Il governo vuole manomettere anche il referendum sull’acqua
Berlusconi e i suoi gerarchi amano tanto il consenso popolare ed è proprio su questo che basano ogni loro dichiarazione pubblica. Eppure temono, anzi hanno il terrore dei referendum e stanno facendo di tutto per evitarli. Dopo quello sul nucleare, ora tocca all’acqua. Quasi due milioni di cittadini hanno firmato la richiesta di referendum e ciò fa temere che essi possano raggiungere il quorum del 50,1%. Questo mette in fuga il governo. A far paura è soprattutto quello sul “legittimo impedimento” che, una volta impediti i quesiti sul nucleare e sull’acqua, ben difficilmente raggiungerebbe il quorum richiesto dalla Costituzione.
Romani: “Approfondimento legislativo sulla privatizzazione dell’acqua”
«Il referendum sul nucleare era superato: si chiedeva il parere dei cittadini su un problema che oggi non è più all'ordine del giorno, perché il tema in questo momento è la sicurezza». Così il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ai microfoni di 'Radio anch'io’, risponde ad una domanda sulla scelta di bloccare il referendum sull'atomo. «Una volta esperite tutte le misure, a livello europeo e italiano, per la ricerca della sicurezza a quel punto si potrà chiedere il parere dei cittadini. Intervenire in maniera demagogica e ideologica su un tema di questa natura in questo momento sarebbe stato sbagliato» afferma il ministro. Alla domanda se lo stesso ragionamento possa valere per il quesito sull'acqua 'pubblica’, il ministro si è detto convinto «che anche su questo tema di grande rilevanza probabilmente sarebbe meglio fare un approfondimento legislativo».
Verdi: “In atto l’esproprio della democrazia”
«Dopo il nucleare il governo sta lavorando ad un provvedimento legislativo per far decadere anche il referendum contro la privatizzazione dell'acqua, come confermano le dichiarazioni del sottosegretario Saglia e quelle del ministro Romani». Lo denuncia il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: «È in atto un gravissimo esproprio di democrazia e dei diritti che la Costituzione assegna ai cittadini attraverso lo strumento del referendum. Il governo sta rubando agli italiani il diritto di esprimersi direttamente su due questioni - acqua pubblica e nucleare - vitali per il futuro del Paese». «Mai nella storia della Repubblica - prosegue - è accaduto che si approvassero strumentalmente e in modo truffaldino provvedimenti che hanno come unico scopo quello di far saltare i referendum. Acqua e nucleare hanno un valore di oltre 100 miliardi di euro che le grandi multinazionali dell'energia e dell'acqua intendono spartirsi prelevandoli dalle tasche dei cittadinI». «Si tratta di un fatto gravissimo - conclude - e per questa ragione ci appelliamo al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinchè sia garantito il diritto al voto chiesto da oltre 2 milioni di italiani».
Wwf: “Con la privatizzazione aumenti delle tariffe del 60%”
Anche sull'acqua «si vuole togliere voce ai cittadini». Lo afferma in una nota il presidente Stefano Leoni secondo il quale «su acqua e nucleare c'è convergenza tra interessi economici e politici». «Le notizie apparse oggi sulla stampa nazionale, in cui Governo e Confindustria dichiarano l'intenzione di mettere in discussione anche il referendum sulla privatizzazione dei servizi idrici - dice Leoni in merito ai referendum del 12 e 13 giugno - confermano la convergenza tra interessi economici e politici nel far saltare, oltre a quello sul nucleare, anche il referendum sull'acqua, privando così i cittadini del diritto di esprimersi su scelte fondamentali che riguardano il futuro istituzionale, economico e sociale del Paese». «Domani - continua Leoni - sarà il blitz sull'acqua, ieri invece il colpo di mano sul nucleare. Si vuole bloccare la maturazione dell'Italia sul tema dei beni comuni e sulla partecipazione e la trasparenza relative alle scelte dell' establishment politico-economico». Secondo il Wwf, relativamente all'acqua, è bene sfatare alcuni miti. «Confrontando i dati forniti dagli stessi erogatori - riferisce il Wwf - dove si è avuta una gestione privatistica, le tariffe sono aumentate del 60% e gli investimenti sono diminuiti del 66%. Di conseguenza sono diminuiti i controlli e le manutenzione con una inevitabile compromissione della quantità e della qualità dell'acqua sia come risorsa naturale che idropotabile».
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