Parla la ragazza stuprata da 3 carabinieri
"Tra poco è la festa della donna, ma non per me. Io sono stata umiliata. Quegli uomini mi hanno uccisa dentro. L'ultimo colpo l'ho avuto quando uno dei carabinieri ha detto che ero consenziente. Ma come potevo esserlo se non ero libera?". Continua a parlare con gli inquirenti S. D. T., la ragazza madre di 32 anni, racconta dello stupro dei tre carabinieri e del vigile che l'avrebbero violentata.
Ritorna a quella notte in caserma piena di alcol e sesso per forza: "Mi hanno costretta a bere, io non volevo, perché quegli uomini erano già ubriachi. E io avevo troppa paura". Lei è venuta a vivere a Roma per salvarsi: "E pensare che ero già scappata dalla Lombardia, da un uomo che mi riempiva di botte. Invece chi doveva difendermi mi ha fatto del male".
Ritorna a quella notte in caserma piena di alcol e sesso per forza: "Mi hanno costretta a bere, io non volevo, perché quegli uomini erano già ubriachi. E io avevo troppa paura". Lei è venuta a vivere a Roma per salvarsi: "E pensare che ero già scappata dalla Lombardia, da un uomo che mi riempiva di botte. Invece chi doveva difendermi mi ha fatto del male".
E la donna continua: "Avevo rubato due magliette all'Oviesse e mi hanno scoperta. Non so neppure perché l'ho fatto, la mia vita è un disastro, senza soldi né lavoro e con una bambina da mantenere". Proprio per quel colpo di testa, due capi d'abbigliamento nascosti in borsa, la ragazza è finita in caserma, quella di Cinecittà. Ma lì non c'era posto, così i militari hanno chiesto ai colleghi del Quadraro di tenerla nella cella di sicurezza della loro stazione. "Stavo dormendo quando ho sentito aprire la porta della celle e ho visto entrare i carabinieri - continua la donna - che mi hanno strappato la coperta e mi hanno trascinata fuori. Lì per lì non capivo cosa volessero da me. L'ho scoperto subito dopo, quando con la forza mi hanno portata nella sala mensa. Lì mi hanno minacciata e costretta a bere whisky. Mi sembrava di stare di nuovo con il ex uomo violento". S. D. T. ingurgita alcol, le comincia a girare la testa: "A un certo punto non ho capito più niente. Ero come un sacco vuoto. Mi hanno distesa sui tavoli della mensa e hanno cominciato a violentarmi a turno. Ricordo ancora il tatuaggio sul braccio destro di uno dei carabinieri, l'ho descritto nella denuncia". Poi ripercorre la giornata passata tra la denuncia e l'ospedale: "E' stato un calvario. Appena ho detto ai carabinieri che volevo denunciare i loro colleghi per violenza sessuale loro hanno cominciato a temporeggiare. Sono passate quattro ore senza che succedesse niente. Alla fine il mio fidanzato si è spazientito e mi ha portata via, al policlinico Casilino, dove mi hanno visitata. Poi lui ha chiamato la polizia e ha denunciato quello che era successo".
fonte: Repubblica
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