì Ballandi, incaricata di costruire la trasmissione X di Sgarbi, viale Mazzini spende 2,350 milioni di euro, un pelino sotto i 2,5 per evitare il fastidioso voto in Consiglio di amministrazione. E maniche larghe ovunque: 3,150 milioni di euro per i costi di rete, più 1,5 milioni per la produzione. Totale (Sgarbi compreso): 8 milioni di euro, 1,6 a serata.
Carlo Tecce sul Fatto Quotidiano, da noi poi ripreso, faceva i conti in tasca al programma Tv di cui ancora non si sapeva il nome e che però di certo sarebbe stato costoso. Se fosse andato in onda: ora in onda non ci va, e sarà costoso uguale. Neanche il gusto di vedersi comodamente in Tv qualcosa che si è pagato: magari il programma di Sgarbi non sarebbe stato bellissimo o eccellente, ma considerato quanti soldi la Rai aveva sborsato per metterlo in piedi, poteva essere utile vederlo. Almeno.
E invece niente. Neanche il gusto di vedere Mauro Masi, ex direttore generale della Rai, assurto al ruolo di opinionista Tv.
«La vera novità è quella di Mauro Masi…».
Intende dire, Vittorio Sgarbi, che il direttore generale le ha dato via libera per la sua trasmissione? Si sa già dal Consiglio Rai di giovedì. Prima serata su Raiuno da marzo. Nessuna novità.
«No. La novità è che Masi verrà in trasmissione. Avrà uno spazio suo, l’angolo di Zorro. Perché costringerlo a quelle telefonate lampo da Santoro per dire la sua? Masi è il cuoco della Rai, cucina e mette in tavola i prodotti, può anche giudicarli. Finalmente anche lui, come tutti, avrà libertà di parola».
Niente, non lo vedremo mai. Intanto Sgarbi spiega la sua versione ai giornalisti in conferenza stampa: “Sono stato deviato da Saviano, non sono stato compreso”. Avevo le nuvole negli occhi, diceva sempre Lucy Van Pelt. S
aviano ha successo parlando di mafia ma non parla mai di energie rinnovabili. Prendo atto che abbiamo visioni diverse: per me combattere la mafia significa combattere gli interessi che ha nel fotovoltaico. Lui combatte i modelli di mafia che ha i suoi piccoli capi locali e allora va benissimo tirare in ballo un para-mafioso come Gianmarinaro”. Lo dice Vittorio Sgarbi in conferenza stampa. “Ne prendo atto- aggiunge- ma non piego il capo. Non ho intenzione di cedere e chiedero’ 10 milioni di euro ai giornali che hanno parlato di mafia a Salemi”.
Insomma, querele in arrivo. Evviva, altra carta imbrattata: intanto il Consiglio di Amministrazione, si apprende ancora dalle agenzie, starebbe discutendo le “conseguenze” da trarre dopo il flop del programma. Novità in arrivo?
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