Sui Rom mancano risposte concrete


E' stata presentata al Palazzo Civico di Torino prima indagine conoscitiva sulla condizione dei Rom e Sinti in Italia, a cura della Commissione Straordinaria per i Diritti Umani del Senato.

Erano presenti il sindaco Sergio Chiamparino, Pietro Mercenaro presidente della Commissione sui diritti umani del Senato, Alberto Pace Prefetto e Giovanna Zincone presidente del Fieri (forum sull immigrazione).

«Un quadro preoccupante per le inadeguate risposte istituzionali» Michele Curto, il candidato sindaco alle primarie del centrosinistra, cita la positiva esperienza torinese, in particolare riferendosi al campo rom di Lungo Sutra Lazio.
«Grazie al lavoro congiunto di società civile, istituzioni locali e associazioni - spiega Curto - si è avviata una positiva esperienza che ha visto gli stessi rom impegnarsi nella rimozione di diverse tonnellate di immondizia dal campo insieme ai volontari». Ma per dare un senso a questo tipo di positive iniziative occorre che abbiano un seguito».

Quella dei campi rom abusivi è una problematica che interessa tutto il territorio nazionale ed al momento non si vedono risposte concrete da parte delle istituzioni che portino ad una soluzione concreta per tutte le parti in causa. In tal senso è significativo l'esempio Torinese:«Solo attraverso un progetto di autocostruzione e autorecupero si può trovare una soluzione che valorizzi i nostri concittadini Rom, le istituzioni locali e torinesi. Proprio come avviene in tutte quelle esperienze, come quella portata avanti dall'associazione Terra del Fuoco, in cui l'obiettivo è il superamento del concetto stesso di idea di campo Rom .

I rom italiani sono 140mila di cui la metà regolarizzata ed ed è la Campania la regione con il più alto numero di campi (31).
La nascita dei campi rom risale agli anni ottanta sotto la spinta dei flussi in particolare dalla Jugoslavia. Ed è la Campania la regione con il più alto numero di campi (31).
Metà delle regioni per fronteggiare questo flusso si sono fornite di legislazioni specifiche che prevedono bei principi sulla carta (acqua potabile, fognature, raccolta rifiuti, collocazione in zone non degradate, con scuole ed accesso ai servizi sanitari) ma che sono molto lontani dalla realtà sul territorio.
Infatti sono ancora molti gli insediamenti abusivi senza acqua e luce. Insomma per gran parte del popolo rom la casa in muratura è un miraggio.
Poche realtà si discostano da questo quadro: a Cosenza risiede da anni una comunità di zingari italiani alloggiati in case popolari; nel comune di Paduli (Benevento) a Lecce (rom montenegrini) ed a Catania gruppi di rom vivono in appartamenti in affitto (spesso fatiscenti).
Un quadro pesante su cui pesa il sospetto e la diffidenza di molti cittadini. Si è tuttavia dimostrato come solo politiche di reale accoglienza dialogo e coinvolgimento possono portare un sostanziale mutamento verso una civile convivenza. Secondo i tedeschi la decisione è «contraria allo spirito di Schengen», ha detto il portavoce del ministro dell'Interno tedesco che lunedì solleverà la questione nella riunione ministeriale dell' Unione Europea a Lussemburgo.

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