Italiani, no ad impianti rinnovabili vicino casa

Sono gli impianti per la produzione di elettricità i più contestati dai cittadini che protestano sempre di più contro le installazioni sul proprio territorio. Ed in cima alle contestazioni, nell'85% dei casi, ci sono gli impianti alimentati con fonti rinnovabili, specie le centrali a biomasse con un +20% di proteste rispetto al 2009. Ma non solo. Ai cittadini italiani non piace avere vicino casa anche impianti eolici, fotovoltaici e centrali idroelettriche.
E' questo il risultato di punta del Nimby Forum 2010 presentato oggi a Roma dall'Osservatorio Media Permanente, l'unico archivio nazionale che dal 2004 ha il polso delle contestazioni ambientali in Italia rispetto ad opere in progetto o già in costruzione. "Nonostante un consenso formale, anche le fonti rinnovabili sono oggetto di forti contestazioni, spesso motivate da timori per gli effetti sul paesaggio e sull'avifauna" sottolinea l'Osservatorio Nimby Forum che ha presentato il rapporto alla presenza del presidente dell'Authority per l'Energia, Guido Bortoni, del presidente della Commissione Territorio e ambiente del Senato, Antonio D'Alì, del senatore del Pd Roberto della Seta e del presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza.
Ma la sindrome di Nimby, acronimo di 'not in my back yard' (non nel mio giardino), secondo i dati del Forum, non coinvolge solo il settore elettrico (58%). In seconda posizione per contestazioni dei cittadini, infatti, c'è il comparto rifiuti (32,5%), seguito da infrastrutture (5,3%) e impianti industriali (4,1%). Il Rapporto 2010 sottolinea anche una crescita generalizzata del 13,1%, rispetto al 2009, pari a 320 casi rilevati lo scorso anno, di proteste dei cittadini rispetto a infrastrutture che dovrebbero sorgere sui loro territori.

"Dalla prima edizione, nel 2004, non è cambiato moltissimo. Sono aumentati i numeri, ma le dinamiche sono le stesse: poca comunicazione, media disinformati, aziende reticenti, scarsa partecipazione ai progetti, politica del consenso a breve termine" ha detto il presidente dell'Agenzia di ricerche, informazione e società (Aris), Alessandro Beulcke, presentando il Nimby Forum 2010, un rapporto che rileva come maggiormente coinvolte dal fenomeno delle proteste siano le regioni del Nord Ovest e del Nord Est (50%) mentre il Sud ed il Centro si stabilizzano intorno al 20-25%.
Tra le motivazioni alla base delle contestazioni, nel 24,6% dei casi c'è l'impatto sull'ambiente come prima causa, seguita dagli effetti sulla qualità della vita (19,4%) e dalla carenza di coinvolgimento (18%). Un altro aspetto ritenuto "importante" per il Nimby Forum è "la connotazione di tipo ideologico e politico" che la sindrome nimby è andata assumendo in Italia nel corso degli anni.
"Sempre più spesso -rileva il rapporto- guidano le proteste veri e propri movimenti strutturati o enti pubblici e politici locali che agiscono secondo la logica del Nimto (not in my term office - non durante il mio mandato elettorale) e che spesso strumentalizzano la sindrome del Nimby per puri fini elettorali". "Alle spalle dei comitati, che confermano anche nel 2010 il loro primato con il 25,4%, si attestano, infatti, -aggiunge il rapporto- soggetti politici locali (nel 23% dei casi) non direttamente collegati alle Giunte dei Governi locali e, in terza posizione, i Comuni". E, conclude lo studio, "non sempre l'appartenenza al medesimo schieramento è garanzia di unità d'intenti.
"Per fare accettare un'infrastruttura per la produzione di elettricità ai cittadini si possono pensare delle compensazioni economiche per i territori". Lo ha affermato all'ADNKRONOS il presidente dell'Autorità per l'Energia, Guido Bortoni, parlando a margine del convegno nazionale Nimby Forum, oggi a Roma.
"Non è una novità, ci sono già -ha spiegato Bortoni- diverse leggi dello stato dal 2004 per aiutare l'accettabilità dei cittadini riguardo infrastrutture energetiche, anche attraverso strumenti di compensazione economica che, però, devono essere ben calibrate per evitare strumentalizzazioni".
"Sulle rinnovabili -ha proseguito il presidente dell'Authority per l'Energia- abbiamo già un buon dosaggio, parliamo di diverse centinaia di migliaia di cittadini e non imprese che sfruttano questo sistema di incentivazione e, quindi, c'è già una imprenditorialità diffusa che si accompagna con l'accettabilità". E, riguardo il programma nucleare, Bortoni ha aggiunto che sarà un problema "ancora più sentito".
"L'indagine del Nimby Forum ha il pregio di registrare l'evoluzione della percezione dei problemi ambientali in Italia a scala locale. Ma non sempre la percezione coincide con la realtà. Credo, infatti, sia chiaro a tutti che il principale problema ambientale italiano non possa essere rappresentato dagli impianti per le fonti rinnovabili". Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, ha commentato i dati del Nimby Forum, intervendo al convegno svoltosi a Roma.
"Il fenomeno delle proteste territoriali -ha continuato Cogliati Dezza- ha trovato nutrimento nella campagna mediatica condotta dal governo a favore del nucleare, con le bugie sui costi delle rinnovabili in bolletta". "Contro le fonti pulite si sono schierati, infatti, -ha proseguito il presidente di Legambiente- i paladini dell'atomo, mentre sarebbe lungimirante e positivo operare a sostegno delle rinnovabili, dando certezze a imprese, cittadini, enti locali, per sviluppare innovazione e qualità nel territorio, e consentire in poco tempo di raddoppiare gli attuali 120 mila occupati nel settore".
"Per questo -ha aggiunto- chiediamo al governo un impegno preciso in questa direzione, a cominciare da una modifica al Decreto Romani che ha, di fatto, frenato e tolto ogni certezza agli investimenti, introducendo un tetto alla crescita delle rinnovabili e una revisione degli incentivi che complica gli interventi".
"La responsabilità delle contestazioni dei cittadini poi -ha proseguito Cogliati Dezza- va addebitata anche a chi non ha fatto nulla per garantire la correttezza delle realizzazioni di questo tipo di impianti. Molte proteste si sarebbero potute evitare se il governo e le Regioni avessero approvato nei tempi giusti linee guida certe e condivise".
"Lo stop alla campagna mediatica pro nucleare condotta dal Governo a colpi di bugie sui costi delle rinnovabili in bolletta, insieme alla realizzazione di un quadro normativo chiaro ed esauriente per la realizzazione degli impianti, -ha concluso Cogliati- sono gli ingredienti per la ricetta risolutiva dei contrasti territoriali".


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Commenti

anna maria quercia ha detto…
ma se i cittadini non vogliono ci saranno dei disturbi,la spazzatura lo sappiamo,gli incneritori pure, le pale sembra che facciano rumore, cioè bisogna fare gli impianti lontano dagli abitanti,e cominciare a parlare semplicemente di controllo nascite, che la terra è questa,non è più sufficiente a mantenerci, ci diamo fastidio ,ci ammazziamo, ossia perchè non cominciamo noi dal basso a porre il problema, le nascite devono essere responsabili e con limiti, che poi mica puoi ammazzare la gente per divisioni risorse, cioè quello che oggi facciamo

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