Petizione "No radar" contro installazione di 5 nuovi radar militari
NO RADAR!
Nei prossimi mesi dovrebbero essere installati cinque radar militari, di produzione israeliana, su altrettanti promontori lungo la costa occidentale della Sardegna. I siti individuati dalla Guardia di Finanza, il corpo scelto per questa operazione, sono, da sud a nord, Capo Sperone nell'isola di Sant'Antioco, Capo Pecora nella parte che ricade sotto il comune di Fluminimaggiore, Punta Foghe nel territorio comunale di Tresnuraghes, Capo Falcone a Stintino e Punta Scomunica all'Asinara. I radar dovrebbero entrare a far parte di una rete di diciassette installazioni sparse in tutta Italia, per dar vita a un muro elettromagnetico a difesa della Fortezza Europa. Ma difendersi da chi? Questi radar saranno in parte adoperati per combattere le migrazioni dalle coste del nord Africa a quelle del sud Europa. Permetteranno di intercettare le barche di migranti a svariati km dalle coste ancora in acque internazionali, dove quindi sono concessi i respingimenti a mare, operazioni che causano migliaia di morti.
D'altra parte questa rete elettromagnetica si prepara ad essere d'appoggio alle guerre neocoloniali che l'occidente ha intenzione di proseguire nel nord africa e rappresenta una militarizzazione ulteriore di un territorio già occupato e massacrato dalle servitù militari.
I radar avranno naturalmente anche delle ricadute a livello paesaggistico, naturalistico, economico e sanitario. Infatti non è difficile pensare che un traliccio bianco di trenta metri non sia l'attrattiva di cui vuole godere un turista, flora e fauna patiranno moltissimo l'inquinamento elettromagnetico; in particolare gli uccelli e gli insetti, per le loro dimensioni ridotte, poco alla volta spariranno dalle zone antistanti i radar. Economicamente i radar non porteranno nessun tipo di indotto o occupazione, saranno gestiti dalla Guardia di Finanza tramite operatori specializzati, anzi probabilmente influenzeranno negativamente lo sviluppo turistico delle zone interessate, a maggior ragione per i pericoli che i campi elettromagnetici creano alla salute. Studi e indagini epidemiologiche dimostrano come un'esposizione più o meno prolungata ai campi elettromagnetici possa provocare disturbi di varia natura, fino a leucemie e tumori.
Alcuni componenti delle istituzioni si sono detti contrari a questo progetto, ma in alcuni casi sono gli stessi che hanno rilasciato ogni tipo di autorizzazione. Sono in corso dei tentativi legali per cercare di bloccare o ritirare le concessioni rilasciate l'autunno scorso, ma questo potrebbe non bastare; infatti, con la scusa della sicurezza nazionale, i militari possono fare quasi ciò che vogliono dove vogliono.
Con l'intento di impedire tutto questo, di mettere un freno all'espansione della militarizzazione dei territori, sono nati i primi comitati NORADAR a Sant'Antioco e a Fluminimaggiore e altri stanno per nascere per organizzare una resistenza popolare, prima su base territoriale e poco per volta su base regionale, per organizzare una resistenza popolare per non permettere
che questi mostri vengano installati né lì né altrove.
Una petizione on line da sola non risolverà il problema ma la useremo come uno strumento in più, per far conoscere questa bruttissima storia e allargare l'opposizione.
Fate girare!
I firmatari
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Nei prossimi mesi dovrebbero essere installati cinque radar militari, di produzione israeliana, su altrettanti promontori lungo la costa occidentale della Sardegna. I siti individuati dalla Guardia di Finanza, il corpo scelto per questa operazione, sono, da sud a nord, Capo Sperone nell'isola di Sant'Antioco, Capo Pecora nella parte che ricade sotto il comune di Fluminimaggiore, Punta Foghe nel territorio comunale di Tresnuraghes, Capo Falcone a Stintino e Punta Scomunica all'Asinara. I radar dovrebbero entrare a far parte di una rete di diciassette installazioni sparse in tutta Italia, per dar vita a un muro elettromagnetico a difesa della Fortezza Europa. Ma difendersi da chi? Questi radar saranno in parte adoperati per combattere le migrazioni dalle coste del nord Africa a quelle del sud Europa. Permetteranno di intercettare le barche di migranti a svariati km dalle coste ancora in acque internazionali, dove quindi sono concessi i respingimenti a mare, operazioni che causano migliaia di morti.
D'altra parte questa rete elettromagnetica si prepara ad essere d'appoggio alle guerre neocoloniali che l'occidente ha intenzione di proseguire nel nord africa e rappresenta una militarizzazione ulteriore di un territorio già occupato e massacrato dalle servitù militari.
I radar avranno naturalmente anche delle ricadute a livello paesaggistico, naturalistico, economico e sanitario. Infatti non è difficile pensare che un traliccio bianco di trenta metri non sia l'attrattiva di cui vuole godere un turista, flora e fauna patiranno moltissimo l'inquinamento elettromagnetico; in particolare gli uccelli e gli insetti, per le loro dimensioni ridotte, poco alla volta spariranno dalle zone antistanti i radar. Economicamente i radar non porteranno nessun tipo di indotto o occupazione, saranno gestiti dalla Guardia di Finanza tramite operatori specializzati, anzi probabilmente influenzeranno negativamente lo sviluppo turistico delle zone interessate, a maggior ragione per i pericoli che i campi elettromagnetici creano alla salute. Studi e indagini epidemiologiche dimostrano come un'esposizione più o meno prolungata ai campi elettromagnetici possa provocare disturbi di varia natura, fino a leucemie e tumori.
Alcuni componenti delle istituzioni si sono detti contrari a questo progetto, ma in alcuni casi sono gli stessi che hanno rilasciato ogni tipo di autorizzazione. Sono in corso dei tentativi legali per cercare di bloccare o ritirare le concessioni rilasciate l'autunno scorso, ma questo potrebbe non bastare; infatti, con la scusa della sicurezza nazionale, i militari possono fare quasi ciò che vogliono dove vogliono.
Con l'intento di impedire tutto questo, di mettere un freno all'espansione della militarizzazione dei territori, sono nati i primi comitati NORADAR a Sant'Antioco e a Fluminimaggiore e altri stanno per nascere per organizzare una resistenza popolare, prima su base territoriale e poco per volta su base regionale, per organizzare una resistenza popolare per non permettere
che questi mostri vengano installati né lì né altrove.
Una petizione on line da sola non risolverà il problema ma la useremo come uno strumento in più, per far conoscere questa bruttissima storia e allargare l'opposizione.
Fate girare!
I firmatari
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