La Mongolia si candida a pattumiera nucleare
La più grande discarica nucleare del mondo. Così potrebbe diventare la Mongolia, se andasse in porto un patto segreto tra il governo di Ulan Bator, Stati Uniti e Giappone, rivelato dal quotidiano di Tokyo Mainichi Shimbun.
L'accordo sarebbe stato sottoscritto prima del disastro di Fukushima e in un'ottica di concorrenza globale.
La Russia offre già infatti a chi si incammina sulla strada dell'energia atomica un servizio "tutto completo": tecnologie per aprire le centrali e poi attività - e soprattutto luoghi- di smaltimento delle scorie.
Anche la Francia, che di spazi ne ha meno, offre qualcosa del genere: l'unica differenza è che punta più sulle tecnologie di riciclo, con il processo Purex (plutonium and uraniumrecovery by extraction) che produce il famigerato combustibile Mox. Per il resto, esporta gran parte delle proprie scorie proprio in Russia.
Il mercato impone dunque che anche due potenze economiche (e atomiche) come Usa e Giappone diventino competitive nelle tecnologie nucleari prêt à porter: vendita di reattori e smaltimento delle scorie.
Ed ecco la Mongolia, cioè il Paese con la minore densità demografica al mondo dopo la Groenlandia - 1,7 abitanti per chilometro quadrato - nonché un'economia a caccia di investimenti e tecnologia. È proprio il suo spazio a essere in vendita: in cambio di tecnologie nucleari - rivela il Mainichi Shimbun - il ministero degli Esteri e del Commercio (significativa fusione di funzioni) inizia a settembre 2010 le trattative con il dipartimento dell'Energia Usa e il ministero dell'Economia giapponese per concedere come discarica nucleare l'ex base militare sovietica di Bayantal, circa 200 chilometri a sud-est di Ulan Bator.
Di solito si parla della Mongolia per gli enormi giacimenti di ogni genere che suscitano gli appetiti di mezzo mondo. Nell'accordo complessivo, infatti, non dovrebbe solo ospitare scorie, ma anche fornire uranio ai partner: "L'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica dice che la Mongolia potrebbe avere giacimenti di uranio per oltre 1,5 milioni di tonnellate - scrive il quotidiano giapponese - e se questi fossero sfruttati, il Paese entrerebbe tra i primi tre fornitori d'uranio del mondo. Promuovendo l'accordo con la Mongolia, il Giappone e gli Usa sperano di assicurarsi forniture stabili".
A marzo arriva Fukushima e qualcuno, in Giappone, ricomincia a riflettere sul nucleare. Mentre il governo sospende le trattative con Stati Uniti e Mongolia, il Mainichi Shimbun ne dà notizia, i protagonisti si affrettano a smentire, ma il variegato movimento ecologista mongolo insorge comunque.
Boum-Yalagch Olzod, della Coalizione Verde mongola: "Sia il governo mongolo sia l'ambasciata giapponese hanno dichiarato ufficialmente che non c'è nulla di vero, anche se la notizia è stata pubblicata sul Mainichi Shimbun giapponese. A volte gli stranieri che vivono a lungo in Mongolia, come l'onorevole ambasciatore del Giappone, finiscono per comportarsi come i nostri oligarchi, tipo il ministro degli Esteri e del Commercio Gombojav Zandanshatar. L'onorevole ambasciatore Takuo Kidokoro e il ministro degli Esteri e del Commercio hanno dichiarato insieme che l'articolo del quotidiano giapponese non corrisponde al vero e che non ci sono mai stati colloqui e accordi del genere. Ci dobbiamo chiedere se sia quel giornale a non dire il vero oppure se non siano forse le autorità a mentire.
I media mongoli sono quasi tutti contro quell'accordo, noi abbiamo distribuito un questionario a Ulan Bator e il 100 per cento di chi vi ha risposto si è dichiarato contrario allo stoccaggio di scorie nucleari di origine straniera.
Abbiamo fatto una manifestazione di fronte al ministero degli Esteri quando, qualche settimana fa, è venuta in visita la signora Albright, ex segretario di Stato Usa: abbiamo dichiarato che siamo contrari ai progetti e agli accordi che contraddicono la volontà popolare.Tra l'altro ci piacerebbe anche stabilire un coordinamento con il movimento antinucleare di Taiwan, perché i media hanno posto la questione di un carico di scorie nucleari d'origine taiwanese che in base a un accordo del 2006 sarebbero state portate in Mongolia attraverso una società russa."
fonte: Peace reporter
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