Riforma della Giustizia: un golpe che fa comodo a tutti
La giustizia italiana non funziona. I tempi sono così lunghi da invalidare l’effetto delle sentenze. Prescrizioni, condoni, amnistie, benefici per buona condotta e abuso della detenzione domiciliare per ovviare ai costi della prigionia rendono le pene un rischio accettabile quando si valuta l’opportunità di compiere un reato. Gli effetti dei tribunali civili, specialmente nell’ambito del diritto del lavoro, sono praticamente nulli viste le infinite possibilità di ricorso e trucchi contabili che riducono sentenze definitive a mere riprovazioni morali. Una sorta di rimbrotto che non crea nessun danno al condannato.
E’ oggettivo: in Italia delinquere, truffare, non pagare i debitori o fregarsene del diritto del lavoro conviene. Chi non lo fa, per rettitudine o vigliaccheria, è un fesso.
La riforma della giustizia spiegata con i disegnini, come se fossimo tutti dei bambini (o dei coglioni)
La riforma della giustizia di Berlusconi tenta di risolvere, tutti o in parte, questi problemi?
A mio avviso no. Per quello che ho letto in questi giorni, il progetto di legge si muove a livello “alto”. Tenta di stabilire dei meccanismi attraverso i quali la politica avrà un primato nei confronti della magistratura alla quale detterà, finalmente, priorità e tempi, stabilendo in parlamento quale saranno le indagini da fare e quali quelle da “rimandare”. L’eliminazione delle funzioni di polizia giudiziaria svolte dalle forze dell’ordine priverà la magistratura del suo “braccio armato” costringendola a mettersi in fila insieme a tutti per richiedere i servizi di polizia, carabinieri e guardia di finanza.
In compenso, la signora Pina di Tradate, si potrà togliere la soddisfazione di eleggersi un pubblico ministero in camicia verde che, invece di preoccuparsi dei reati del presidente del consiglio, si dedicherà finalmente a perseguire negri e terroni che infestano il sacro suolo padano.
A mio avviso no. Per quello che ho letto in questi giorni, il progetto di legge si muove a livello “alto”. Tenta di stabilire dei meccanismi attraverso i quali la politica avrà un primato nei confronti della magistratura alla quale detterà, finalmente, priorità e tempi, stabilendo in parlamento quale saranno le indagini da fare e quali quelle da “rimandare”. L’eliminazione delle funzioni di polizia giudiziaria svolte dalle forze dell’ordine priverà la magistratura del suo “braccio armato” costringendola a mettersi in fila insieme a tutti per richiedere i servizi di polizia, carabinieri e guardia di finanza.
In compenso, la signora Pina di Tradate, si potrà togliere la soddisfazione di eleggersi un pubblico ministero in camicia verde che, invece di preoccuparsi dei reati del presidente del consiglio, si dedicherà finalmente a perseguire negri e terroni che infestano il sacro suolo padano.
L’opposizione è contraria, il terzo polo è scettico, eppure i presupposti perché la riforma passi ci sono. Come per l’ignobile legge elettorale, questa riforma della giustizia fa comodo alla politica di destra, di sinistra e di centro. Berlusconi non è eterno e, prima o poi, l’indebolimento del potere giudiziario potrà tornare utile a tutti. Dopo aver privato i cittadini del diritto di voto ed averlo avocato ai segretari di partito, il depotenziamento della magistratura si configura come la seconda gustosa puntata di un golpe incruento e silenzioso dove al posto dei carri armati scendono in campo gli scartafacci dei legulei.
In Italia il sistema di potere si è incancrenito su posizioni mafiose. Il primo obiettivo è garantire la sopravvivenza del sistema, anche se questo vuol dire agevolare un provvedimento della parte avversa. Poi, per il pubblico bue pronto a scambiare una fregatura per un regalo (vedi la bufala del 17 marzo), ci saranno sempre le posizioni di principio urlate ma prive di sostanza e le sceneggiate nei talk show, concluse, tutti insieme, destra, sinistra e centro, a mangiare i rigatoni con la pajata alla faccia di quelli che si sono cibati tre ore di pallosissimo anno zero.
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